INTERVISTA COL GATTO

Ho incontrato un gatto e gli ho chiesto che cosa pensasse della situazione politica. Non mi ha risposto. Gli ho allora spiegato con voce suadente lo stallo della destra e della sinistra, aggravato dalla loro mancanza di idee. Ha socchiuso gli occhi, cosa che, nella lingua felina, significa che va tutto bene e siamo amici. Amici sì, ho protestato, ma come osi dire che va tutto bene?  Ha sbadigliato. Chiaramente lo annoiavo. La giornata era senza vento, la stradina calma, il sole carezzevole e l’alto tetto di quel Suv sembrava adeguato a sottolineare la superiorità del gatto: di che diamine parlavo?

Ho troppa stima di questo genere di filosofi a quattro zampe per non prendere sul serio il loro parere. Dovevo dunque vedere quali elementi positivi della realtà stavo trascurando. Dei dati meteorologici contingenti aveva parlato già lui. Ma il suo disinteresse rispetto al futuro era giustificato?

Gliel’avrei chiesto se un autocarro non fosse stato tanto rumoroso da farlo scappar via. Dovevo dunque porre la domanda a me stesso.

Il futuro prevedibile fa temere un’epidemia, una carestia, un grande numero di morti per inedia? Francamente no. In Italia stiamo discutendo molto seriamente se sia ammissibile un aumento di un punto dell’Iva al 20% (non quella al 10% o meno). Per capirci, un bene che senza Iva costerebbe cento, oggi costa centoventi: con l’aumento, si passerebbe a centoventuno. Sarò insensibile ma non mi sembra la fine del mondo. In estate percepiamo una seria differenza di umidità relativa se si passa dal quaranta all’ottanta per cento, non certo se si passa da sessanta a sessantuno: eppure, per l’Iva, si tratta di una differenza di questo genere! Che avesse ragione il gatto?

Lo stesso per le pensioni di anzianità. Si può essere felici di smettere di lavorare a sessanta o meno anni, il lavoro non è un divertimento: ma si ha veramente ragione di protestare, se la comunità nazionale non si può più permettere di farci questo regalo? Ci si sente forse tanto malandati, a sessantadue, sessantatré anni, da non potere tirare fino a sessantacinque?

Più ragionavo, più davo ragione al gatto. Stiamo discutendo – nelle famiglie, nei blog, nei giornali, in televisione, in Parlamento – come se dovessimo impedire al cielo di caderci addosso. In realtà, si tratterà di seccature, di qualche vantaggio in meno, di stringere d’un punto la cintura, dell’amarezza di gettare qualche soldo in più in quel buco senza fondo che è lo Stato.

Già, lo Stato. Il micio forse dormiva di nuovo beatamente perché non lo teneva sveglio la rabbia di vedere come si sprecano i soldi dei cittadini. Ma se fossi riuscito a fargli capire questo problema forse mi avrebbe risposto che era un problema di noi uomini, anzi, di noi italiani: noi che vorremmo eliminare gli sprechi senza cambiare nulla e senza disturbare quelli che ne beneficiano. Mentre loro, i gatti, non sprecano nulla. Neanche il loro tempo: se non hanno fame o freddo, si godono la vita senza chiedere altro. 

Ecco perché il gatto era risalito sul Suv. Al riparo dalla balorda aggressività dei cani, la vita poteva godersela anche senza interessarsi del resto del mondo: socchiudendo gli occhi.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

3 settembre 2011

INTERVISTA COL GATTOultima modifica: 2011-09-03T10:46:38+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “INTERVISTA COL GATTO

  1. Post bellissimo. Anch’io ho da tempo la sensazione che stiamo discutendo del niente. Sopravviverò tranquillamente al 21% e, forse, anche alla caccia agli evasori che sono quelli che dovranno pareggiare il bilancio !!! Perchè eliminare le festività? Facciamo festa e scoviamo qualche evasore in più. Il saldo non è toccato.

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