STANCHI DI BERLUSCONI

Affaritaliani ha pubblicato un articolo in base al quale “Solo un quarto degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, ritiene che l’operato del Governo Berlusconi negli 12 mesi sia stato in linea con le reali esigenze del Paese”. Se si votasse oggi, il Pd sarebbe il primo partito italiano, col 28%; Il Pdl sarebbe al 26%; la Lega sotto il 10%; Il Terzo Polo sarebbe al 12,5%; Sinistra e Libertà sarebbe al 7,4%; l’Idv al 6,1%; il Movimento Cinque Stelle sfiorerebbe il 4% e il resto dei partiti di centro-sinistra sarebbe al 3,4%. “L’attuale sistema elettorale non permetterebbe però al Centro Sinistra di ottenere la maggioranza a Palazzo Madama. Il Terzo Polo “potrebbe essere l’ago della bilancia”.
I sondaggi non sono affidabili. Benché tutti vantino metodi scientifici, si contraddicono; e soprattutto ciò che è vero oggi non è detto sia vero domani. Ciò malgrado, non c’è dubbio che il centro-destra sia in perdita di consensi; dunque chi non intende votare per il centro-destra potrebbe votare per il centro-sinistra. Questo però non è “capace di rappresentare, agli occhi degli elettori, una credibile alternativa all’attuale maggioranza”. La tendenza, scrive l’articolista, “premia, ben oltre i propri meriti, il PD di Bersani”. A parte quel “propri” che dovrebbe essere “suoi”, non si vede il perché di parole tanto dure. La leadership di Pierluigi Bersani non sarà carismatica ma, se è legittimo vincere perché si è più veloci del concorrente, è altrettanto legittimo vincere perché il concorrente è più lento di noi. A meno che la frase non corrisponda, come i rituali insulti a Berlusconi, alla moda di trattare con disprezzo il Segretario del Pd.
Gli italiani sono scontenti. Lo sono soprattutto perché, ingenuamente, credono che un governo possa risolvere i problemi dell’economia. Ma se il centro-destra sarà mandato a casa, il centro-sinistra saprà che cosa fare della vittoria?
Il Pdl e la Lega formano un blocco che, malgrado le sue crepe, costituisce un insieme collaudato (al 36%). Il Pd invece dovrebbe avere nella coalizione l’Idv (6,1%), Sinistra e Libertà (7,4%) e, se raggiunge il 4%, il partitino di Grillo: amalgama difficile. A parte il fatto che c’è un’astensione del 26% e sono possibili notevoli sorprese. Ma ammettiamo che questo sia il risultato delle elezioni: come potrebbe governare il centro-sinistra con all’interno i guastatori di Sel, un infedele come Di Pietro e, chissà, un movimento come Cinque Stelle? Di quest’ultimo il Pd avrebbe qualche speranza di liberarsi non accettandolo nella coalizione, ma l’Idv e Sel contano di andare in Parlamento con le proprie forze e, una volta conquistata la posizione, è naturale che la sfruttino. Sel, in particolare, imporrebbe un programma di estrema sinistra: e le conseguenze si sono viste col governo Prodi.
Il sondaggio accredita il Terzo Polo di un bellissimo 12,5% che, da solo peserebbe più dell’Idv e di Sel messi insieme, per un’alleanza. Ma per stringerla e renderla accettabile ai propri elettori, Casini e i suoi amici vorrebbero tali garanzie di moderazione e centrismo che la coalizione sarebbe vista a sinistra come un tradimento degli ideali: una sorta di berlusconismo senza Berlusconi.
Visto però che il Terzo Polo è sicuro di arrivare in Parlamento con le proprie forze, il Pd potrebbe scegliere di allearsi con esso dopo le elezioni. Ma Casini e gli altri, dinanzi alla prospettiva d’essere intruppati con Nichi Vendola, Claudio Fava, Oliviero Diliberto, e, Dio non voglia, Beppe Grillo, sarebbero costretti a dire di no. La carta del Terzo Polo è una bella briscola ma non si sa come giocarla.
Si deve fare anche l’ipotesi che giochi a favore dell’alleanza col centro-destra la lunga astinenza dal potere del Terzo Polo. Esso ha dimostrato di sopravvivere senza Berlusconi, ma anche Berlusconi è sopravvissuto senza di esso. Se il Cavaliere rinunziasse a candidarsi sarebbe facile stringere un’alleanza con un personaggio come Angelino Alfano.
Il sondaggio non ci dice nulla sul risultato elettorale possibile. E se alle elezioni non si va, né per iniziativa del centro-destra (comodamente seduto al potere), né per iniziativa del centro-sinistra (che le elezioni le chiede ma non le vuole), è perché nessun leader è sicuro di come andranno le cose. Il Kriegsspiel è divertente ma la guerra vera è tutt’altro che un gioco: e infatti nessuno mostra istinti bellicosi. Gianfranco Fini meno di tutti.
Il problema non è quello di sapere a favore di chi, se ne costituirà l’ago della bilancia, si schiererà il Terzo Polo al Senato: il problema fondamentale è quello delle alleanze non indecenti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
16 agosto 2011
http://affaritaliani.libero.it/politica/tre_italiani_su_4_bocciano_governo_crollano130811.html

