IL NUOVO GOVERNO DRAGHI

In questi giorni si sono scritti chilometri di righe sul nuovo governo Draghi, e forse, a forza di ricamare, si sono complicati alcuni dati semplici.
Molti di noi avrebbero desiderato un governo con meno politici, proprio perché siamo stanchi di vedere le loro facce e perché, tanto per fare un esempio, siamo tutt’altro che contenti di vederci rappresentare all’estero da un personaggio come Luigi Di Maio. Ma dobbiamo essere coerenti: se stimiamo Draghi, e Draghi fa un governo del genere, dobbiamo capire il perché.
È noto che spesso il Presidente incaricato cerca di “imbarcare” nel governo i principali leader politici per costringerli a “metterci la faccia”. Perché si rendano conto che se esagerano o si impuntano, il fallimento del governo sarà anche il loro personale fallimento. Ma proprio questo è un rischio. Per onore di firma costoro possono anche credere che devono guidare il governo, al limite mettendosi d’accordo fra loro, piuttosto che col Primo Ministro. E allora si spiegherebbe perché Draghi non abbia voluto, per così dire, Zingaretti o Berlusconi, ed abbia preferito esponenti di seconda fila, in modo da ottenere la “corresponsabilità” evitando l’assemblearismo. Il Consiglio dei Ministri non deve mai dimenticare di avere un capo che si chiama Draghi.
Ma Draghi, anche con piccoli spostamenti di incarichi, ha realizzato qualcosa cui forse non si è fatto caso a sufficienza. Mentre dosava col bilancino i ministeri – “Tanto a te e tanto a te, ma non più che a lui, mi capisci, ovviamente” – aveva anche cura di affidare ai partiti solo quelle poltrone che, per così dire, non toccano denaro. E per spendere devono chiedere ai ministri economici. Ed è proprio in questi ministeri che Draghi ha piazzato i suoi. Tutta gente (stramaledetta!) che non soltanto sa far di conto, ma fa effettivamente di conto e, al caso, dice di no. Draghi ha l’intera guida economica del Paese. E può anche darsi che ce ne accorgeremo dal dolore che ci provocherà.
Lui sa che il dramma dell’Italia è sempre stato quello di essere spendacciona. Sa anche che, tecnicamente, è fallita: nel senso che non può far fronte ai debiti contratti. È vero, sa anche che ciò che la protegge è che, crollando, si tirerebbe dietro l’intera Unione Europea. Ma, se non si vuole che il castello di carte rovini a terra, non bisogna esagerare. Questo è il momento della saggezza, della lesina, delle riforme. La gente non prende sul serio le condizioni che Bruxelles ha posto al versamento del rateo dei famosi duecentonove miliardi, ma Draghi sa che non si deve tirare la corda. L’Europa (soprattutto quella con i conti in ordine) ne ha veramente abbastanza delle nostre promesse non mantenute. Non a caso per il Next Generation Ue sono previsti controlli semestrali dell’adempimento degli obblighi, e in particolare delle riforme. Può darsi che siano dolori, e chi lo sa meglio di tutti è il nuovo Presidente del Consiglio.
Draghi sarà pure un uomo xoraggioso, ma sa che il problema non è il comando dell’esercito, è l’obbedienza delle truppe: cioè dei politici e della Pubblica Amministrazione. Per quanto riguarda i politici, sa che potrà sempre dire: “O si fa così, o si va a casa”. E molti preferirebbero andare all’Inferno che a casa (o alla disoccupazione).
La Pubblica Amministrazione va riformata liberandola dall’eccesso di lacci e di norme che terrorizzano i burocrati. Questi infatti fanno di tutto per non prendersi nessuna responsabilità e non apporre una firma. Ma l’Amministrazione va anche resa più collaborativa, più svelta e più efficiente. E per questo Draghi ha incaricato della bisogna non un “suo uomo” ma il più aggressivo degli economisti. Un certo Renato Brunetta che del resto ad affrontare il mostro ci ha già provato. La P.A. è un drago che non ha paura dei Draghi, ma sa anche che Brunetta è un osso duro. Speriamo bene.
Rimane da spiegare come mai Draghi si sia tenuto Luigi Di Maio agli Affari Esteri. Probabilmente lo ha fatto per ammansire il M5S, confermando il suo uomo di punta in un ruolo altamente onorifico, ma anche perché ha ben visto in questi mesi che Di Maio ha avuto il buon senso di apparire poco, parlare poco, lasciare che la macchina andasse avanti col pilota automatico. Per un Paese che non ha nessuna politica estera e che, come il Ciccio Formaggio della canzone, “nun tiene o coraggio neanche ‘e parlà’” un pilota automatico basta e avanza.
Di Maio non parla nessuna lingua straniera (a momenti neanche l’italiano) e in Europa non lo conosce nessuno, mentre nello stesso continente Mario Draghi, (che parla correntemente inglese e tedesco e forse qualche altra lingua) lo conoscono tutti. Sappiamo dunque chi è il capo della Farnesina, ma sappiamo anche chi è il nosro Ministro degli Esteri sostanziale.
Qualcuno mi ha scritto, risentito, che l’Italia è commissariata. E può darsi che sia vero, oltre che doloroso. Ma forse non si tratta di un commissario, si tratta di un curatore fallimentare. E comunque vedremo. Si sa, siamo spettatori precettati.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com

IL NUOVO GOVERNO DRAGHIultima modifica: 2021-02-13T17:13:36+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL NUOVO GOVERNO DRAGHI

  1. Pardo, pochi scherzi: anche Lei capisce che uno dei punti più qualificanti del M5S riguarda i rapporti con l’UE, che hanno bisogno di trovare una “conformazione” accettabile, che “tagli le unghie” a quei cani dei “poteri forti” che le usano contro le nostre povere carni; quello che occorre è insomma un “lavacro” di armoniosità che elimini da quel corpaccio quelle incrostazioni che, a noi umili, rende talvolta sgradevole la convivenza con l’UE.
    Di Maio fa quel che può, si applica, adotta le tecniche persuasive della sua esperienza passata per offrire al pubblico apprezzamento i suoi servigi per “una partita troppo importante” per il futuro del nostro Paese, iniziando una “musica nuova” proprio riguardo al Recovery Fund. Fortunatamente, sa di poter contare su un sostegno importante in Parlamento, nella Commissione della Camera dei Deputati per le “politiche dell’Unione Europea”, di cui è Presidente un suo amico e sodale, Sergio Battelli (https://www.camera.it/leg18/99?shadow_organo_parlamentare=2814), la cui esperienza e preparazione (che può valutare in https://www.corriere.it/politica/20_agosto_08/battelli-rocker-m5s-la-terza-media-che-gestira-recovery-fund-34b98078-d949-11ea-89ec-853d2bb5ced9.shtml) appare chiaramente e senza alcun dubbio conforme alle “ispirazioni” sopra accennate. Ecco, anche (perfino…) Lei può rendersi conto che con questi bipedi possiamo (dobbiamo) guardare al futuro con occhi chiusi.

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