NOTA SULLA PANDEMIA E LA STAGIONE SCIISTICA

A volte delle espressioni divengono di uso corrente, e soltanto col tempo e la riflessione uno si accorge di averle fraintese. Un piccolo esempio: quei pochi che ricordano ancora un po’ di latino usano dire “mens sana in corpore sano”, intendendo che, se il corpo è sano, anche la mente è sana. E questo non solo non è vero, ma è anche una stupidaggine. Tutti abbiamo avuto esempi di perfetti atleti (corpore sano) che erano anche perfetti imbecilli, mentre c’è stato un perfetto storpio (Stephen Hawkin) che è stato un perfetto genio della fisica. In realtà – e così usciamo dalla nebbia – Giovenale ha soltanto augurato al destinatario di avere la mente sana in un corpo sano. Cosa perfettamente plausibile e desiderabile.
Altro esempio. Per parecchio tempo mi ero chiesto che significasse l’espressione francese “prova troppo”. Si diceva di qualcuno: sostiene una certa tesi, ma “prova troppo”. E io mi dicevo che non si prova mai troppo. Dunque l’espressione doveva avere un altro significato. Non mi sbagliavo. Quel luogo comune transalpino indica infatti l’eccessiva estensione di un principio giusto. Se, per esempio, diciamo che “chiunque fa del male deve essere punito” diciamo una cosa giusta, ma il principio va esteso anche al malato di mente o al bambino? Chiunque lo sostenesse “proverebbe troppo”.
È proprio partendo da queste annose considerazioni che non mi sono perso nel labirinto di una insolubile diatriba contemporanea. Da un lato ci sono alcuni che vogliono imporre le loro opinioni (e le loro decisioni) con l’incontestabile principio che la salute viene prima di tutto. E dunque saltiamo l’intera stagione sciistica. Dall’altro ci sono coloro che sostengono che la salute viene prima di tutto, ma non prima della vita. E se non si guadagna, lavorando, non si vive. Sicché chi va contro il lavoro, se è vero che non va contro la salute, va però contro la vita. E non c’è nessun guadagno. Chi ha ragione? Ha ragione il buon senso. Se due esigenze sono contraddittorie ed ugualmente imperative l’unica soluzione è un compromesso che minimizzi i danni. E per far questo bisogna cominciare col rinunciare alle posizioni estreme.
Non è vero che la salute viene prima di tutto. Perché non viene prima della vita. E ancora: non viene prima del comando militare, e Dio sa se andare all’attacco delle trincee nemiche sia contrario alla salute. Perfino i pompieri accettano, in nome della loro missione, rischi per la salute che qualunque genitore vieterebbe ai suoi figli. Per converso, il lavoro non è un totem e la richiesta dei sindacati che sia protetta la vita e la sicurezza sul lavoro è perfettamente giusta. Le condizioni dell’edilizia nel meridione che ho visto nella mia fanciullezza gridavano vendetta dinanzi all’Altissimo. Era evidente che la vita e la salute del giovane manovale con la “canterella” di calce (secchio pieno di malta) in bilico su una spalla, mentre camminava su una stretta passerella costituita da un lungo asse di legno poggiato su due pali orizzontali, all’altezza del secondo piano, non valeva molto. O quel ragazzo stava attento o moriva.
Ecco perché l’attuale discussione che imperversa in Italia mi pare stupida. A ognuno dei contendenti avrei voglia di dire: “Non ti affannare a dimostrare la tua tesi, lo sappiamo che hai ragione. Ma ha ragione anche il tuo contraddittore. Si tratta di vedere qual è la soluzione accettabile per tutti. Se insisti ad avere ragione su tutta la linea ti escluderemo dalla discussione, perché la tua tesi prova troppo”.
Ma forse questo discorso è troppo complesso per le menti semplici dei “leoni da tastiera” e dei loro rappresentanti al governo.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
16 febbraio 2021

NOTA SULLA PANDEMIA E LA STAGIONE SCIISTICAultima modifica: 2021-02-16T12:01:19+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “NOTA SULLA PANDEMIA E LA STAGIONE SCIISTICA

  1. E’ quello che sostengo anchio, non deve essere un categorico Niet! ma un no anche un pò si purchè si rispettino alla regola le disposizioni come mascherina file distanziate no assembramento e un pò di pazienza se l’aperitivo non è alle 17.00 ma alle 17.10, è buono uguale. E’ un accanimento assurdo.

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