IL RUGGITO DEL BERLUSCONI FERITO

Da decenni Silvio Berlusconi è sotto attacco da parte della magistratura. Ma è stato anche “contestato” dall’interno: le coalizioni infatti nascono dalla convergenza su certi interessi e certi programmi ma non su tutti. È dunque comprensibile che Casini, a suo tempo, abbia   rallentato l’azione di governo per quanto riguardava alcuni provvedimenti e Fini l’abbia rallentata per altri. Né è necessario sottolineare gli stridori che i progetti federalisti della Lega Nord hanno avuto e ancora hanno con un partito “nazionale” come il Pdl. Il risultato di queste spinte e controspinte è stato un continuo rinvio delle grandi riforme. Quasi la paralisi del legislativo. Siamo ancora qui a stupirci che sia passata la riforma della scuola e dell’università: eravamo arrivati alla convinzione che le riforme sono “qualcosa di cui si parla”, non qualcosa “che si fa”.
Dal 2008 sono però avvenuti alcuni fenomeni importanti. Non c’è più stato il freno dell’Udc – sospinta ai margini della politica – e la lotta sorda e sleale di certa magistratura è divenuta conclamata. Alcuni pm hanno perso ogni scrupolo, fino a sparare la massima bordata che siano riusciti a concepire: l’accusa di favoreggiamento della prostituzione. Infine la follia di Fini, dopo mesi di uno stupido controcanto e di fastidiose punzecchiature, ha posto a repentaglio la vita del governo. Molti parlamentari, collegando questi fatti, si sono detti: “Il Cavaliere è bollito. E se siamo già al dopo-Berlusconi, meglio mettersi alla testa del cambiamento piuttosto che subirlo”. Così hanno lasciato il Pdl e sono passati al Fli. Per poi pentirsene. Infatti l’animale che si credeva di avere impallinato era perfettamente vivo. Il dopo-Berlusconi, malgrado le profezie di Eugenio Scalfari, non era affatto cominciato. Anzi, per come si mettono le cose, sembra che si sia sì voltata pagina, ma a suo favore. La Lega è un alleato che non crea seri problemi e il governo sembra rafforzato dal venir meno di freni e faide interne.
Nel centro-destra l’unica opzione rimasta è l’obbedienza. La dissidenza di Fini si è rivelata disastrosa e Berlusconi si trova oggi, da solo, a capo di un partito che veramente domina e con cui può realizzare ciò che vuole. Tanto che la proclamata intenzione di procedere alla riforma della giustizia – con la divisione in due del Csm, con la separazione della carriere e forse la riforma della Corte Costituzionale – fa sorgere l’interrogativo: “Vuoi vedere che stavolta parla seriamente?”
Non sarebbe strano. Tucidide spiegava il fenomeno due millenni e mezzo fa. Una città assediata può arrendersi, sperando nella clemenza del vincitore. E il vincitore ha interesse ad essere tale: diversamente la prossima città assediata, non potendo contare sulla sua generosità, combatterà fino alla morte e renderà costosissima o impossibile la vittoria. È quello che forse è avvenuto recentemente. Berlusconi ha ricevuto a lungo consigli di moderazione, fino ad apparire incapace di reazione, vinto e sconfitto. Non ha querelato i giornali che lo calunniavano; non ha insistito nello scontro con la magistratura; non ha risposto agli attacchi di Fini e agli insulti di ogni genere di cui è stato quotidianamente ricoperto. È stato mite e tuttavia la città assediata ha visto che ogni quartiere ceduto al nemico era messo a ferro e fuoco. Fino allo show down finale del 13 dicembre, quando si è capito che il nemico non era clemente e non prometteva neppure salva la vita. E qui si è avuto il cambio delle regole d’ingaggio e il ribaltamento della situazione. Non solo il governo è uscito vincitore dall’ordalia, ma ha anche capito che si trattava di guerra totale: e allora che sopravviva chi riuscirà a sopravvivere.
Questo spiegherebbe i toni bellicosi del Cavaliere. Se tutti sono sempre e comunque scontenti, se tutti vogliono abbatterlo a qualunque costo, se tutti l’accusano di essere una sorta di dittatore, tanto vale esercitare i suoi poteri, realizzando le promesse tante volte formulate. Farà contenta quella base muta che si fa sentire solo ogni cinque anni e che ha rischiato di deludere. Dopo il tradimento di Fini Berlusconi ha smesso di ascoltare le “colombe” e per procedere alle riforme ha adottato la linea “oltranzista ed eroica” di chi, in caso di sconfitta, non si aspetta nulla dal vincitore. Se dovrà morire, morirà in piedi.
Siamo lungi dal credere che tutto questo si realizzerà veramente. Ci crederemo quando lo vedremo. Ma se la defezione di Fini conducesse a questo, sarebbe stata la migliore notizia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
20 febbraio 2011

IL RUGGITO DEL BERLUSCONI FERITOultima modifica: 2011-02-20T13:03:46+01:00da gianni.pardo
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8 pensieri su “IL RUGGITO DEL BERLUSCONI FERITO

  1. La sua logica è sempre esemplare, eppure a tutt’oggi sembra che nessun politologo scommetterebbe 1 euro sulla possibilità che questo governo possa arrivare a fine legislatura, mentre a me, la situazione sembra completamente ribaltata. Permangono tuttavia, come lei giustamente sottolinea, enormi incognite che potrebbero modificare nuovamente la situazione.

  2. Il problema è che sta per arrivare una condanna certa. Gli scommettitori ne sono convinti. Quindi cosa potrebbe accadere?

  3. E che intanto si continui a governare.
    Mi spiego. Se una magistratura seria accusasse un primo ministro di sfruttamento della costituzione, logica (e indignazione popolare) vorrebbero che si dimettesse. Il fatto è che in Italia moltissimi non reputano seria (o imparziale) la magistratura, e dunque Berlusconi ha una briscola che altri non avrebbero. Direbbe: “È un attacco politico. La Costituzione comunque dice che nessuno è colpevole fino a sentenza passata in giudicato e io intanto vado avanti”.
    Inotre il Parlamento potrebbe dire la sua e altri (scommettitori?) dicono che il caso è molto meno solido di quanto a sinistra si vorrebbe. Vedremo.

  4. NON SONO D’ACCORDO CON LEI. lA MAGISTRATURA AGISCE QUANDO C’è UN ‘FUMUS’ DI REATO CHE PER ULTIMO SI è SOSTANZIATO NELLA TELEFONATA FATTA DA bERLUSCONI AGLI AGENTI A MILANO. iL REATO è CONCUSSIONE; ANCHE BOSSI SI RESE CONTO DI CIò TANT’è CHE DISSE ” DOVEVA FAR CHIAMARE DA ALTRI”. QUINDI, CONCUSSIONE .

    IN ITALIA COME IN FRANCIA ABBIAMO 3 POTERI DISTINTI, MA CHI è ELETTO, DAL 25% DELL’ELETTORATO, DEVE RISPETTARE LE LEGGI E QUALORA LE VOLESSE CAMBIARE POTREBBE PROPORLO E ATTENERSI ALL’ITER DIBATTIMENTALE DEMOCRATICO.
    IL PORRE CONTINUAMENTE LA FIDUCIA EVIDENZIA IL FATTO CHE STIAMO PERDENDO LA NOSTRA LIBERTà DEMOCRATICA, QUINDI ABBIAMO IL SERPENTE.

  5. Non paragoni l’italia alla Francia o a qualsiasi altro paese civile, in francia per esempio, esiste praticamente il lodo Alfano.
    Per quanto riguarda la concussione mi chiedo se lei ha sentito da Vespa le percentuali di rito immediato per il reato di concussione. Praticamente nulle.
    E viene da chiedersi, se il rito immediato viene applicato solo a Berlusconi dove non le pressioni eufemimisticamente parlando sono quanto minimo nascoste, a quelli per cui non è richiesto il rito immediato viene da immaginare che abbiano mandati i saluti a casa del concusso…dopotutto i saluti potrebbero sempre nascondere una minaccia velata.

  6. Gloria, non scriva tutto maiuscolo: nel mondo dei blog corrisponde a gridare. E le sue tesi (da poco competente in diritto, credo; ma io sono poco competente in botanica, in medicina, e in un sacco di altre cose) non mi convincono neanche se le grida.
    Poi, se uno fa telefonare un altro, è segno che intendeva commettere il reato di concussione? Accidenti.

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