NAPOLITANO IL DISCOLO

Se in un giorno d’estate, alle tre del pomeriggio, un bambino scende in cortile e si mette a giocare facendo un gran baccano, i devoti della pennichella protesteranno con i genitori e questi richiameranno il figlio. Se invece, sperando che il fastidio finisca, nessuno dice nulla, e il bambino fa baccano ogni pomeriggio per un settimana o più, alla fine, quando protesteranno, i condomini si sentiranno rispondere: “Ma che volete? Ora un bambino non può più neppure giocare? Il cortile appartiene a tutti, no?” Un abuso che si tollera diviene presto un diritto.
In Italia, da molti mesi ormai, il Presidente della Repubblica è considerato una sorta di terzo livello del potere legislativo. Si crede che, per divenire tale, una legge deve essere approvata dalla Camera dei Deputati, dal Senato e dal Presidente della Repubblica. Questi infatti potrà rimandarla indietro alle “altre due” camere, o perché non gli piace o perché, in quanto “seconda Consulta”, non gli sembra costituzionale.
Tutto ciò è semplicemente abnorme: ma dal momento che il bambino fa baccano ormai da molte settimane, pare abbia il diritto di farlo.
Secondo la Carta, il PdR può inviare messaggi alle camere – e questo deve avvenire raramente – e può rinviare le leggi per un’ulteriore lettura. Ma anche questo potere va esercitato con moderazione: infatti, se irritato, il legislativo potrebbe riapprovare tutte le leggi tali e quali, costringendo il Presidente a firmarle e ridicolizzandolo.
Invece Giorgio Napolitano, magari con le migliori intenzioni, parla tutti i giorni, commenta la politica, risponde ai giornali e di fatto conversa con una sinistra – in particolare il costituzionalista Antonio Di Pietro – che gli chiede di non firmare mai alcuna legge dell’attuale maggioranza.
Ora infine si è andati oltre: il Presidente non si limita a lesinare la sua firma alle leggi ma si lamenta di non essere stato “ascoltato”, nella loro formulazione. Preventivamente addirittura. L’ha detto a proposito della manovra finanziaria e a proposito della legge sulle intercettazioni. Ha formulato un giudizio politico negativo – mentre a termini di Costituzione egli è un’autorità istituzionalmente al di sopra delle parti – ed ha di fatto preannunciato che la rinvierà. Se non è un abuso giuridico, è certo un comportamento irrituale ed inopportuno. Chi non lo capisse, invece di leggere (non “rileggere”, è ovvio) la Costituzione, potrebbe limitarsi a chiedersi: l’Italia come giudicherebbe un Presidente che si comportasse così e si chiamasse Silvio Berlusconi? Come mai in quel caso sessanta milioni di costituzionalisti si accorgerebbero dello straripamento di quella carica, e oggi non se ne accorge nessuno?
La legge sulle intercettazioni – che Napolitano già condanna – per alcuni è legge liberticida, per altri un pannicello caldo. E infatti non importa. Quello che importa è che essa è stata fortemente voluta da tutto il centro-destra (che l’aveva inserita nel programma votato dagli italiani) non per interessi personali – per esempio Berlusconi non è stato vittima di alcuna intercettazione compromettente – ma per proteggere i normali cittadini. Soprattutto quelli innocenti di ogni reato e che tuttavia possono essere ridicolizzati o addirittura svergognati sui giornali.
Ai giornalisti di costoro non interessa nulla. La notizia, se sapida e pruriginosa, fa vendere i giornali e tanto basta. Alla sinistra interessa soltanto fare casino contro il governo. È invece grave che il popolo non sia scandalizzato. Che non capisca che si tratta di applicare la norma costituzionale sulla riservatezza. Che si tratta di proteggere gli uomini senza volto e gli innocenti, non i politici o i “colpevoli”. Non dovrebbe essere difficile da capire. C’è forse qualcuno che non usi il turpiloquio? E sarebbe contento, costui, di veder pubblicare le proprie telefonate?
Gli ingenui da un lato credono che, rivelando tutto, si moralizzerà il Paese, dall’altro sperano di spassarsela a spese degli altri. Si sa, è divertente vedere come grida e come si contorce un uomo torturato in pubblico. E che sia colpevole o innocente non lo fa contorcere e gridare diversamente.
Sarebbe bene rinunciare alla contestata legge con la seguente motivazione: “Tenetevi questi magistrati che infrangono la legge violando il segreto d’ufficio; tenetevi questi giornalisti senza scrupoli; tenetevi la vostra stessa mentalità da selvaggi. Finiti i mondiali di calcio, se proprio volete, ghigliottineremo i condannati in pubblico”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 luglio 2010

NAPOLITANO IL DISCOLOultima modifica: 2010-07-02T15:17:00+02:00da gianni.pardo
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