EX FACTO ORITUR IUS


Un lettore scrive al corriere della Sera che si è erroneamente “sostenuto che il presidente del Consiglio è eletto direttamente dal popolo. In realtà è il presidente della Repubblica a conferire l’incarico di formare il governo a chi ha vinto le elezioni”. Ed ha certamente ragione, la Costituzione infatti, all’art.92, afferma proprio questo. Nondimeno chi la pensa così ha più torto di quanto non riesca ad immaginare.

Il primo errore che commettono molti è quello di credere che il diritto regoli la vita associata. Non che non abbia importanza, naturalmente. Non che non s’imponga ai singoli con la forza della legge. Ma è la sua base che fa la differenza. Non è la legge che impone la moralità al Paese, è la moralità del Paese che crea la legge. Quando l’Italia aveva un’altra mentalità, esisteva il “delitto d’onore”. Poi la mentalità è cambiata, quella quasi-esimente per chi uccideva la moglie fedifraga è stata vista come un obbrobrio, e la norma è stata abolita. Era giusta la legge penale precedente o la seguente? La domanda è sbagliata. Infatti erano giuste tutte e due. Rispondevano a momenti storici differenti. Infatti comanda un principio noto a tutti i giuristi: ex facto oritur ius, il diritto è generato dal fatto.

“Ma finché c’è si deve obbedire”, dirà qualcuno. E l’affermazione è incontestabile. In teoria. In pratica, se una norma non piace, non le si dà attuazione. La Costituzione, all’art.40, impone che lo sciopero sia regolamentato, e per decenni non si è data attuazione a questa norma costituzionale perché non piaceva (e non piace) ai sindacati. Per decenni il blocco stradale è stato un grave reato previsto dal codice penale ma gli scioperanti bloccavano così spesso le strade, che ad un certo momento lo Stato, che già prima non aveva punito i singoli colpevoli, forse per non rendersi ridicolo ha depenalizzato il fatto. Moralmente, è come se, non riuscendo ad arrestare nessun ladro, si abolisse il reato di cui all’art.624 C.p. I radicali hanno promosso un referendum per ottenere che fosse stabilita la responsabilità civile dei giudici ed hanno ottenuto una valanga di consensi. Si è mai avuta notizia di un giudice condannato in sede civile, per negligenza, ignoranza, errore inescusabile? La risposta è inutile andarla a cercare. È un rotondo NO. La legge c’è ma non si applica. Punto.

Quello che troppi non sembrano capire è che il diritto non è scritto nelle stelle e non è applicato da angeli. Ecco perché c’è da sorridere quando, malgrado fatti concreti chiarissimi, ci si attacca “all’imparzialità dei giudici”. È per questo che bisognerebbe augurarsi, avendo commesso un grave delitto, che esso non divenga una passione nazionale. Perché a quel punto c’è il pericolo che il giudice decida tenendo conto dell’eco che la sentenza avrà sulla stampa. Per non parlare delle sentenze che hanno risvolti politici: in questo caso, se i giudici sono imparziali, significherà soltanto che saranno parziali senza neppure accorgersene. E qui non si fa cenno a giudici di nomina politica, come quelli della Corte Costituzionale!

Se si vuole sapere chi il Presidente della Repubblica può nominare Primo Ministro, basta chiedersi: che avverrebbe se designasse l’autore di queste righe? L’Italia intera riderebbe. E se invece, avendo Berlusconi vinto le elezioni, designasse Bersani, che non è certo un quisque de populo come il sottoscritto? Si penserebbe ad uno scherzo. Perché mai un governo Bersani otterrebbe la fiducia in un Parlamento in cui il Pdl ha la maggioranza. Dunque, da sempre (cioè anche da prima che il nome del futuro Primo Ministro apparisse nelle schede elettorali), il Presidente della Repubblica ha designato come Primo Ministro colui che gli era stato designato dalla futura maggioranza. Figurarsi oggi che la scelta ogni campo la fa prima ancora di vincere le elezioni, scrivendo il nome del futuro premier nella scheda elettorale. E la Costituzione, chiederà quel lettore del Corriere della Sera? La Costituzione è meno importante dei fatti. Questi dicono che gli italiani hanno eletto Berlusconi, non diversamente da come, nel 2006, elessero Prodi.

La sostanza ultima è il fastidio che può dare lo scrupolo e il legalismo dei non-giuristi, che si dimostrano più realisti del re, proprio perché il re non l’hanno mai frequentato.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

9 ottobre 2009

EX FACTO ORITUR IUSultima modifica: 2009-10-09T14:40:00+02:00da gianni.pardo
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