IL NARCISISMO IN POLITICA

Il narcisismo è un buon indice di ciò che una persona può fare o non fare nella vita. Il narcisista è così innamorato di sé, e tanto bramoso di vedere questo amore condiviso dagli altri, che per ottenere questo risultato è disposto a tutto. Perfino – come nel caso di Chateaubriand – ad azioni nobili e disinteressate.
Per la verità, in questo contesto la parola “amore” è eccessiva. Il narcisista inbfatti la sua capacità d’amore la riserva a sé stesso. Per il resto tende ad ottenere l’ammirazione degli altri o almeno, se questa è impossibile, il riconoscimento della sua “eccezionalità”. Così può arrivare, pressoché indifferentemente, a rischiare la morte per il tiranno (purché poi lo si consideri un eroe) o a partecipare alla congiura per assassinarlo, purché poi entri nei pantheon dei tirannicidi.
Un esempio di narcisista – più fastidioso che grandioso – fu Sandro Pertini. Pronto ad andare dove ci fosse da mettersi in mostra (perfino sul pozzo dove morì il piccolo “Alfredino”), tanto che – avrebbe detto Montanelli – se partecipava ad un funerale rimpiangeva di non essere al posto del morto. Il suo presenzialismo, il suo narcisismo, il suo entusiastico conformismo erano così sfacciati, così evidenti e, per così dire, così innocenti, che si aveva voglia di perdonarlo. Come si fa con i bambini.
Un altro esempio di narcisista smaccato è l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La cosa si è subito notata leggendo il suo curriculum vitae gonfiato, e poi vedendo il suo vestiario leccato, la sua pettinatura marmorea ed anche la sua mancanza di consistenza, modello Zelig.
Conte è stato popolare perché, in ogni momento, ha detto ciò che gli altri speravano che lui dicesse. Anche se era aria fritta. La sua mancanza di posizioni personali che avrebbero potuto procurargli dei nemici è stata eccezionale. È addirittura riuscito a capeggiare due governi di opposta tendenza politica e una sola volta ha saputo essere aspro e violento: quando è stato sicuro che Salvini era caduto. Allora ha dimostrato tutto il coraggio di Maramaldo e forse anche di più.
Ma il suo vero momento di gloria, quasi di estasi, è stato l’anno della pandemia. Non soltanto ha potuto affacciarsi pressoché ogni giorno in televisione, a reti unificate, ma ha anche potuto dire, impunemente, “ho pensato”, “ho deciso” e via così, come se fosse stato il dittatore d’Italia e l’Unto del Signore. E questo sempre senza contraddittorio. Io gli ho costantemente tolto l’audio ma non mi è capitato nemmeno una volta, leggendo l’Ansa il giorno dopo, di pentirmi di averlo fatto.
Ora si sta formando l squadra del nuovo esecutivo e, mentre ci si chiede se in esso ci saranno o no dei politici, Conte si è affrettato a dire “Io non entrerò nel governo”. Come se fosse lui che rifiuta, e non Draghi che ha pensato a lui quanto ha pensato a me.
Ma non è di Conte, che desidero parlare; piuttosto del contrario di un narcisista: Mario Draghi. Questo professore non arriva a Roma da Volturara Appula ma da Bruxelles. Che li meriti o no, è carico di allori. A parte questo, è universalmente stimato in Europa e nel mondo, se perfino Obama lo citava come esempio di competenza ed efficienza. Non che Obama sia un’autorità (se non in fallimenti di politica estera) ma è raro che la fama di un italiano varchi l’oceano. E mentre Conte cadeva e tutti non osavano nemmeno sperare che Draghi accettasse di prenderne il posto, quest’uomo pressoché mitico stava zitto. Perché lui non fa dichiarazioni inutili, non si vanta mai, parla pochissimo e probabilmente usa con la massima parsimonia il pronome “io”. È talmente felpato che forse in vita sua non ha mai detto “ho deciso”.
Se questo è lo stile dell’uomo, di una cosa possiamo essere sicuri: non è un narcisista. Avrà – come è giusto – un’enorme stima di sé; sarà capace, come tutti gli esseri umani, di commettere degli errori, ma certamente ci risparmierà una presenza fatua e loquace come ne abbiamo viste troppe.
Del resto perfino il palcoscenico è cambiato. Fino ad ora, mentre il Titanic affondava, abbiamo visto la rappresentazione di una commedia, quando non di una farsa. Ora finalmente c’è qualcuno che ci parlerà di salvagente, scialuppe, della temperatura dell’acqua e delle cose che dobbiamo fare, se vogliamo tentare di salvarci. Senza nemmeno garantirci che ci riusciremo. Ma questo linguaggio di realtà sarà musica per le mie orecchie. In troppi anni mi sono sentito come un malato di cancro cui un medico incompetente promette la salvezza con l’uso di pannicelli caldi.
Speriamo comunque che l’urto non sia tale da annichilirci.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
11 febbraio 2021

IL NARCISISMO IN POLITICAultima modifica: 2021-02-11T08:36:10+01:00da gianni.pardo
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