PRATICABILITA’ DELLA SECESSIONE

Quando parla di secessione la Lega non è molto simpatica. Non che i sentimenti delle regioni settentrionali siano incomprensibili, basta vedere come cambia il mondo non appena si comincia ad andare a sud di Roma. In qualche caso si ha la sensazione di essere andati all’estero. Né le cose migliorano se si ha bisogno di un ospedale, se si parla di ordine pubblico e di tanti altri aspetti del Meridione. Ma l’unità nazionale è un valore culturale che trascende tutto ciò. Si potrebbe concepire che si separino le economie, le risorse fiscali, tutto quello che si vuole, ma che si facciano due Paesi di una nazione che è veramente unita, è assurdo. La Lombardia ha ragione se non vuole pagare per la Lucania, non ha ragione se non vuol far parte dello stesso Paese. Ma queste affermazioni corrispondono ad una libera opinione, non ad un parere giuridico: dal punto di vista giuridico c’è molto più da dire.

Nel dibattito sulla secessione del Nord è recentemente intervenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha stabilito solennemente che: “Agitare quella bandiera significa porsi fuori dalla storia e dalla realtà”. E di solito qualunque affermazione del Presidente è accolta con rispetto e quasi devozione. Di solito. Stavolta invece il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni ha letteralmente rimbeccato il Pdr: “Per principio e anche per doveroso rispetto non commentiamo mai le dichiarazioni del capo dello Stato. Bossi però a Venezia ha fatto riferimento alla necessità che si possa esprimere il popolo, il popolo è sempre sovrano e quindi è l’unica figura che è sempre sopra il capo dello Stato. Il popolo ha sempre diritto di dire la sua”. Poi ha cercato di mitigare la tagliente risolutezza di queste parole, ma ha confermato il concetto. Cosa cui Felice Belisario (Idv) ha reagito parlando di affermazioni di una gravità assoluta e stabilendo una volta per tutte che “un referendum per la secessione non è neanche immaginabile”.

Un festival di parole in libertà.

In primo luogo, se in Italia ci fosse una secessione armata, tutte le discussioni giuridiche non avrebbero valore: conterebbe il fatto. Poi, come per l’unità d’Italia si fecero dei referendum per l’annessione al Regno di Sardegna, ben si potrebbero fare dei referendum per staccarsi dallo Stato cui si è fino a quel momento appartenuti. Ma è addirittura nel nostro ordinamento giuridico che sono previsti gli strumenti per questa eventuale secessione. Che non è augurabile: ma augurarsi che qualcosa non avvenga non corrisponde a ritenere impossibile che avvenga.

L’Art. 5 della Costituzione comincia affermando che la Repubblica è una e indivisibile. Ma afferma anche, all’art.138, che la Costituzione si può cambiare, mediante un’opportuna procedura. E dunque, con quella procedura, si potrebbe modificare l’art.5 scrivendo che essa è divisibile. Per esempio se ciò desiderano i cittadini di una regione, magari esprimendosi con un referendum. Poi che farebbe, l’on.Belisario, dichiarerebbe che non riconosce più la Costituzione Italiana?

Si può andare oltre. L’idea che un’istituzione sia immodificabile per legge è stupida. E in questo senso è stupido l’Art.139 della Costituzione quando afferma che “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. E perché no? E se gli italiani volessero tornare alla monarchia chi glielo impedirebbe, un rigo nella Costituzione? Senza dire che, in quel caso, la Corte Costituzionale si affretterebbe a decidere che quell’articolo è… incostituzionale, in quanto va contro il diritto del popolo sovrano di darsi le leggi e le istituzioni che desidera.

Ecco perché si parlava di parole in libertà. Non bisogna credere che le leggi corrispondano necessariamente a ciò che noi crediamo ovvio e non bisogna credere che le leggi comandino agli uomini invece che gli uomini alle leggi. Le parole di sdegnosa e indignata condanna delle opinioni altrui qui sono fuor di luogo. Nessuno ha autorità sulla storia e men che meno questa autorità possono averla un paio di righe in un testo di legge.

Ciò detto, è un bene che l’Italia rimanga unita, non solo per i motivi sociologici e culturali di cui si diceva, ma anche perché in tempo di pace la Slovacchia può separarsi dalla Repubblica Ceca e non correre rischi; se il tempo si annuvola, forse ci si ricorda che già la Cecoslovacchia fu troppo piccola per difendersi da vicini aggressivi.

La guerra è come il Vesuvio: anche quando sembra morta può svegliarsi e causare i danni che i vecchi non hanno dimenticato.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

21 settembre 2011

http://www.corriere.it/politica/11_settembre_21/reguzzoni-secessione-replica-napolitano_4f0c8974-e421-11e0-bb93-5ac6432a1883.shtml

PRATICABILITA’ DELLA SECESSIONEultima modifica: 2011-09-22T07:48:21+02:00da gianni.pardo
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