ISRAELE È UNA LADRA

Se ti considerano un ladro, ti conviene rubare.
Questa massima può sembrare discutibile, ma acquista il suo significato quando si pensa alle ragioni per cui non bisogna rubare. Gli spiriti superiori dicono che l’imperativo categorico ce lo vieta; altri ricordano il Settimo Comandamento; i pragmatici infine pensano che non bisogna rubare perché si va incontro ad un mare di guai: nessuno ha fiducia nel ladro, con le conseguenze negative del caso. Si perdono gli amici, nessuno ci lascerebbe soli in una stanza in casa sua (ammesso che ci facesse entrare) e nessuno si metterebbe in società con noi, per qualunque impresa, perché temerebbe di vedersi imbrogliato e derubato. Per non dire che si potrebbe finire in carcere. A farla breve, il galantuomo ha interesse ad essere tale.
Ma proprio questa molla, l’interesse, crea il limite. Se Andrea viene giudicato un ladro, benché la sua condotta sia sempre perfetta, non si capisce perché (sempre eccettuando il caso che si obbedisca all’imperativo categorico o al Settimo Comandamento) non dovrebbe rubare. Non vale dire: “Ma in questo modo una volta o l’altra fornirà agli altri la dimostrazione che è veramente un ladro, perché nella nostra ipotesi gli altri non abbisognano affatto di questa dimostrazione. Loro SANNO che Andrea è un ladro. L’ulteriore conferma sarebbe accolta con indifferenza: come se qualcuno tentasse di spiegare che dopo il mercoledì viene il giovedì. L’unico vantaggio che può ricavare dalla propria situazione chi è giudicato un ladro, sempre e comunque, è che rubi, sempre e comunque.
Il ragionamento non è pirandelliano, ha conseguenze pesantemente concrete. Se la fazione opposta alla nostra, in politica, è animata nei nostri confronti da un invincibile pregiudizio, da una cieca ostilità, dal disprezzo più profondo o dall’odio, addirittura, è inutile cercare il dialogo, proporre accordi e compromessi. L’alternativa è soltanto vincere con la forza o perdere.
Il fossato che in Italia divide centro-destra e centro-sinistra è così profondo che, malgrado le belle parole di Giorgio Napolitano, non esiste nessuna possibilità di accordo, di dialogo, di collaborazione. Neanche su un tema ovvio come salvare i cittadini da un disastro naturale o il Paese dal fallimento. Anche se i capi, privatamente, riconoscessero che il provvedimento preso dalla fazione opposta è opportuno, il loro elettorato non la penserebbe così. Considererebbe un tradimento sostenere “quelli là”. È un dogma, hanno sempre torto. Per conseguenza è sciocco cercare ammorbidimenti, propri o della controparte, ricercare convergenze e un rapporto civile fra i partiti, nell’interesse del Paese. Da noi, chi ha la forza per governare, deve farlo senza mai dare ascolto all’opposizione e senza scrupoli: tanto, che sia colpevole o no, la controparte l’accuserà anche di questo, sempre e comunque.
L’esempio civile appena fornito diviene “selvaggio” se riguarda Israele. Questa democrazia è costantemente accusata di tutto, con eccessi di malafede che raggiungono livelli metafisici. A questo punto, Israele dovrebbe dire che fino ad oggi, per rispetto di se stessa, ha rispettato anche i nemici ed è stata leale. Da domani, dal momento che viene accusata di essere sterminatrice, genocida e nazista, si comporterà esclusivamente nei termini consigliati dal proprio interesse. Se, per esempio, i soldati temeranno che da una casa potrebbero sparare su di loro, si sentiranno autorizzati a distruggerla con una cannonata. Trovato qualcuno che reputano un terrorista, potrebbero ucciderlo sul posto, senza processo. Del resto i palestinesi cercano di ammazzare civili israeliani innocenti. Se infine una nave entrerà nelle acque territoriali sottoposte all’autorità di Israele senza permesso, dopo una breve intimazione il dietrofront la si affonderà.
Questa lezione Gerusalemme avrebbe dovuto impararla quando i palestinesi hanno cercato di contrabbandare armi con le ambulanze della Mezza Luna Rossa. Dopo un episodio del genere, si è autorizzati a sparare col bazooka contro le ambulanze che arrivano troppo veloci al posto di blocco. Così come la prossima volta che una nave cercherà di attraccare a Gaza, si può star certi che gli israeliani non invieranno una decina di soldati ma una decina di cannonate, da lontano. Cosa che, se fossero stati realisti, avrebbero dovuto fare già stavolta.
I Paesi del mondo che cosa potranno dire contro Gerusalemme, che non stiano dicendo già oggi? Gli israeliani sono scesi su una nave fiduciosi di avere a che fare con “pacifisti”, non certo per imporsi con la forza (non sarebbero scesi in dieci o dodici, se così fosse stato!), e si sono visti assalire da gente che voleva ucciderli a bastonate. Morale? Con certa gente non bisogna parlamentare. È talmente dura d’orecchio da sentire solo le cannonate.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 giugno 2010

ISRAELE È UNA LADRAultima modifica: 2010-06-02T15:12:00+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “ISRAELE È UNA LADRA

  1. Caro Pardo,
    dopo aver letto ed apprezzato il suo articolo sugli italiani frustrati e su Abele che attacca Caino, mi e’ venuto in mente che lo stato di Israele e’ odiato per gli stessi fondamentali motivi e piu’ o meno dalle stesse persone che odiano Berlusconi.
    Successo, ricchezza, poi quella fastidiosa aura di invincibilita’ che invece di produrre ammirazione produce la domanda rabbiosa “Ma chi si credono di essere?”.
    Scoraggiati dalla fastidiosa aura di invincibilita’ hanno rinunciato alla competizione e preferiscono attacchi subdoli. Falsificare, creare incidenti ad arte, presumere malafede comunque e sempre, perche’ accidenti non deve/devono passarla liscia!

  2. Ecco uno dei miei pochi, grandi meriti: non ho combinato gran che, nella vita; non sono stato capace né di avere un successo professionale né di fare soldi. Sinteticamente, sono un fallito. Ma – ecco il merito – non sono un invidioso e mi levo il cappello volentieri dinanzi al successo altrui. Perfino quando per me è del tutto incomprensibile, come nel caso di Celentano, di Madonna e di altri.

  3. > Ma – ecco il merito – non sono un invidioso
    > e mi levo il cappello volentieri dinanzi
    > al successo altrui.

    Ecco forse la vera causa del fallimento:
    la mancanza di motivazione!
    🙂

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