LA CRISI DELL’INTELLIGENZA NEL MONDO

L’attuale crisi dell’euro e dell’Europa è difficile da capire, per chi non è un economista di mestiere. In realtà è stata difficile da capire anche per gli economisti di mestiere, se è vero che non l’hanno evitata, non l’hanno vista venire e non ne sono stati meno sorpresi dell’uomo della strada.
Se si ascoltano i governi, le prospettive per il futuro e i commenti sono cautamente ottimistici. Se invece si leggono i giudizi degli editorialisti indipendenti – soprattutto americani – impera il pessimismo più nero: si parla di una Grecia certamente incapace di restituire il denaro preso a prestito; dell’uscita della Germania dall’euro e per conseguenza della fine di questa moneta; di provvedimenti tanto necessari – i tagli alla spesa – quanto capaci di indurre piuttosto recessione che rilancio della produzione: insomma di uno spaventoso disastro in qualunque direzione si volga lo sguardo.
Perché mai ci si trova in una situazione così priva di uscite di sicurezza? A nostro parere – ma siamo perfino più ignoranti degli economisti! – il vicolo cieco in cui si è infilata l’Europa dipende dal fatto che non si è commesso “un” errore, ma una tale serie di errori che ormai, correggendone uno, se ne aggrava un altro.
Se un imprenditore comincia a spendere più di quanto guadagna, ed è del tutto incapace di raddrizzare la sua economia, comincerà a far debiti con la banca. Poi, non potendo rifondere la banca, si rivolgerà agli strozzini per ripagarla almeno in parte. Ma rimarrà indebitato con gli strozzini e per restituire il dovuto almeno in parte si farà concedere un prestito da un boss della droga. Infine, naturalmente, non potrà pagare nemmeno il boss della droga e la conclusione finale sarà che si troverà in debito con la banca, con gli strozzini e, peggio, col capomafia. Sarà dunque fallito, rischierà la vita, ma in ogni modo quelli che gli hanno fatto credito piangerebbero sulle loro irrimediabili perdite.
A quanto sembra, l’Europa si è messa in un guaio simile. La Grecia ha vissuto al di sopra dei propri mezzi, ma se il problema fosse solo questo, l’Unione Europea potrebbe escluderla dall’euro, magari con un escamotage tecnico per non violare il vecchio trattato, che non prevede né esclusioni, né uscite volontarie dall’euro: potrebbe creare una “nuova” unione monetaria in cui non accetterebbe Atene. Ma la situazione non è così semplice. I creditori della Grecia sono soprattutto banche francesi e tedesche. Se dunque si costringesse Atene a dichiarare il default (la cessazione dei pagamenti), a rimanere col cerino in mano sarebbero le banche dei Paesi della zona euro, banche che forse rischierebbero di fallire, e il debito greco finirebbe ugualmente per ricadere sulle spalle degli altri Paesi europei. Dunque questa non è la soluzione. Ma allora qual è?
Se la Grecia – come prevediamo in molti – non ripagherà né i vecchi debiti né i nuovi debiti, ci si può rassegnare a finanziarla indefinitamente, in modo che in parte viva a spese dei contribuenti austriaci, belgi, italiani, francesi, ecc.? È inconcepibile. Fra l’altro, se si scoprisse che è possibile questa comoda maniera di vivere a spese degli altri, molti cercherebbero di approfittarne: in primo luogo il Portogallo. Poi la Spagna. Poi l’Irlanda. Poi l’Italia. Alla fine chi pagherebbe per tutti, Babbo Natale?  Il vicolo non ha uscita.
Come direbbero i furbi, “non bisognava mettersi in questa situazione”: ma il fatto è che ormai ci siamo immersi fino al collo. Tutte le teste coronate dell’economia, i banchieri che vanno in pensione con liquidazioni miliardarie, i professori che officiano dall’alto delle cattedre più prestigiose, i governanti che sembrano tenere in mano il timone del mondo non hanno capito niente di ciò cui andavamo incontro. Non sosteniamo che noi l’avremmo capito: non ci chiamiamo né Eugenio Scalfari né Barbara Spinelli, back seat drivers mondiali. Sosteniamo soltanto che bisognerebbe essere più umili. I modelli matematici irti di integrali e lettere greche intimidiscono i lettori di giornali ma non intimidiscono la realtà. Essa sta dicendo che il fior fiore delle intelligenze europee e nordamericane è stato capace di portare l’Europa ad una crisi a fronte della quale quella del 1929 comincia a sembrare una scampagnata fuori porta.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
26 maggio 2010

LA CRISI DELL’INTELLIGENZA NEL MONDOultima modifica: 2010-05-27T12:44:00+02:00da gianni.pardo
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