FORSE È MEGLIO PERDERE, NEL 2013

 

Affaritaliani.it, il noto giornale on-line, pubblica un sondaggio dell’Istituto Piepoli da cui risulta che il centro-destra è fermo da settimane al 41%. Il Pdl è al  29%. Viceversa il centro-sinistra rimane stabile al 44% (tre punti in più del centro-destra) e il Pd diviene il primo partito italiano col 29,5%. Infatti ha guadagnato quel mezzo punto che Sel ha perduto. Di Pietro raccoglie il 4,5% dei consensi – parecchio di meno del massimo raggiunto in passato – e l’Udc perde mezzo punto. Altrettanto fa il Fli: solo che per questo partitino mezzo punto (dal 2,5 al 2%) rappresenta la perdita del 20% dei propri consensi.

Questi dati, come sempre, sono moderatamente affidabili: infatti non raramente i sondaggi si contraddicono e, come se non bastasse, in politica qualche mese può cambiare tutto, in un senso come nell’altro: quello che vale oggi non è detto che valga al momento delle elezioni. Ma vogliamo credere che il giornale abbia ragione quando parla di “diffusissimo malcontento”: “Oltre agli scandali sessuali il tema su cui gli italiani sono più sensibili sono i soldi. I tagli in programma nella manovra potrebbero far scendere ancora il governo”. E questo malumore potrebbe determinare il risultato della prossima consultazione elettorale.

Non si tratta di fenomeni emotivi, anche se si butta la croce sul governo attuale per colpe che risalgono già agli anni ’80 del secolo scorso. Ora può darsi che l’Italia sia giunta ad un punto di svolta. Dopo avere scialacquato per decenni, dopo avere contratto un debito colossale per dire di sì a tutti, i nodi sono venuti al pettine. Finché è stato possibile cavarsela con trucchetti vari e fantasia finanziaria, è sembrato che si potesse andare avanti indefinitamente. Negli ultimi giorni invece è come se gli altri Stati europei e soprattutto i mercati avessero presentato la cambiale all’incasso. Prova ne sia che il governo è stato obbligato a varare una manovra di proporzioni gigantesche. Una operazione la cui totale inevitabilità è dimostrata dall’opposizione che, riconoscendone la necessità e l’urgenza, ha dichiarato che non farà ostruzionismo. Non voterà a favore, certo, sia perché il governo non ha bisogno dei voti della minoranza, sia perché sarebbe sciocco condividere senza esservi obbligati l’impopolarità del provvedimento: ma, per quello che s’è capito, la situazione è tale che l’opposizione non se l’è sentita, per puri interessi di bottega, di avere un atteggiamento contrario alle stringenti necessità della nazione.

Se tutto questo è commendevole – soprattutto se si pensa ai livelli normali della rissosità italiana – rimane tuttavia un segnale molto pericoloso per il futuro del centrosinistra. In questo momento esso beneficia dell’impopolarità di una maggioranza rissosa, parolaia, inseguita dalle Procure della Repubblica e incapace di mantenere le promesse tante volte ripetute: ma se lo stato d’animo degli italiani dovesse mantenersi fino al 2013, se cioè il centrosinistra dovesse andare al potere, riceverebbe in regalo il vaso di Pandora. Infatti la parte più cospicua della manovra sarà operante fra qualche anno, rendendo in quel momento largamente inviso ai cittadini qualunque governo di qualunque parte politica. I francesi dicono che uno stomaco vuoto non ha orecchie e quando gli italiani saranno costretti a tirare la cinghia, la loro collera si abbatterà sulla incolpevole maggioranza del momento. Oggi si è stati obbligati a creare i presupposti di un’impopolarità rispetto alla quale quella di questi mesi somiglia ad un applauso.

Chi vincerà le prossime elezioni si farà odiare dagli italiani. Già normalmente la sinistra è accusata di essere “il partito delle tasse”, ma stavolta non avrebbe proprio modo di sfuggire all’accusa: anche se, ironia della sorte, chi ha stabilito quelle tasse sarà stato il centrodestra.

