L’ESERCITO DISOBBEDIENTE

Che brutta bestia, il futuro. Siamo tutti più o meno sicuri che il governo Draghi nascerà ed avrà un’ampia maggioranza, ma per il resto brancoliamo nel buio. Non sappiamo quali risultati avrà e quanto durerà. Insomma non sappiamo niente.
Quando parliamo di futuro, l’esempio più semplice è quello della moneta: darà testa o croce? E tuttavia la moneta, in questo campo, è la cosa più semplice che riusciamo ad immaginare. Due sole possibilità sono un regalo. Infatti un Parlamento dipende da centinaia e centinaia di parlamentari, alcune dozzine di giornali, decine e decine di variabili internazionali, economiche e politiche, e infine milioni e milioni di elettori. Chiunque qui scommetta su qualcosa, può essere pressoché sicuro di perdere i suoi soldi. Dunque, invece di cercare di prevedere il futuro, il meglio che si possa fare è esaminare i dati costanti.
Gli italiani sono un popolo fantasioso. Sono stati capaci, nel corso del tempo, di grandi creazioni artistiche (la pittura e la musica dell’evo moderno) e scientifiche (a cominciare da Galileo). Si sono innamorati della monarchia e della repubblica, dei fascisti e dei comunisti, e non hanno preso per niente sul serio la religione. O – per essere più esatti – sono dei perfetti miscredenti (e per questo non hanno avuto bisogno della Riforma luterana) ma della religione sposano le superstizioni e i peggiori principi sociali: il pauperismo, la credenza nella Divina Provvidenza (“Qualcuno provvederà”), il moralismo da quattro soldi (naturalmente a carico degli altri), e la ricerca del meglio (la santità) a costo di rinunziare al buono (la correttezza). Come regolarmente avviene.
La nostra mania legislativa nasce da questo. La moltiplicazione di leggi, decreti e regolamenti è determinata dalla pretesa di ottenere la perfezione in tutto. E di fatto si provoca una tale confusione che ci si allontana dall’accettabile. La burocrazia svizzera ha meno norme ma funziona meglio della nostra. E tuttavia ciò non ci induce a riflettere. Non comprendiamo che, se insistiamo a buttare in galera il burocrate che si porta a casa la penna dell’ufficio, poi gli uffici giudiziari non avranno più tempo per perseguire il burocrate che a casa si porta un milione di euro. Come ha detto Mussolini (se la citazione è autentica): “Cercare di governare gli italiani non è né facile né difficile. È inutile”.
Il pessimismo nei confronti del governo Draghi non nasce da una diffidenza nei suoi confronti, ma nei confronti dell’esercito che egli dovrebbe guidare. Noi italiani siamo allergici alla razionalità. Quando dobbiamo comprare una cosa (soprattutto se a spese dello Stato) non ci chiediamo quanto costa e se sia efficiente, ma quanto sia bella. Ed è per questo che, ad ogni piè sospinto, si sentono mirifiche proposte che hanno una cosa in comune: l’idea che le cose debbano essere gratis. E infatti, non è una bella cosa, la gratuitò? Così si va dall’acqua pubblica (se ne parla da sempre) ai medicinali senza neanche pagare un ticket (cosa già realizzata un paio di volte, con conseguente marcia indietro); dal reddito di cittadinanza alla pensione a chi non ha mai pagato un euro di contributo. Perché comunque “ha lavorato per una vita”.
E poi, come dimenticare ricordare lo slogan fondamentale della nostra sanità? “Il meglio, gratis, per tutti”. Hai detto niente. Altri Stati, più ricchi del nostro, non se lo sono potuto permettere, ma noi non ci guardiamo mai intorno, noi guardiamo in alto, all’ideale. Un ideale che ha la caratteristica di essere sempre a spese altrui, anche quando non può essere a spese altrui, perché riguarda tutti noi italiani. E non c’è un secondo popolo italiano al quale girare il conto. Così poi in concreto, la prenotazione per una mammografia va a sei mesi o più. E la gente è costretta a pagarsela.
Quando gli italiani riflessivi si accorgono di tutto questo, vorrebbero cavare gli occhi a coloro che ci governano, dimenticando che costoro non vengono da Marte. Infatti ragionano (se questo si può chiamare ragionare) come noi e si comportano come noi. È per questo che temo che neanche Draghi riuscirà a combinare niente di serio. Come ho detto, siamo allergici alla razionalità.
Fornisco un esempio. Tempo fa, a causa del virus, si sono saturate le nostre possibilità di fornire ai malati un posto in terapia intensiva. Così si è posto il problema di chi lasciare fuori. Dilemma tremendo ma che fare se i posti sono tre e i malati sono quattro? Qualcuno ha detto: “Faremo come in guerra: cureremo chi ha maggiori possibilità di superare il brutto momento. Dunque piuttosto i giovani che i vecchi”. Non l’avesse mai detto. L’unanime risposta è stata: “Non se ne parla. Bisogna comunque curare tutti”. Sì, ma se i letti sono tre e i malati sono quattro?
La risposta giusta sarebbe stata non la protesta idealista, ma la ricerca del modo di ridurre al minimo il problema. Dunque si sarebbe dovuto chiedere: “Come possiamo moltiplicare i posti di terapia intensiva? Nel frattempo, che cosa si può fare per il vecchio o per il più grave dei quattro? Se, malgrado ogni nostro sforzo pratico, rimarrà qualcuno per il quale non sappiamo che cosa fare, con quale criterio decideremo, essendo comunque escluso che si possa fare entrare il 4 nel 3?”
Altro esempio. Nei giornali e – penso – nelle aule di giustizia, è invalso l’uso di definire tortura o quasi il fatto che una maestra d’asilo strattoni un bimbo per farlo obbedire o gli prema le mani sulle spalle per farlo star seduto. Inoltre si riferisce con scandalo che le maestre “insultano” i bambini e, presumo, si permettano anche di dargli del tu. E così parecchie maestre d’asilo sono finite in galera. Ora, a parte che siamo in pieno delirio, si può chiedere ai giornalisti e ai magistrati, in che modo loro otterrebbero l’obbedienza di bambini che a casa loro comandano a bacchetta il parentado. E soprattutto che, nell’asilo infantile, amerebbero praticare lo sport di infilare una penna nell’occhio del loro vicino o buttarsi loro stessi dalla finestra. Di questo nessuno parla. All’italiana: si esige il miracolo, senza dire come realizzarlo.
In queste condizioni, come volete che Draghi faccia qualcosa di straordinario? Non appena suggerirà qualcosa di utile, indicandone anche il costo, tutti gli diranno di no. Perché le cose le vogliamo, certo, ma senza pagarle. Tutti vogliamo la riforma della Pubblica Amministrazione ma tutti gli impiegati di Stato pretendono che nulla cambi, nel loro mansionario. E allora come la facciamo la riforma della Pubblica Amministrazione? È semplice: non la facciamo.
Napoleone ha vinto molte battaglie, ma tutti, dai generali in giù, fino ai soldati semplici, obbedivano ai suoi ordini. Invece l’esercito di Draghi è disobbediente. È da pessimisti prevedere la sconfitta?
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
9 febbraio 2021

