L’ETOLOGIA DI BERLUSCONI

Sul “Corriere della Sera” di ieri è apparso un articolo di Giovanni Bianconi (http://www.corriere.it/editoriali/10_febbraio_09/editoriale-bianconi-groviglio-giudiziario_818eb79a-1543-11df-a154-00144f02aabe.shtml) che dice un paio di cose sacrosante. Il Parlamento, nei mesi recenti, ha messo in cantiere legittimo impedimento, immunità parlamentare, processo breve, nuovo Lodo Alfano, e leggi attualmente ferme che riguardano le intercettazioni telefoniche e la modifica parziale del codice di procedura penale. L’articolista lamenta questa “bulimia legislativa”: “Si presenta un disegno di legge mentre se ne approva un altro, ma poi l’iter viene interrotto a metà strada per passare a un terzo, mentre sui giornali si discute di un quarto”. Infine conclude col sospetto che “si rincorra la cronaca giudiziaria (in particolare quella che riguarda il presidente del Consiglio)”. Ammesso che queste siano verità sacrosante, manca però l’analisi politica.
Ogni organismo è dotato di un robusto istinto di conservazione. Questo istinto si manifesta da prima sommessamente e con estrema cortesia (“La prego, non insista”), per via via salire di livello fino alla più scatenata brutalità, cioè al momento in cui l’aggredito fa di tutto per uccidere l’aggressore. C’è da aggiungere, per completare il quadro, che perfino fra gli animali ha influenza la coscienza di avere torto o avere ragione. L’animale che invade il territorio di un altro lo attaccherà solo se è ragionevolmente convinto di vincere facilmente. Diversamente la coscienza di essere dal lato della ragione, anche a parità di forze, renderà l’aggredito temibile.
L’istinto di conservazione non riguarda soltanto gli animali ma anche organismi grandi o perfino immensi, come gli Stati. Si pensi alla reazione dell’Unione Sovietica all’attacco di Hitler. In quel paese la Seconda Guerra Mondiale ha preso il nome di “Grande Guerra Patriottica”. L’Urss partì impreparata e con i vertici dell’esercito azzerati dalle demenziali “purghe” del dittatore, ma molti russi, anche se detestavano Stalin, videro in Hitler (per precise colpe e per stupidità di quest’ultimo) uno sterminatore e uno schiavista. E Hitler perse.
Dal momento che lo “scontro per i territori” si può avere anche fra le istituzioni, da Montesquieu in poi si è accettato che il miglior sistema fosse quello di delimitare preventivamente i rispettivi ambiti, in modo che non ci potessero essere sconfinamenti. Tutto questo è durato fino al 1993, quando sconsideratamente il Parlamento ha creduto che Montequieu fosse superato e si potesse concedere un potere illimitato all’ordine giudiziario, castrando l’art.68. Il risultato è stato quello che sappiamo.
Da allora è nata una guerra che la magistratura (non tutta, ma una parte sufficiente) ha condotto contro l’esecutivo e in particolare contro Berlusconi. Il culmine di questo atteggiamento si è avuto con la dichiarazione a maggioranza dell’incostituzionalità del cosiddetto Lodo Alfano, assurda giuridicamente  ma funzionale a quella lotta senza quartiere. Da quella imprudente sentenza è derivata l’ira di Berlusconi, l’animale aggredito nel suo territorio, ben più vibrante di quella che Achille manifestava sotto la sua tenda.
È inutile parlare di “sospetto”: l’ interesse di Berlusconi e del governo è certo, evidente ed anche legittimo. Vedendosi attaccato a morte da un potere fazioso e privo di legittimazione politica – una congrega di funzionari che agisce in contrasto con la volontà del corpo elettorale – Berlusconi e il suo partito si muovono come un animale che combatte contro un aggressore che non vuole condividere una parte delle risorse ma semplicemente eliminarne il legittimo titolare. A questo punto, cade ogni forma di cortesia, di moderazione, perfino di ragionevolezza. Non più “La prego non insista” ma “Ti rincorrerò fino ad ucciderti”. Le reazioni scomposte, confuse, bulimiche di cui parla Bianconi sono quelle di un animale che si sente in pericolo ed è disposto a tutto. Soprattutto nel momento in cui pensa di essere nel suo buon diritto.
Che a tutto questo si sarebbe arrivati lo abbiamo scritto, nel nostro piccolo, in occasione della sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, da noi vista come una catastrofe (http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26394&Itemid=26; http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26403&Itemid=26; http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26412&Itemid=26 e soprattutto http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26985&Itemid=26). Prevedevamo infatti che si sarebbe scatenata quella guerra fra i poteri dello Stato che nel Settecento si era previsto come evitare. Ma nel 1993 la piazza giustizialista credeva di saperne di più di Charles de Secondat, baron de la Brède et de Montesquieu.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
10 febbraio 2010

L’ETOLOGIA DI BERLUSCONIultima modifica: 2010-02-10T12:15:00+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “L’ETOLOGIA DI BERLUSCONI

  1. # castrando l’art.68. Il risultato è stato quello che sappiamo.

    suo vecchio cavallo di battaglia.
    ma forse scambia l’effetto per la causa: il malaffare in politica è più vecchio della (eventualmente) sciagurata abolizione dell’immunità parlamentare, (comunque ancora in vigore per i reati di opinione) e non pare sconfitto ai nostri giorni.
    quanto all’etologia in senso stretto, l'”animale” Berlusconi non sembra proprio così alle corde da dover ricorrere a strategie “eroiche”
    in Italia i metodi “estremi” rischiano di riuscire controproducenti; basta capire che i “cacciatori” sparano a salve; e questo l'”Animale” l’ha capito benissimo

  2. L’Italia avrebbe preferito che il problema non si ponesse. E che i magistrati facessero i magistrati, non i cacciatori. Infine non va dimenticato che una certa quota di corruzione è connaturata alla democrazia.
    Forse perché :-)) solo in democrazia è permesso dire che il potere è corrotto.
    Infatti, come diceva lord Acton, “il potere corrompe e il potere assoluto corrompe assolutamente”.
    O era lord Ashton?

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