L’attuale maggioranza, perdendo le elezioni, potrà rimpiangere il potere, le auto blu e i tanti vantaggi che dà la guida della baracca, ma si potrà ripromettere una facile vittoria cinque anni dopo. Nel frattempo avrà la gioia maligna di vedere i vincitori in una situazione più scomoda di quella dei vinti. Se invece, per caso (stavamo per dire per disgrazia), dovesse rivincere le elezioni, sarebbe come se avesse contratto l’assicurazione di perdere con margine le successive, nel 2018. Sempre che fosse capace di arrivare alla fine della legislatura.

La morale è semplice: perdere non fa piacere a nessuno, ma stavolta l’idea di vincere fa paura.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

14 luglio 2011

 

FORSE È MEGLIO PERDERE, NEL 2013ultima modifica: 2011-07-15T08:58:31+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “FORSE È MEGLIO PERDERE, NEL 2013

  1. Caro Gianni
    l’analisi politica è come al solito ben fatta e convengo che sarebbe meglio perdere le elezioni al prossimo appuntamento. Credo però che il problema non si ponga perché gli italiani, delusi e scoraggiati da questo governo, nel 2013 non gli rinnoveranno la fiducia.
    Non mi sorprenderebbe che sull’onda di questo malcontento generale che investe destra e sinistra possa avanzare un altro nuovo partito di matrice estrema destra, in fondo la storia è sempre fatta di cicli.

  2. Non credo, cara Ivana. L’estrema destra non ha mai avuto idee. A meno che non chiamiamo “idee” un vago nazionalismo di stampo ottocentesco o, peggio, qualche sogno di gloria tipo “il Dittatore” di Chaplin. Il fascismo è stato una forma di socialismo nazionalista e (would be) autoritario. E in questo senso vendeva fumo, come il socialismo senza aggettivi. E poiché gli uomini hanno un estremo bisogno di comprarlo, quel fumo, io l’alternativa la vedo fra un liberalismo timido e poco convinto di sé e un socialismo confusionario, spendaccione (dunque pesante dal punto di vista fiscale) e, in fin dei conti, oppressivo.
    Traduzione: non ho speranze, né a destra, né al centro (ci abbiamo appena provato), né a sinistra. Ma è chiaro che agli italiani, questa Italia che a me non piace, piace invece molto. Senza nucleare, senza tav, senza libertà di impresa e di lavoro, senza neppure la libertà di locare l’appartamento vuoto a prezzi di mercato. E di buttare fuori l’inquilino moroso.
    È chiaro che non è sbagliato il Bel Paese, sono sbagliato io.

  3. Pardo dice che “L’idea di vincere fa paura”. Fa paura al centrodestra, per il quale sovratassare i contribuenti e’ come picchiare i bambini, ma non fa paura al centrosinistra.
    Non sappiamo come sara’ il paesaggio fra due anni, ma se il centrosinistra vincesse, provo a fantasticare e a pensar male:
    Subito dopo la vittoria, una frase di D’Alema con smorfia di superiorita’: “Mossi dal nostro grande Senso Dello Stato, e con grande Senso Di Responsabilita’, ci accingiamo a porre rimedio alla disastrosa eredita’ lasciataci dalla gestione velleitaria del governo di centrodestra che ha portato il Paese al collasso”.
    (Segue, di nascosto, la piu’ massiccia fuga di capitali all’estero che si sia mai vista: mongolfiere, minisommergibili, razzi carichi di soldi sparati oltre confine ecc.)
    Quindi verranno ultratassati i “ricchi”, cioe’ quelli che guadagnano piu’ di 50.000 euro lordi annui, e praticamente espropriati i “ricchissimi” con una serie di clausole quasi “contra personam”.
    Recitera’ un comma del provvedimento: “Sono esclusi i capitali e i redditi derivanti da attivita’ socialmente utili, come le Societa’ Cooperative, e quelli di enti operanti ad alto contenuto morale, culturale, formativo e informativo (segue un lungo elenco che vi lascio immaginare).
    I politici, che sono tutti ricchi, riceveranno misure compensative: consulenze, studi inutili, premi una-tantum (il gettito sara’ tale che ci sara’ pure spazio per qualche piccolo aumento della spesa pubblica che passera’ inosservato).
    Il debito pubblico arretrera’ vistosamente, verso il 70% del PIL.
    Un figurone in sede internazionale. Complimenti del Presidente Della Repubblica, di nuovo e come sempre di sinistra.
    Dove sta il problema ? Chi ha paura di che ?

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