RICOLFI CONTRADDICE RICOLFI

Contraddire Luca Ricolfi non è gradevole. Sia perché lo consideriamo la migliore testa pensante del Pd, sia perché tante volte lo abbiamo applaudito in passato. Stavolta (1) tuttavia il compito è facilitato dal fatto che il suo articolo è contraddittorio: possiamo utilizzare Ricolfi contro Ricolfi.
Egli sostiene in sintesi che il governo ha agito in ritardo. Il disastro attuale era prevedibile e previsto. Né è stata seria la manovra precedente, che rinviava tutto al 2013-2014. L’ “aver rimandato i sacrifici significa averli aggravati”; e questo è “un errore che una classe dirigente degna di questo nome non avrebbe fatto”.
Affermando questo, l’editorialista dimentica che la politica non è una discussione teorica: essa agisce sulla realtà, con effetti concreti valutati dai cittadini, non solo dai politologi e dagli economisti. Se dunque questo governo (“come i cinque precedenti”, dice lui stesso) ha molto esitato, prima di intervenire, non è stato perché non è “una classe dirigente degna di questo nome”, ma perché era sicuro che la gente non avrebbe capito e avrebbe linciato sia l’esecutivo sia la sua maggioranza.
Riguardo ai contenuti della manovra, leggiamo che “il contributo di solidarietà” è insieme ipocrita ed ingiusto, un balzello “necessario per ingraziarsi i sindacati”. Ora appunto, se c’è ragione di temere la reazione della sinistra e delle parti sociali oggi che l’entità del pericolo non è negata da nessuno, che sarebbe avvenuto, se si fosse agito prima, per giunta senza “far piangere i ricchi”? Egli dimentica che è stata l’opposizione tutta, insieme con i sindacati, che ha richiesto a gran voce pesi aggiuntivi a carico dei “redditi alti”. Il governo ha stupidamente ceduto perché impaurito dall’intera opinione pubblica. E non è ancora bastato: la Camusso sta organizzando lo sciopero generale.
Ricolfi scrive: “Meglio, molto meglio anche sotto il profilo del gettito, sarebbe stato agire con una piccolissima imposta sul patrimonio (tipo il 5 per 10.000). Almeno avrebbero pagato anche gli evasori”. Bravissimo. Se solo fosse facile censire e conoscere i patrimoni. Proprio oggi, nel Gr2 delle 12,30, un competente diceva che essi per il fisco sono un oggetto assolutamente misterioso.
Altri rimproveri: “manca un piano di dismissioni del patrimonio pubblico”. Giusto. Ma è cosa che si può attuare nel giro di una settimana? “Diverse misure, a partire dal contributo di solidarietà, non hanno carattere strutturale”: e infatti si è voluto creare un gettito immediato, per rispondere immediatamente, non in futuro, ai mercati. Le misure opportune sarebbero state: “riduzione della pressione fiscale sui produttori, abbattimento del numero di adempimenti per le imprese”. Ma non ha notato, l’editorialista, che solo per avere rimandato la “tracciabilità dei rifiuti speciali”, adempimento costoso e complicato per troppe imprese, il governo è stato accusato, perfino da una sua ministra e perfino dal Procuratore Grasso, di favorire le ecomafie? Sempre tutti d’accordo, in teoria: ma al primo accenno di realizzazione, tutti a criticare.
Fino ad ora tuttavia si è parlato di cose secondarie. Il nodo centrale, dice l’articolista, è il debito pubblico: “Pensare di risolvere questo problema senza accelerare la crescita, senza portarla dallo stentato 1% attuale ad almeno il 2%, è pura illusione”. E chi gli dice che il governo questa illusione l’abbia? Il massimo che si riesca a sperare non è di giungere in porto, ma di non inabissarsi al largo.
Però chi dà più compiutamente torto a Luca Ricolfi è Luca Ricolfi il quale, nello stesso articolo, scrive: “È paradossale, e duro da accettare, ma la lezione di questi giorni è anche questa: la paura suscitata dai mercati rende possibili oggi al governo scelte che – senza quella paura – sarebbero state semplicemente impraticabili, perché avrebbero richiesto un’opposizione seria, disponibile al dialogo sulle riforme economico-sociali anziché ossessionata dall’incubo della democrazia in pericolo”. E allora, se senza la “paura suscitata dai mercati” le misure sarebbero state impraticabili, anche perché l’opposizione è quella che è, con quale coraggio si rimprovera al governo di non avere praticato misure impraticabili?
“Anche se va aggiunto, per amore di verità, che la timidezza del governo è anche il risultato dell’immaturità dell’opposizione: se Tremonti e Berlusconi avessero agito in tempo e con il rigore richiesto dalla situazione, opposizioni e parti sociali li avrebbero massacrati”. Ma questo, caro Luca, non azzera totalmente l’articolo di Ricolfi?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
14 agosto 2011
(1)http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9093

RICOLFI CONTRADDICE RICOLFIultima modifica: 2011-08-14T16:08:23+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “RICOLFI CONTRADDICE RICOLFI

  1. E’ cosa che si poteva attuar nel giro di una settimana? In una settimana no, però questa situazione non era affatto imprevedibile come spesso ripete lei.

    http://www.corriere.it/economia/11_agosto_16/rimini_crisi-prevedibile_4ec3952e-c7d0-11e0-9dd1-bf930586114f.shtml

    Certo, avrebbero protestato, ma tanto lo fanno lo stesso anche ora. La posizione del governo di negare che si era ancora nel mezzo della crisi (che anzi il peggio doveva ancora venire) quando questo era del tutto evidente di certo non ha giovato.

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