LA REPUBBLICA: UN GIORNALE-PARTITO

LA REPUBBLICA, GIORNALE-PARTITO
“La Repubblica” rappresenta la sinistra meglio della stessa “Unità”. Si dice anzi che sia essa stessa un “giornale-partito”: i suoi lettori sono uniti dagli stessi ideali e si battono contro gli stessi nemici. Il quotidiano naturalmente non si presenta alle elezioni e non prende ordini da una dirigenza esterna ma non per questo è al riparo da un controllo di efficacia: se non ha elettori ha comunque dei lettori, e se questi diminuiscono non è certo un segno di successo. Poi, se la fazione politica favorita perde consensi, il disastro è completo.
Ed è proprio questo, il punto. Riguardo alle vendite, la situazione attuale di “Repubblica” pare non sia rosea – l’ha detto Cossiga, qualche giorno fa – e alle ultime elezioni la furibonda campagna antiberlusconiana sembra essere stata più favorevole a Di Pietro che al partito di Franceschini. Il giornale non può dunque appuntarsi sul petto né una medaglia commerciale né una medaglia politica: e all’osservatore neutrale non rimane che formulare umili ipotesi.
Uno. La proprietà del giornale potrebbe avere pensato che il calo delle vendite derivi da un insufficiente antiberlusconismo e per questo avrebbe incoraggiato il Direttore ad aumentare la dose. Se così fosse, si tratterebbe solo di un errore economico che neanche i risultati, fino ad ora, sono riusciti  a correggere.
Due. Potrebbe trattarsi dello stesso errore in chiave politica e cioè l’idea che la sinistra moderata sia in difficoltà perché non fa un’opposizione più dura e più rabbiosa. Ma anche in questo caso il risultato delle europee e delle amministrative smentirebbe la tesi. Anche se dopo il ballottaggio, ne siamo sicuri, la sinistra farà finta di avere vinto.
Probabilmente “Repubblica” conta eccessivamente sulla stupidità dei suoi lettori. Ha cercato per esempio di montare uno scandalo su questi due fatti certi: Berlusconi è andato ad una festa di compleanno e una ragazza minorenne è andata nella sua villa in Sardegna, insieme con altre, senza che sia emerso nulla di pruriginoso. Bisogna avere a che fare con idioti bacchettoni, per sperare di cavarne fuori una crisi di governo. Basta infatti che qualcuno, di tanto in tanto, chieda: “Ma in realtà, che è successo?” e il soufflé si sgonfierà.
Purtroppo Mauro ha cavalcato tutte le tigri, anche le più balzane: per esempio il preteso abuso dei voli di Stato. Lanciato con strepito nell’imminenza delle elezioni, prima ancora di arrivare al ballottaggio, si è sgonfiato: la magistratura ha già chiesto l’archiviazione, togliendo credibilità alle attuali accuse e forse anche alle future.
Tre. Un’ulteriore ipotesi è che “Repubblica”, dimostrandosi più aggressiva dello stesso Pd, abbia voluto forzarlo a spostarsi a sinistra. Questo sarebbe già un errore – per un partito che deve vincere al centro – ma neanche questa operazione è riuscita: la gestione Veltroni è stata oscillante – tanto che è riuscita a scontentare sia i fanatici che i moderati – e per Franceschini, che si è letteralmente accodato al giornale, il risultato è stato un vago senso di ridicolo e un aumento dei consensi per l’Idv.
Quattro. Rimane l’ipotesi che il giornale non segua un progetto economico o politico ma una linea emotiva, quella di un antiberlusconismo viscerale e privo di dubbi. Incluso quello di favorire il suo stesso oggetto. In questo caso, per avere spiegazioni, non bisognerebbe cercare un politologo o un economista ma uno psicologo.
Berlusconi è un uomo importante ma a forza di denunciarlo e di odiarlo se ne è fatto non solo un gigante ma, per così dire, l’unico politico d’Italia. Non si scrive che di lui. Non si parla che di lui. Qualunque dibattito, in televisione, finisce col trasformarsi in uno scontro tra accusatori e difensori di Berlusconi. Avvenne così decenni fa, in Francia, quando non si parlava che di Dreyfus. Allora tutti i dibattiti erano fra dreyfusiani e antidreyfusiani ma almeno la battaglia aveva un senso: si trattava di sapere se contava di più la vita di un innocente nell’inferno della Caienna o il buon nome dell’Esercito. Qui invece si tratta soltanto di riuscire ad “uccidere” politicamente un uomo perché è un macigno sulla strada della sinistra, perché scherza troppo, perché indossa la bandana, perché lo si odia e basta.
“La Repubblica” è un giornale-partito arrabbiato e inacidito. È un quotidiano che danneggia se stesso e la sinistra. Se non fosse così rancoroso e supponente, si potrebbero anche avere sentimenti di umana comprensione.
Gianni Pardo, giannipar
do@libero.it
16 giugno 2009

LA REPUBBLICA: UN GIORNALE-PARTITOultima modifica: 2009-06-16T15:31:13+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “LA REPUBBLICA: UN GIORNALE-PARTITO

  1. salve sono mario italiano che vive a capoverde da molti anni vi scrivo qui perche non riesco a trovare la vostra mail volevo solo informare che sullisola di sal capoverde nella citta di santamaria ci sono 2 casi di febbre suina in 2 villaggi i quali non sono stati chiusi e le persone sono tuttora recluse in quarantena se volete conferma potete contattare la clinica di murdera 002382413451 o clinitur che la hanno diagnosticato credo sia diritto di titti gli italiani in partenza per sal sapere

  2. Je vous remercie, mais permettez-moi de m’étonner, en voyant que vous m’écrivez en français? Comment vous faites pour savoir que cette langue m’est coutumière et que je n’aurais pas eu de difficultés, pour comprendre votre message?
    Et, puis comment cela se fait que vous écrivez un commenaire à un article qui remonte à il y a presque un an?

  3. J’adore votre site, grand merci pour ce partage et je “plussoie” ce point de vue… Permettez-moi d’insister, oui votre travail est bien bon, je suis heureux d’avoir attéri sur votre site ! Pardon si besoin pour les fautes éventuelles, n’étant en effet pas francophone, j’ai utilisé un outil de traduction en ligne.

  4. Vous me devenez suspect. Votre message n’a pas de sens et semble écrit comme passepartout. Ecrivez-moi en anglais, si c’est la langue que vous connaissez mieux.

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