BOFFO: LA VERITA’ COME PLASTILINA

Chi è solo razionale si accorge presto che gli strumenti della logica e dell’evidenza non intaccano la corazza del credente: chi ha fede vuole arrivare ed arriva indefettibilmente ad una certa conclusione, anche se assurda e contraddittoria. Mentre di solito cioè si tende a considerare la verità come un blocco di marmo, duro ed inamovibile, quando si ha fede la verità diviene plastilina: le si può dare la forma desiderata. E qui si fornirà un esempio, tanto per non farci mancare altri nemici.
Nel 1950 è stato proclamato il dogma dell’Assunzione in cielo della Vergine Maria. Non solo dell’anima, si badi: anche del corpo. Questo ora, in quanto dogma, per i cattolici è un dato incontestabile e indiscutibile, diversamente si è eretici. Qualcuno però può obiettare: un corpo è qualcosa che consta di “pondere, numero et mensura”, cioè peso, numero e misura, come si legge nel Libro della Sapienza, XI, 20 e come poi scrive (salvo errori) anche San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica, proprio quando vuole distinguere lo spirito dalla materia. Se dunque Maria è stata assunta in cielo con un corpo umano che sarà più grande di dieci centimetri e più piccolo di dieci metri, peserà più di un chilo ma meno di una tonnellata, sarà in un determinato posto ma non in un altro posto (e certo non in tutti i posti), diviene legittima la domanda: Dov’è? Non c’è da offendersi: è la Chiesa che parla di “corpo”, non il miscredente; e un corpo, se è tale, è in un dato luogo.
Ebbene, queste argomentazioni che, non si trattasse della Vergine Maria, sarebbero tanto evidenti che l’interlocutore si offenderebbe a sentirsele esporre (“Mi prendi per un idiota?”) non sono sufficienti se si parla con un cattolico. In questo caso, la plastilina della verità riuscirà ad affermare che in cielo c’è un corpo che è un vero corpo umano – se no si andrebbe contro il dogma – ma non è un vero corpo umano, tant’è vero che non è in nessun posto, o è da qualche parte ma “in modo mistico”, cioè “In un modo che non so, non capisco, non posso spiegare, forse è assurdo, ma tu ci devi credere lo stesso”.
Non c’è ragione di insistere su questo genere di argomenti. Si usa dire che “la Fede è un dono” e non bisogna strapparlo a chi l’ha. Meno accettabile è un atteggiamento fideistico che interferisca con la concretezza e la politica, come si sta verificando oggi in Italia. Stavolta da un lato i cattolici si sono impegnati come un sol uomo a difendere Dino Boffo contro l’evidenza  e dall’altro i credenti della sinistra, pur di dare addosso ad un giornale “berlusconiano”, sono anch’essi scesi in campo per difendere Boffo e la Chiesa, contro la verità.
Ecco una sintesi: a Berlusconi sono stati attribuiti comportamenti che non costituiscono reato e di cui non è stata fornita la prova, ma Berlusconi è colpevole; a Boffo sono stati attribuiti quanto meno comportamenti certificati da una condanna penale accettata dallo stesso interessato (che infatti ha patteggiato la pena), ma Boffo è innocente.
A questo punto, non rimane che assumerlo in cielo.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
30 agosto 2009

BOFFO: LA VERITA’ COME PLASTILINAultima modifica: 2009-08-30T14:53:00+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “BOFFO: LA VERITA’ COME PLASTILINA

  1. E’ fatto obbligo al fornitore di pubbliche opinioni, a volte basate su fatti solidi a volte su fatti meno solidi (il giornalista, per farla semplice) di essere una persona coerente con quanto ritiene che altri debbano (nella fattispecie ‘personaggi pubblici’ intendo cioè tutti quelli pagati con denaro pubblico) adottare quale loro comportamento o regola generale?
    Se un tale produce fatti circostanziati o documentabili, oppure dipinge un quadro al quale doversi qualcuno adeguare per essere credibile, e lo fa in riferimento a chi occupa una carica pubblica di una certa importanza (non uno scopino quindi, col massimo rispetto per gli scopini) è obbligatorio per il suddetto scrivente adottare quegli stessi parametri, pena inficiare le sue denunce, oppure della sua vita poco ci deve importare essendo il suo un ruolo di ‘controllore’ degli accadimenti, seppur a volte infarcito di un certo ‘opinionismo’?
    In sostanza: se un giornalista che scrive di questioni etiche relative a un personaggio istituzionale o della pubblica amministrazione deve per forza di cose essere coerente con quanto pretende da questi organismi pubblici. Altra cosa sarebbe se ‘pretendesse’ da chi non è organismo pubblico o ente morale: in quel caso dovrebbe limitarsi a diffondere la notizia, se c’è. Credo che da una figura pagata con pubblico denaro sia lecito aspettarsi qualcosa di più di chi è pagato con i soldi di chi sceglie di comprare il giornale (vabbè che ‘sti giornali hanno anche un sacco di finanziamenti pubblici…).
    Cari saluti.
    Bye

  2. È più semplice di così: non si fa lotta politica con il killeraggio morale. Non solo è sconveniente, ma è contro la politica stessa, dal momento che la politica è sganciata dalla morale, per le persone colte e che osano dirsi la verità, dai tempi di un certo Niccolò Machiavelli.

  3. Poi, aggiungo, non è lecito calunniare o vilipendere nessuno.
    P.S. Non è calunnia pubblicare una sentenza, non è vilipendio dire di qualcuno che è omosessuale, da quanto questa categoria di persone è stata sdoganata ed è anzi riprovevole discriminarli in qualsivoglia modo.

  4. Eppure, caro amico, questo sganciamento le ha fin troppo allontanate.Per la teoria dell’ eterno ritorno è forse il caso che si riuniscano (magari solo per capire che devono ri-separarsi, chissà).
    I giornalisti due cose fanno (se bene o male non so): riportare i fatti e commentarli. Le prime sono cose certe le seconde sono desideri.
    Perfettamente d’accordo che non si deve fare killeraggio morale, ma ritiene ella esserci un limite a quanto queste due categorie devono star discoste?
    E anche perfettamente d’accordo che è meglio non calunniare o offendere nessuno.

    Non sono contro gli articoli pubblicati sul Giornale. Sono esposizioni di fatti.
    E’ il commento che non digerisco: ci vuole un grande esercizio di equilibrismo per dire la (propria) verità.
    Però si può dirla, se non si occupa un ruolo pubblico, anche senza (obbligatoriamente) essere coerenti con quanto si afferma.
    I suoi articoli sono sempre interessanti e rare sono le assonanze che trova tra eventi distanti nel tempo. Sono io ignorante e lei è uno famoso, oppure…?
    Con simpatia.
    🙂
    bye

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