MAURO GLADIATORIO

Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha scritto un editoriale(1) di grandissimo merito: si compone di appena 341 parole. Ma a parte questo pregio stentiamo a trovargliene altri: le sue affermazioni sono infatti tanto perentorie e altisonanti quanto infondate. 

Cominciamo con una nota divertente. L’articolo si apre parlando della “lunga agonia del berlusconismo”, cosa che ricorda la lapide sulla tomba dell’ipocondriaco morto novantenne: “Ve lo dicevo, che ero malato!” Dal momento che il berlusconismo è dato per spacciato da quando è nato – abbiamo dimenticato “il partito di plastica”? Abbiamo dimenticato che Prodi definiva Forza Italia “il nulla”? – questa lunga agonia si può anche chiamare “lunga vita”. Alla fine, si sa, tutti moriamo: ma chi ne parla prima, e troppo spesso, è soltanto uno iettatore.

Passando alle cose serie, Mauro scrive che il Capo dello Stato ha detto che “pensare ad uno Stato lombardo-veneto che competa nella sfida della globalizzazione mondiale è semplicemente grottesco, e una via democratica alla secessione è fuori dalla realtà”. Parole in libertà. Se possono competere in quella sfida la Slovacchia e la Croazia perché non potrebbe il Lombardo-Veneto? Non si sostiene che sarebbe opportuno – anzi! – politicamente potrebbe persino essere una baggianata, ma il progetto non è né grottesco né fuori dalla realtà. Può essere sommamente sgradito alla maggior parte degli italiani, ma non è assurdo: secessioni ce ne sono state tante, in passato.

Né basta dire, come fanno virtuosamente e compuntamente in tanti, che la secessione è vietata dalla Costituzione. Quando mai una riga di testo ha fermato la storia? I re addirittura erano tali per volontà di Dio: un principio in nome del quale Carlo I riuscì a morire ma non a vincere. Poi – a proposito di via democratica – chi dice che la Costituzione non possa essere cambiata? Ancora una volta, quella secessione non è per nulla augurabile: ma per questo basta dire che non la vogliamo, senza dichiararla grottesca e fuori dalla realtà. Forse Mauro, con questo tono esageratamente acido, credeva di scrivere ancora una volta contro Berlusconi. E forse era anche nella sua giornata del tono stentoreo: “Dopo queste parole, vivere nella finzione non sarà più possibile”. Neanche avesse rivelato la falsità della donazione di Costantino. E va giù a valanga, lodando il coraggio (che coraggio ci vuole?) di denunciare la “leggenda nera della secessione possibile, della Padania immaginaria, fino alla buffonata delle false sedi ministeriali al Nord”. Che i leghisti siano spesso a dir poco folcloristici, è certo, ma da questo a trasformarli in arcidiavoli o in buffoni ce ne corre. In mezzo c’è quella notevole percentuale di italiani che vota per loro. Cittadini per i quali Repubblica non manifesta rispetto.

Lo Stato “dimostra di avere coscienza e nozione di sé, e dice di essere uno e indivisibile, frutto di una vicenda nazionale e di una storia riconosciuta”. Ma lo Stato include una Lega che contesta la vicenda nazionale, non riconosce valida una parte della sua storia e ciò malgrado non è fuorilegge e rappresenta anzi milioni di cittadini. 

La nazione va dove la porta la storia, con la sua naturale evoluzione, con il voto, a volte persino con le armi. A a noi non pare che vada in direzione della secessione, ma non la ferma la demagogia di Repubblica e comunque basta dirle no democraticamente, senza esagerazioni di sapore littorio.

Vedendo chi lo applaude, Giorgio Napolitano forse dovrebbe pensare, come dicono i francesi, a “mettere dell’acqua nel suo vino”.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

1 ottobre 2011

http://www.repubblica.it/politica/2011/10/01/news/la_coscienza_dello_stato-22502289/?ref=HREA-1

MAURO GLADIATORIOultima modifica: 2011-10-01T14:02:26+02:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “MAURO GLADIATORIO

  1. Ho appena letto un articolo di Michele Ainis, stupefacente (perché non si capisce come mai sia lì) editorialista e – mi dicono – costituzionalista del Corriere della Sera, il quale sostiene che la “Padania” non potrebbe separarsi perché l’art.5 della Costituzione dichiara l’Italia “una e indivisibile”.
    Se fosse andato oltre nella lettura avrebbe incontrato l’art.138, che spiega come si può cambiare la Costituzione ed anche l’art.139, il quale spiega (implicitamente) che l’indivisibilità non fa parte delle cose immodificabili. Ecco l’art.139: “La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. La forma repubblicana no, l’unità sì.
    Perché non dire che è contro questa stupida idea della secessione? Anch’io sono contro di essa, ma non bisogna sostenere la propria tesi con argomenti fallaci, diversamente (l’ha detto Nietzsche) si usa il metodo migliore per danneggiarla.

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