LA PROTASI E L’APODOSI DELLA LOCOMOTIVA

Col problema della legge elettorale ci rintronano le orecchie da anni. Se ne dice tutto il male possibile e la damnatio è arrivata ad una designazione che non consente appello: “il porcellum”. Visto il suo nome – come per la famosa “legge truffa” del 1953 –  questo sistema non ha diritto ad un equo processo: nessuno che spieghi come mai, se è tanto cattiva, sia stata a suo tempo discussa e approvata. Crediamo anche dalla sinistra. Era un’Italia diversa?
Quando cadde il governo Prodi – che pure aveva largamente beneficiato del premio di maggioranza alla Camera – tutti si precipitarono a chiedere che si costituisse un governo qualunque, per un paio di mesi, giusto il tempo di riformare il “porcellum”. Una procedura d’emergenza, quasi si dovesse fronteggiare la peste. Berlusconi invece tirò diritto e vinse le elezioni.
Ora la discussione è ripresa con un diluvio di parole, di discussioni, di dissertazioni, di proposte, di appelli, di progetti, fino a far funzionare quell’eccellente sistema di difesa che è il disinteresse. Come si dice, “loro se la cantano e loro se la suonano”. La realtà infatti è un’altra.
Se si vuole un nuovo sistema elettorale, è necessario che in Parlamento sia approvata una nuova legge. Naturalmente dalla maggioranza che in esso comanda. E la domanda è: la maggioranza ha interesse a cambiare la legge elettorale? La risposta è semplicemente: no.
Secondo. Molti credono che il problema sia attuale perché il governo sarebbe in pericolo: ma è vero? A quanto se ne dice pare di no. Infatti le opposizioni non hanno interesse a farlo cadere in questo momento. Ma eventualmente l’attuale maggioranza avrebbe interesse a cambiare la legge elettorale? Anche qui la risposta è no. In caso di nuove elezioni avrebbe interesse a profittare di un sistema che le offre il premio di maggioranza.
La minoranza naturalmente non può essere contenta di tutto questo ed ha interesse a cambiare la legge elettorale: ma commette l’errore di comportarsi come se la realtà fosse un’altra. In primo luogo, come se il governo fosse caduto e si trattasse di riformare la legge prima di tornare alle urne. In secondo luogo, come se il nuovo sistema da adottare dipendesse dall’opposizione e il problema fosse solo quello di trovare una proposta comune: mentre in realtà non ci sono i voti per farla adottare.
Dal momento che tutto questo è palesemente assurdo, la minoranza si rifugia in calcio d’angolo. D’accordo, dice: lasciamo da parte il nuovo sistema elettorale. Ma non è evidente che l’idea che i candidati siano nominati dai partiti, e non votati direttamente dagli elettori, sia antidemocratica? E allora questo scandalo va eliminato. Poi, naturalmente – aggiunge con aria virtuosa – riformeremo nello stesso tempo la legge elettorale.
Siamo ancora e sempre alla commedia dell’assurdo. In primo luogo, il sistema per il quale i candidati sono nominati e non votati dal popolo sarà sbagliato, ma il legislatore a suo tempo l’ha reputato valido. Dunque è inutile stramaledirlo. In secondo luogo, è vero che oggi gli eletti sono “nominati” dalle dirigenze dei partiti e non eletti dai cittadini: ma anche quando si votavano i nomi di una lista, coloro che vi erano stati inseriti non erano forse stati nominati dai partiti? Questo perfino nel sistema dei collegi uninominali. Se non è zuppa è pan bagnato.
Ma anche ad ottenere questa riforma, la minoranza non si accorge che il suo è un ingenuo cavallo di Troia. Quasi un somaro. Se una coalizione trae un grande beneficio dal premio di maggioranza, sarà disposta a concedere il ritorno alle liste dei candidati: ma il premio se lo terrà stretto. Accettandone l’eliminazione, se è vero che spera di essere un giorno il partito maggioritario, lo stesso Pd farebbe un pessimo affare. Infine se esso, per ottenere il cambio della legge contro la volontà del Pdl, riuscisse a mettere insieme tutti gli oppositori del governo ed anche alcuni dei suoi attuali alleati, potrebbe vincere le elezioni. E allora gli converrebbe beneficiare del premio di maggioranza!
Chi non avesse capito niente di questa diatriba si consoli: non ha perso niente. È una discussione oziosa. Come se si discutesse del consumo orario di una locomotiva, della sua potenza e perfino del colore con cui dipingerla, partendo dalla protasi: “Se mia nonna avesse le ruote”, per poi passare all’apodosi: “sarebbe una locomotiva”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
29 agosto 2010

LA PROTASI E L’APODOSI DELLA LOCOMOTIVAultima modifica: 2010-08-30T08:51:24+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LA PROTASI E L’APODOSI DELLA LOCOMOTIVA

  1. Ovvio che le opposizioni vorrebbero ritornare al proporzionale puro senza premi di maggioranza per rendere l’Italia ingovernabile,atto primo per disarcionare il Cavaliere. Questo però non lo dicono e sottolineano solo il fatto che i deputati non doverbbero essere nominati ma eletti. Per tacitarli basterebbe lasciare le cose come stanno e introdurre la preferenza unica.

  2. in effetti l’attuale legge elettorale è ignobile e la maggioranza sol che dimostrasse di avere un minimo di senmsibilità dovrebbe impegnarsi per modificarla.Purtuttavia, anche se la modifica dovesse approdare ad una riconferma degli eletti rimarrebbe all’elettore, comunque, la responsabilità per aver riconfermato un bel….marpione.Ammettiamolo infine che l’attuale classe politica è molto scadente e non riesce a comunicare con gli elettori nonostante la disponib ilità di tanti mezzi di comunicazione.

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