IL RESPINGIMENTO

IL RESPINGIMENTO
Il governo, dando esecuzione agli accordi con la Libia, ha messo in atto i “respingimenti” previsti da norme internazionali ed utilizzati – a detta di Piero Fassino – anche dal governo Prodi sulla frontiera est. Tuttavia ha ottenuto tutta una serie di reazioni negative, sul piano morale e sul piano giuridico. Hanno protestato l’opposizione, l’Onu, la Chiesa e soprattutto i giornali di sinistra. Ma il governo ha riscosso, se pure a bassa voce, il plauso della stragrande maggioranza degli italiani e si pone il problema di un giudizio equilibrato.
Prima di proseguire bisogna sgombrare il campo da un equivoco. È stato detto (falsamente) che il provvedimento delle autorità italiane va contro la Costituzione (oltre che contro gli impegni internazionali, l’umanità e perfino il regolamento del Rotary) perché non permette di distinguere gli immigrati clandestini dai richiedenti asilo politico. In realtà la Costituzione (art.10) stabilisce che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. E questo significa in primo luogo che l’Italia può stabilire le condizioni per l’esercizio di questo diritto – per esempio la non clandestinità – e in secondo luogo che lo straniero deve essere in Italia: se il respingimento ha luogo dalle acque internazionali verso il porto di provenienza, l’Italia non c’entra per niente, né con l’immigrazione né con l’asilo politico.
Ecco perché il pianto greco sulle condizioni degli emigranti respinti in Libia è sorprendente: l’Italia può forse farsi carico di come la Libia, un paese sovrano, tratta i somali, gli ivoriani, i senegalesi che sono sul suo territorio? E allora perché non dovremmo occuparci di come il Sudan tratta i suoi stessi cittadini del Darfur, di come la Cina tratta i tibetani, o le varie tribù africane trattano i prigionieri fatti in occasione di scontri con altre tribù? Se ne fossimo capaci saremmo più efficaci, da soli, dell’intera Onu.
Ma la ragione del contrasto fra le reazioni degli italiani di buon senso e quelle delle anime belle è semplice: coloro che sono per l’accoglienza, la tolleranza, l’indulgenza, di solito non hanno nessun problema con gli immigrati. Il loro mondo – le case in cui vivono, i quartieri che frequentano, gli ambienti in cui si muovono – non incrocia mai il mondo degli immigrati. Se invece avessero come vicini di casa dei maghrebini rumorosi, se le prostitute invadessero i marciapiedi sotto casa loro, se fossero stati borseggiati da ragazzini rom, o – Dio guardi! – una ragazza di loro conoscenza fosse stata stuprata da clandestini, dall’oggi al domani  diverrebbero più intolleranti di quelli che prima avevano sprezzantemente definito razzisti.
Negli anni della grande migrazione interna italiana, a Torino un calabrese o un siciliano erano considerati dei selvaggi. La commessa di Alessandria che si fosse fidanzata con un ingegnere di Siracusa avrebbe dato un dispiacere al parentado. Fu il periodo in cui una casa era in locazione, “meridionali esclusi”. È vero però che il nord di quei lavoratori aveva bisogno ed è vero che, dopo qualche decennio, quei meridionali – o i loro figli – si sono perfettamente integrati. I problemi sono dunque due: l’Italia ha bisogno di questi immigrati? E questi immigrati, col tempo, si integreranno?
Alla prima domanda molti rispondono sì, ma questa risposta non è affatto in contrasto con un’immigrazione programmata e regolata. Se si ha bisogno di un panettiere, basterebbe assumere un panettiere sudanese che si è iscritto come tale al consolato italiano. Arriverebbe in aereo, non correrebbe il rischio di morire nel Mediterraneo e avrebbe un lavoro regolare.
Alla seconda domanda, si deve rispondere sì o no secondo la provenienza. Gli immigranti polacchi o rumeni alla seconda generazione saranno italiani, mentre gli immigranti musulmani non si integreranno mai. Lo dimostra l’esperienza francese e, più recentemente, l’esperienza inglese: chi non ne ha notizia si informi. Dunque è proprio questo flusso che bisognerebbe bloccare, non per disprezzo o per odio: è semplicemente che non bisogna importare persone che neppure decenni dopo si sentiranno a proprio agio da noi o ci permetteranno di essere a nostro agio con loro. In questo quadro, a lungo termine il blocco dell’immigrazione da sud è perfettamente giustificato.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
Se esprimerete il vostro parere, positivo o negativo che sia, sui miei testi, mi farete piacere.
10 maggio 2009

IL RESPINGIMENTOultima modifica: 2009-05-10T11:35:00+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “IL RESPINGIMENTO

