SA JEUNESSE

L’onestà mi impone di ammettere che disprezzo il Movimento 5 Stelle da quando è apparso sulla scena e, stavo per dire, anche da prima: cioè da quando ho capito che i problemi complessi raramente hanno soluzioni semplici. E questo è avvenuto molto, molto tempo fa.
La situazione è poi stata grandemente aggravata dal successo del Movimento, che mi ha tolto lo scrupolo di infierire su un avversario debole. Per non parlare dell’arroganza di questi vincitori tanto inaspettati quanto – a mio parere – temporanei.
Ma il tempo è passato e, se prima ho teoricamente dovuto fronteggiare quelli che avevano dalla loro il potere e il consenso, ora li vedo come le truppe di un esercito sconfitto e sbandato. E prevale quasi la pietà.
È come se la scena fosse cambiata. Prima vedevo sfilare dei giovinastri esuberanti, violenti, provocatori, perfino pericolosi, ed ora li vedo stanchi, con i vestiti laceri e gli occhi pieni dell’orrore delle trincee. Loro sono sopravvissuti, ma non è sopravvissuta la loro gioventù.
I “pentastellati” si sono confrontati con le difficoltà della vita e si sono accorti che il loro primaverile ottimismo non è bastato ad evitargli la sconfitta. Una sconfitta per giunta preceduta dalla costrizione ad inchinarsi dinanzi a ciò che avevano condannato, a rifare i gesti degli altri che prima avevano irriso, a scendere ai peggiori compromessi di cui avevano orrore.
Quella del Movimento 5 Stelle è la sconfitta della gioventù, come sempre superficiale e ingenua. Il vecchio può guardare i ragazzi con ironia, avendo previsto il loro percorso, ma non può gioire della loro punizione. Perché, se è vero che i ventenni sbagliano, sbaglia anche la nostra natura. Quella che, in nome della poesia e della bellezza, aveva loro ispirato una ripartenza dell’umanità.
Purtroppo questa lezione servirà forse ai molti – parliamo di milioni – che hanno vissuto gli anni recenti l’entusiasmo per il Movimento di Beppe Grillo, ma non servirà ai giovani del futuro. Come non è servita a quelli del passato. Un bel proverbio francese insegna: “Ah, si jeunesse savait, si vieillesse pouvait”, come sarebbe diverso se la gioventù sapesse e se la vecchiaia potesse. E, come cantava Aznavour nella canzone “Sa jeunesse”, “il tempo d’imparare a vivere, ed è già troppo tardi”.
Mario Draghi è il ritorno alla realtà. Il momento in cui si è costretti a far di conto e non si ha più né il tempo né la voglia di guardare le stelle.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
12 febbraio 2021

SA JEUNESSEultima modifica: 2021-02-14T09:21:37+01:00da gianni.pardo
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