FACCIAMO IL PUNTO

Qualche giorno fa, studiando la situazione attuale, si giungeva alla conclusione che non ci si capiva niente. Ora, dopo le clamorose dichiarazioni di Fini, molti si esprimono invece con l’aria di dire: “Finalmente si è chiarito tutto!” “Finalmente Gianfranco ha rivelato il suo gioco!” e, addirittura, “Finalmente la maggioranza è in crisi, il governo è caduto!” E al contrario non c’è niente di chiaro, non c’è niente di definitivo e continuiamo ad essere incerti su molte cose. Infatti un conto sono le parole – che non costano niente – e un conto sono gli atti.
Fini ha avuto l’aria di sparare cannonate. O Berlusconi si dimette, ha detto, o ritiriamo la nostra delegazione dal governo. Ma sono cannonate a salve. I ministri e i sottosegretari si sostituiscono facilmente. L’unica mossa veramente significativa sarebbe avere la maggioranza per votare la sfiducia al governo e farlo così cadere. Il resto è aria fritta.
Viceversa, per quello che si è visto, da mesi si gioca una lentissima partita a scacchi. O più precisamente – vista l’ottusa brutalità delle mosse – una sfida a braccio di ferro in cui la posta in gioco è quella di far saltare i nervi all’avversario.
In questo le tattiche sono state diverse. Una lotta programmaticamente impari come quella fra il reziario e il mirmillone. Fini è stato sempre all’attacco: o personalmente, o attraverso quel genio politico che si chiama Italo Bocchino o infine per voce di quegli altri Talleyrand che vanno sotto il nome di Fabio Granata e Carmelo Briguglio. Viceversa, Silvio Berlusconi non ha risposto e comunque mai con aggressività. Una situazione di stallo.
Fino a due giorni fa. Infatti a Perugia Fini si è comportato come se i nervi gli fossero saltati. Come se volesse spingere le cose al punto da perdere subito o vincere subito. Ma può darsi che Berlusconi abbia pensato ad una sceneggiata e per questo sia rimasto olimpico. Fini avrebbe fatto finta di essere uscito dai gangheri mentre in realtà faceva solo una mossa; il Cavaliere avrebbe letto le carte dell’avversario concludendo: “Fulmini e saette, ma in fondo solo parole. A questo punto, se gli rispondessi per le rime, la gente direbbe che stiamo litigando come comari. Se invece non dico nulla, o lui è costretto ad agire e compromettersi o farà la figura di un parolaio inconcludente”.
E in questo senso per una volta ha ragione Antonio Di Pietro quando dice: “Bisogna stanare Fini. Bisogna che il Pd presenti una mozione di sfiducia al governo e inviti Fini a sostenerla. Così si vedrà da che parte sta”.
Ma il Pd non lo fa, probabilmente per due ragioni: o perché non è sicuro che la mozione di sfiducia avrebbe la maggioranza o perché teme che Fini all’ultimo momento si sfili. Inoltre se la mozione passasse e se non si riuscisse a formare un nuovo governo, la prova delle urne potrebbe attualmente essere disastrosa, per il centro-sinistra. Berlusconi sarebbe per giunta in possesso di una buona briscola: l’accusa di tradimento da lanciare contro Fini, cercando di ricuperare i voti dei suoi elettori.
Ecco le tante ragioni d’incertezza del momento presente. Chissà quanto se ne parla, quando telecamere e giornalisti sono lontani.
Naturalmente il povero Silvio Berlusconi sarà sommerso dai consigli. Tutti gli diranno qual è la mossa giusta da fare. Tutti sono certi del fatto loro. E poiché, se sbagliano in tanti, abbiamo il diritto di sbagliare anche noi, diremo il nostro parere.
Berlusconi farebbe bene a formulare una legge, utile al Paese e alla maggioranza, che però contenga anche una piccola parte indigesta ai finiani, ponendo su di essa la questione di fiducia. A questo punto o il Paese otterrebbe un’importante riforma, e Fini sarebbe squalificato per essersi contraddetto e per essere rientrato nei ranghi con la coda fra le gambe, oppure il Presidente della Camera farebbe cadere il governo, e sarebbe additato come il traditore responsabile della crisi e del caos nel quale avrà precipitato la nazione.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
9 novembre 2010
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FACCIAMO IL PUNTOultima modifica: 2010-11-09T18:57:51+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “FACCIAMO IL PUNTO

  1. “Berlusconi farebbe bene a formulare una legge, utile al Paese e alla maggioranza, che però contenga anche una piccola parte indigesta ai finiani, ponendo su di essa la questione di fiducia.”

    Francamente mi sembra molto difficile trovare una combinazione simile.
    Nella situazione in cui ci troviamo una legge utile al Paese può essere solo impopolare. In ogni caso i futuristi potrebbero decidere di astenersi o di uscire dall’aula. E siamo punto e a capo.

  2. Per l’ultima frase. Forse non è come lei dice. In caso di crisi di governo si additerà come avversario – o alleato colpevole – chiunque con la sua azione, che sia assenza, che sia astensione, che sia voto contrario, che sia volontaria assenza dall’aula – avrà fatto cadere il governo.
    La fiducia non è un atto formale, se non nelle sue modalità. Nella sostanza, è colpevole di aver fatto cadere il governo chi ha fatto cadere il governo, comunque abbia fatto.

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