  1. Sono d’accordissimo su tutto, tranne che sulla parte finale: “gli immigranti musulmani non si integreranno mai”. Non mi sembra giusto bollare tutti i musulmani prima ancora che mettano piede in Italia. Insomma, chi può giudicare a priori se uno, solo perchè è migrante di fede islamica, si integrerà o no ? Ogni individuo è unico per carattere e personalità, e a maggior ragione suoi eventuali figli nati e cresciuti in Italia. Il migrante deve agire secondo la legge italiana, e quindi i clandestini vanno rispediti al mittente (tantopiù che esistono le ambasciate italiane, quindi se davvero meritassero l’asilo politico potrebbero, con molta meno spesa, rivolgersi a queste): ma se viene da regolare, non si può dirgli ‘tu no’ solo per questioni di appartenenza religiosa.

  2. Lei deve prendere l’affermazione cum grano salis. Quando si dice “non si integreranno mai”, non si intende certo “tutti senza eccezione”. Magdi Allam si è addirittura convertito al Cristianesimo. Si dice soltanto una regola generale, che in Francia ha dato convincenti (e dolorose) dimostrazioni di sé. Ha dimenticato la rivolta delle banlieues? Spesso i violenti non erano gli immigrati, ma i figli o i nipoti degli immigrati.
    Mi creda, mi piacere tanto avere torto io e che avesse ragione lei.

  3. Stavo facendo una ricerca su l’immigrazione e mi sono imbattuto in questo articolo.Chiedo scusa ma il suo ragionamento è pieno di pieghe.Lei invita la gente ad informarsi,io mi permetto di invitarla a riflettere dopo essersi informato.
    Stando alle sue argomentazioni io non dovrei aiutare una persona che sta morendo dissanguata per strada perchè altrimenti dovrei aiutare tutte le persone nella stessa condizione. Aggiungerei una persona che mi chiede aiuto.
    Penso che sia inutile ricordarle che ci sono delle convenzioni internazionali che l’italia ha ratificato, e che quindi fanno parte del nostro ordinamento, che affermano che é vietato respingere o espellere persone verso un paese in cui ci siano rischi per la sua incolumità? e sicuramente non c’è bisogno che le spieghi che cos’è il diritto d’asilo.
    Lei non è padrone della terra in cui vive,la sua unica fortuna è essere nato in questo paese(è fortuna,non è merito).
    Nelle sue parole sembra dire addirittura che se ci sono le prostitute è colpa dell’immigrazione clandestina…sicuramente sono i clandestini che vanno a prostitute,non è vero?
    Per non parlare delle violenze sulle donne: penso che lei sappia che il 90 per cento degli stupri avvengono in famiglia( e questo anche prima che arrivassero i grandi flussi migratori).
    Su un dato devo darle ragione: l’immigrazione clandestina contribuisce ad aumentare la criminalità(sicuramente non ai livelli che sembra descriverci lei),infatti un immigrato che non ha il permesso di soggiorno non può comprare una casa,non può pagare i contributi per la pensione e praticamente(soprattutto dopo il pacchetto sicurezza) non ha diritti sociali(sanità,scuola,assistenza sociale)allora cosa fa? Lei al suo posto che farebbe? io,dato che probabilmente nel paese d’origine avrei sofferto la fame, sarei partito in qualche modo verso un paese ricco(per modo di dire) e avrei cercato di stabilizzarmi lì. Se mi fosse data la possibilità di vivere regolarmente in quel paese e far crescere lì i miei figli mi impegnerei ad integrarmi nel miglior modo possibile e cercheri di rispettare le leggi di quel paese per aver riconosciuto tutti i diritti per me e per i miei figli.
    Lei sa benissimo che le leggi in vigore oggi in Italia ostacolano in modo enorme la realizzazione di un simile progetto migratorio.
    Ad esempio, ricorda sicuramente che per far venire moglie e figli dall’estero c’è bisogno di un determinato reddito,di un abitazione di tot mq e di un contratto di lavoro a tempo indeterminato.Il 40 per cento degli italiani non potrebbe stare in italia se questa regola fosse applicata anche a loro.
    chiudo con il suo elogio al metodo di ingaggio dall’estero infallibile:
    davvero non ha dubbi sul fatto che in paesi dove sono in corso guerre civili e persecuzioni la gente non trovi nessuna difficoltà a firmare un contratto a distanza per fare il panettiere e prendere l’aereo per venire in italia???
    e poi ha scelto davvero un esempio infelice: lei assumerebbe un panettiere senza conoscerlo da un paese in cui non mangiano il pane (non solo perchè non ce l’hanno,ma anche perchè hanno altre abitudini culinarie)???

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