STANCHI DI BERLUSCONIultima modifica: 2011-08-16T08:04:20+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “STANCHI DI BERLUSCONI

  1. ” Gli italiani sono scontenti. Lo sono soprattutto perché, ingenuamente, credono che un governo possa risolvere i problemi dell’economia.”

    Tra risolvere tout-court i problemi dell’economia e adottare una politica economica che agevoli la ripresa economica ce ne corre. A meno di voler credere che l’ammontare delle spese dello Stato ( 51% del PIL ) e la qualità della spesa, sia una variabile indipendente dell’economia, come il salario degli anni settanta. Oltre alla quantità e qualità della spesa, governo e parlamento sono responsabili della quantità e qualità delle leggi e normative che regolano, o distorcono, il mercato e la concorrenza. Questi fattori hanno sÌ incidenza sull’economia. Al governo non si possono chiedere miracoli, ma per il resto la sua azione incide sull’economia.

  2. Assolutamente d’accordo. Forse avrei dovuto essere più chiaro scrivendo: lo Stato non può risolvere i problemi dell’economia. Sarebbe bello che almeno non ne creasse”. E da questo siamo molto lontani. Perché la gente, dinanzi ad un problema, chiede l’intervento dello Stato, senza pensare che spesso il rimedio è peggiore del male.
    E fra i mali, fra i più grandi mali, c’è la quantità di cose di cui lo Stato s’interessa, fino a divenire un elefante che ci schiaccia tutti col suo peso.

  3. Credo anche io che il progetto “meno Stato” sia in sostanza la base di partenza per tutte le riforme. Solo che “meno Stato” significa necessariamente meno soldi e meno potere per chi si occupa della cosa pubblica.
    Difficilissimo che accettino veramente di incamminarsi lungo quella strada.

  4. i nostri politici dovrebbero cominciare a pensare che in questo bel paese vive gente che tira a campare con 1100 euro al mese e che con questi pochi soldi ci paghiamo il mutuo la corrente il gas le tasse da mangiare e loro invece,poverini si preoccupano solo di aumentare tutto, anche medicinali,visite mediche,persino il pronto soccorso…vergogna..i signori viaggiano gratis con auto blu,aerei,scorte,ma chi vi ammazza a siete il peggio che ogni cittadino vorrebe.se anziche italiani fossimo greci o spagnoli o arabi a quest ora ci sarebbe la rivoluzione ma di questo passo ci siamo molto vicini la gente come me e stufa di questo andazzo e tante altre cose che non vanno ma ora voglio lasciare spazio a voi,e’ la prima volta che scrivo scusate se ho scritto delle banalita’ ma e’ la mia vita….sono comunque delle semplici verita’

  5. Cara Marisa,
    lei cede alla tentazione di rimproverare ai politici i loro vantaggi come se, eliminati quelli, staremmo tutti meglio. La soluzione è un’altra: se essi governassero bene (e bene significa a volte andando contro l’opinione pubblica), dovremmo essere felici di lasciar loro i loro privilegi. Mentre se governano male impoveriscono tutti, e anche se rinunciassero non solo ai privilegi, ma anche alla paga, la nostra situazione non migliorerebbe.
    Mi creda, è questione di numeri. I nostri governanti non sono tanto disonesti, come tanti pensano, quanto incapaci.

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