LA CONSULTA POLITICA SBAGLIA POLITICA

Quando la Corte Costituzionale ha inopinatamente rigettato il Lodo Alfano è stato lecito avere un moto di stizza. A conti fatti, e a mesi di distanza, ci si accorge che quella stizza avrebbe dovuto chiamarsi costernazione.
Sul perché la sentenza fosse tecnicamente peggio che contestabile si possono leggere i tre articoli dal titolo “Il cane appestato”(1), ma qui è il caso di notare che la decisione della Consulta è stata sbagliata quand’anche fosse stata giuridicamente fondata.
Contrariamente a quanto pensano gli incompetenti – e in prima fila Antonio Di Pietro e Marco Travaglio – uno Stato non si governa con in mano il codice penale. L’esempio più semplice è quello dei rapporti con la piazza: teoricamente un blocco stradale o ferroviario sono reati gravissimi e, sempre teoricamente, lo Stato dovrebbe inviare i poliziotti, i carabinieri e perfino l’esercito per rimuoverlo. Ma non è affatto quello che fanno i governi, di sinistra, di centro o di destra, che hanno come prima preoccupazione quella di uscirne senza che il giorno dopo tutti i giornali sparino a zero sul Ministro dell’Interno. E senza che ci scappi il morto. In questo come in cento altri casi i governi non si chiedono che cosa bisogna fare in flagranza di reato, ma che cosa sia utile per la nazione. Sia pure pagando alti prezzi che, nel caso dei blocchi stradali e ferroviari, pagano soprattutto innocenti cittadini.
È proprio in questa linea che si è mosso in questi giorni D’Alema. Egli ha affermato che sarebbe benedetta una leggina “ad personam” che togliesse Berlusconi dai suoi guai giudiziari ma avesse anche come risultato quello di svelenire l’aria, permettere rapporti più civili fra maggioranza e opposizione e infine rendere possibili riforme condivise.
Quello di D’Alema è evidentemente un ragionamento politico e non giudiziario, da uomo di Stato e non da politicante: ma la mentalità piccolo-borghese di tanti esponenti del suo stesso partito, e di giornalisti sedicenti pensosi come Scalfari, si è espressa con reazioni intolleranti e sdegnate. Si è gridato all’inciucio e la tesi è stata: fiat iustitia et pereat mundus, sia fatta giustizia e caschi il mondo.
Si dimentica che Berlusconi potrebbe essere assolto, ancora una volta, e si sarebbe tenuto per mesi ed anni il Paese sulla graticola senza costrutto. Poi che, se fosse condannato, invece di toglierselo di torno, si sarebbero confermati gli italiani nella loro convinzione che la magistratura è di parte ed inaffidabile. Infine, a proposito del pereat mundus, si dimentica che la dirigenza di un Paese non ha doveri metafisici, da compiere a qualunque costo, caschi il mondo: ha il dovere di evitare alla patria i mali che possono essere evitati.
Col Patto di Monaco il Regno Unito e la Francia, pur di avere la pace, si piegarono ai voleri di Hitler e quell’accordo sarebbe stato da benedire se solo avesse salvato la pace. Invece servì solo a rinviare una decisione necessaria e a incoraggiare il dittatore. Churchill fu lungimirante. Disse: “Britain and France had to choose between war and dishonour. They chose dishonour. They will have war”: La Gran Bretagna e la Francia avevano da scegliere fra la Guerra e il disonore. Hanno scelto il disonore. Avranno la guerra. Intendeva dire che la scelta politica non era fra onore e disonore, e che anzi se il disonore fosse stato capace di evitare la guerra, sarebbe stato necessario sceglierlo. Ma dal momento che la guerra era inevitabile, sarebbe stato meglio scegliere la via dell’onore.
Tornando all’Italia, non solo la Consulta avrebbe dovuto, concordemente con le proprie precedenti decisioni, lasciar passare il Lodo Alfano: avrebbe dovuto capire che dichiarandone l’incostituzionalità avrebbe infiammato l’Italia, avrebbe reso l’aria irrespirabile, avrebbe aggravato il contrasto fra i poteri dello Stato, e avrebbe reso probabili riforme punitive dell’ordine giudiziario. Magari con leggi che, per proteggere un singolo cittadino, forse avrebbero danneggiato l’intera amministrazione della giustizia.
Se in buona fede (ma è lecito dubitarne) i giudici costituzionali si sono lasciati muovere dalle loro astratte convinzioni giuridiche, se politicamente faziosi, hanno ceduto al desiderio di rendere ancora più aspra la lotta contro il loro avversario politico.
Il risultato l’abbiamo sotto gli occhi. Nel caso di Berlusconi, anche nel naso e nei denti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 dicembre 2009

1)http://pardo.ilcannocchiale.it/2009/10/22/il_cane_appestato_della_consul.html; http://pardo.ilcannocchiale.it/2009/10/23/il_cane_appestato_della_consul.html; http://pardo.ilcannocchiale.it/2009/10/24/il_cane_appestato_della_consul.html

LA CONSULTA POLITICA SBAGLIA POLITICAultima modifica: 2009-12-20T14:11:00+01:00da gianni.pardo
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