DUE RAGAZZI ALL’ERGASTOLO

Due giovani americani intorno ai vent’anni sono stati condannati all’ergastolo. Lo riferisco con orrore, non perché sia convinto che i due ragazzi siano innocenti, ma perché mi appare tremenda, a quell’età, la coscienza di essersi giocata l’intera vita. Soprattutto loro, che vengono da un Paese dove ergastolo significa veramente “fine pena mai”.
La prospettiva esistenziale è diversa a venti e a ottant’anni. Da vecchi non si ama certo l’idea di morire, ma dopo tutto il buon senso ci dice che la nostra dose l’abbiamo avuta e nessuno è immortale. Chi è arrivato agli ottanta è già fortunato e non deve mostrarsi ingordo. A questo punto, che finisca la sua esistenza in un ospizio o in carcere cambia poco. A tarda età non si ha futuro, non si ha sessualità, non si ha salute. Insomma rimane confermato il mio principio secondo cui “tanto si muore, quanto si era vivi”. E da vegliardi si è ben poco vivi.
Ciò vuol dire che, per un motivo futile (lo prevede il codice, come aggravante), è il vecchio che potrebbe uccidere, non il giovane. Questi non dovrebbe farlo mai. Infatti non si giocherebbe un anno o due di comodità, ma sessant’anni di possibilità, di bello e di cattivo tempo, di gioie e dolori, ma da uomo libero, non da detenuto. O da scomunicato dalla società.
Se è così, come può un ragazzo avere l’incoscienza della velocità in motocicletta, del free climbing, della droga o di ogni altro pericolo? Non si rende conto delle dimensioni del grande capitale che rischia, e che invece dovrebbe preservare?
Forse è però la natura che ci ha voluti così. Se i giovani non fossero un po’ incoscienti, non sarebbero valorosi in guerra. Molti diserterebbero ad ogni costo. E l’umanità sarebbe certo meno innovativa. Ma ciò non impedisce che i giovani siano stupidi, quando rischiano. Perché le conseguenze delle nostre azioni sono a volte capaci di perseguitarci per decenni, fino a rovinarci quell’unica occasione che si chiama vita.
Per la gioventù attuale il problema è reso più grave da un condizionamento che falsifica i parametri. Non soltanto la natura ha reso la gioventù spensierata e convinta di essere immortale, ma tutto l’immaginario collettivo – quale si esprime nel cinema, nella televisione e, in generale, in tutto ciò che è “pubblico e decente” – invita all’incoscienza. Nei film d’azione i morti non si contano, e il protagonista uccide non con la sensazione di vivere una tragedia, ma con la soddisfazione di chi, sparando, ha fatto centro.
A questo proposito si noti un particolare: nei film d’azione non c’è mai un ferito che si lamenta. Chi è colpito muore senza un grido e senza agonia. Bang, stecchito. Magari la “vittima” fa una virtuosistica, elegante piroetta. Accidenti, che spettacolo. Salvo che nei film volutamente sadici, nell’immaginario di questa società igienista la violenza è pulita, quasi rituale e stilizzata. Forse i due ragazzi americani, mentre accoltellavano il carabiniere, si sentivano eroi da film. Forse, dopo la loro impresa, si aspettavano che comparisse, invece della Corte d’Assise, il cartello: “The End”.
Ecco perché parlo di orrore. Il vecchio di buon senso sa che il peggio esiste: nella realtà: non sempre si è colpiti al cuore, si può anche morire dopo avere a lungo sofferto dolori atroci. Così è normale cercare di evitare i pericoli, mentre i giovani sono capaci di infliggere il male allegramente (si pensi alla famiglia del carabiniere) e di infliggerlo anche a sé stessi, per molti decenni, quando gli viene presentato il conto.
Poco importa se l’ergastolo sia meritato. Rimane l’orrore per i due giovani americani, ed anche la tristezza di pensare che, se si volesse insegnare tutto questo ai ragazzi, affinché lo evitino, si somiglierebbe al Grillo Parlante. Quello che Pinocchio spiaccicò sul muro con una martellata.
Un tempo i vecchi erano ritenuti i detentori della saggezza, ora sono più spesso sono i detentori dei reumatismi e dell’Alzheimer. Quando va bene sono volenterosi e un po’ ridicoli servitori dei giovani. Oppure depositari di antiche ricette di dolci.
I giovani credono di saperla lunga e noi non possiamo aiutarli in nessun modo. Troppo spesso gli uomini violenti sono il risultato di un imprinting primitivo e di un’insufficiente educazione: tanto da essere sia l’origine, sia il risultato di un male. E così è giustificata un’invincibile mestizia, quando si pensa a quanto dolore provoca l’immaturità, la superficialità, la stupidità umana.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
6. maggio 2021

DUE RAGAZZI ALL’ERGASTOLOultima modifica: 2021-05-06T14:28:43+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo