L’INTERVISTA DI BERLUSCONI

Berlusconi è un ingenuo. Annuncia che uscirà dalla politica attiva nel 2013 e non capisce che probabilmente non sarebbe dovuto entrarci nel 1994. Non perché non fosse utile all’Italia: impedì la conquista del governo da parte degli ex, e non troppo ex, comunisti; non perché non avesse straordinarie capacità : e lo dimostrò passando da illustre sconosciuto a Primo Ministro fra l’autunno 1993 e la primavera 1994, quanto perché del politico gli manca la doppiezza, la furbizia, il cinismo. Non capisce per esempio che lui è il moderno re Mida. Se si occupa di un suo nemico, se solo ne parla, lo arricchisce. Rende famose persino le persone che si limita a guardare. Alla parata del 2 giugno 2010, se non ricordiamo male, apprezzò l’avvenenza di una crocerossina e nel 2011 i giornali hanno ripubblicato la foto della donna, dicendo che anche stavolta aveva partecipato alla sfilata, ma in una posizione meno evidente. A momenti l’intervistavano: “Che cosa ne pensa del fatto che Berlusconi la trovi bella? È offesa o lusingata, dall’interesse di quel donnaiolo? Conta di querelarlo o di darsi al cinema?”

Stamani i giornali parlano di una sua intervista a la Repubblica. Repubblica? Come, quel giornale lo odia e lui l’arricchisce concedendogli un colloquio che farebbe la fortuna, almeno per quel giorno, di qualunque altro quotidiano? Poi si va a leggere e si vede che a quell’uomo, come sempre, manca la furbizia e il cinismo. Non ha programmato di concedere un’intervista: ha solo incontrato un giornalista e non ha resistito alla tentazione di chiedergli: “Ma quand’è che smetterete di attaccarmi? Provate a essere più equilibrati”. Il risultato è che il giornale titola “l’intervista”. E la trasforma in un annuncio epocale in esclusiva: “il Cavaliere annuncia il ritiro – “Nel 2013 lascio, tocca ad Alfano”. Non imparerà mai. 

La lettura del testo è istruttiva(1). Berlusconi parla col “nemico” come parlerebbe con un amico e dice le cose come stanno. Dimentica l’aureo principio politico secondo il quale la verità va detta solo se non c’è una più conveniente versione dei fatti. “Il premier è un fiume in piena”.

Dimostra comunque, anche così all’impronta, uno straordinario senso del reale unito ad una ammirevole capacità di sintesi: “Tutti quelli che si staccano fanno una brutta fine. Pensate a Fini e Casini. Quelli del Fli ormai sono inesistenti. Il loro progetto politico – una volta fallito l’assalto del 14 dicembre – è il nulla. Ero solo io il loro obiettivo”. Pietra tombale su Gianfranco.

Nel 2013 “Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano. Io, se potessi, lascerei già ora…”. “Cercherò di costruire il Ppe in Italia. Ma a 77 anni non posso più fare il presidente del consiglio”. Effettivamente, che fosse stanco, in questi giorni si era visto. Non fisicamente, forse: ma stanco di avere a che fare con la realtà italiana. Adenauer ha fatto politica anche da più vecchio, ma almeno la Germania lo onorava. Qui invece vien voglia di dire: “Arrangiatevi da soli, visto che gridate tanto di esserne capaci!”

Il realismo dell’intervistato rifulge in altre sintesi perfette, per esempio a proposito di Casini: “O va da solo come Terzo polo o – come penso – farà un patto di apparentamento con noi quando saprà che il candidato premier non sono io. A sinistra non può andare perché altrimenti perde i due terzi dei suoi elettori. E la legge elettorale resta questa. Non se ne esce”. Tutte cose che in passato, nel nostro piccolo, sono state dette e ripetute anche in questa sede, perché evidenti; e mal si comprendono i libri di filosofia che hanno scritto i giornali, senza tenere conto di questi dati elementari. I grandi partiti non hanno alcun interesse a cambiare una legge che offre loro un sostanzioso premio di maggioranza. Come dice Berlusconi: “non se ne esce”. 

Poi il giornalista parla di Tremonti e il Cavaliere, col cuore in mano: “Lui pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini. Lo sopporto perché lo conosco da tempo e va accettato così”. Anche qui la pura e semplice verità. Ma si può?

Claudio Tito insiste: Tremonti, che non fa gioco di squadra, si potrebbe mettere contro di lui?” E ancora una volta la risposta di Bertoldo: “È carattere. Ma alla fine non può fare niente. Anche lui: dove va?”

Il resto, è normale politica, se pure trattata col tono amichevole di una conversazione in cucina. Chi non è normale è proprio lui, l’intervistato. Chiunque sapesse di essere al centro del mirino, con giornali pronti a deformare e invelenire qualunque frase, anche la più innocente, rilascerebbe interviste solo ricevendo domande scritte, dando risposte scritte, con diritto di leggere l’intervista e approvarla prima della pubblicazione. Stavolta forse è caduto in piedi, ma la soluzione più semplice sarebbe sempre quella di non concederne mai, interviste.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

8 luglio 2011

 (1)http://www.repubblica.it/politica/2011/07/08/news/intervista_berlusconi-18824931/?ref=HREA-1

L’INTERVISTA DI BERLUSCONIultima modifica: 2011-07-08T10:22:53+02:00da gianni.pardo
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