L’ESERCITO DISOBBEDIENTEultima modifica: 2021-02-10T08:56:23+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “L’ESERCITO DISOBBEDIENTE

  1. Le cose non è importante farle, ma parlarne, e dichiarare solennemente che è importante farle, e che siccome si tratta di cose grandiose occorre studiarle bene e che la cosa richiede tempo, tempo che passerà in “interlocuzioni” e consulenze e consultazioni, con sviluppo di innumerevoli “soluzioni alternative” contrastanti fieramente difese e ognuna capace di risolvere essa sola VERAMENTE la questione, e ciò consentirà di riempire pagine e pagine di giornali e costruire “schieramenti” su punti “irrinunciabili”. In attesa di nuove elezioni/nuovo governo, che ricomincerà il gioco. Ma se proprio, per disgrazia, qualcosa dovesse prodursi, sarà condizionato a decreti attuativi, regolamenti, “intese” tra Regioni e condomìni, circolari e FAQ. E se quel qualcosa dovesse rivelarsi dannoso o irrealizzabile, sarà facile incolpare la mancanza di “fuoco ideale” negli “altri” e la prevalenza in essi di loschi interessi; mai i propri errori e incapacità di giudizio. Così è la “politica”, caro Pardo. Ma per il momento tutti entusiasti, tanto si sa che “a tempo” (breve: troppo breve per poter ATTUARE vere riforme). Anche i grillini, che contano sul ministero (“senza portafoglio”) sulla “transizione ecologica”: un bel recinto con la sabbia in cui far giocare i bambini, magari proprio Di Battista: alè, partita vinta.

  2. Spezzo una quasi mezza lancia a favore degli italiani: nella demenza verso i bambini, non siamo affatto tra i primi.
    È stata la Svezia la prima a far diventare reato lo scappellotto al bambino, seguita da molti altri paesi.
    Qui da noi per il momento non se ne parla, fortunatamente.
    Su Draghi, potrebbe fare qualcosa se si sospendesse il parlamento. Quindi non porta fare granché, ed il “Ministero per la trasizione ecologica ” è un viatico molto significativo di quello che ci aspetta.

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