RENZI, I GIOVANI, I VECCHI

Gli uomini adorano semplificare. I primi film western  avevano questa grande qualità: da una parte gli indiani, tutti indistintamente cattivi e crudeli, dall’altra i cowboys, tutti indistintamente buoni e leali. Se qualche contrasto c’era tra questi ultimi, un contrasto che poteva arrivare alla mitologica scazzottata, poi c’era sempre la riconciliazione: con la stretta di mano e una pacca sulla spalla. Non per niente erano tutti buoni. 

Purtroppo la realtà è più complessa. I buoni non stanno tutti da una parte e i cattivi non stanno tutti dall’altra. La vita non è un western di John Ford.

 Un altro campo in cui gli uomini amerebbero semplificare è la distinzione fra i giovani e i vecchi: anche per l’eccellente motivo che tutti siamo già necessariamente divisi in questi due gruppi. E non è che si possa scegliere dove stare. I giovani non invecchiano solo se muoiono, e i vecchi non hanno modo di ridiventare giovani. Amleto, proprio per fingere la pazzia, dice a Polonio: “Perché voi stesso, signore, potreste benissimo arrivare alla mia età se, come un gambero, poteste andare indietro”.

I due gruppi sono separati ma, si dirà, in mezzo c’è la maturità che dovrebbe essere lo stato felice di chi non è né giovane né vecchio. Purtroppo, essa è rifiutata da tutti e chi ha quarant’anni si considera giovane; chi ha cinquant’anni al massimo riconosce di non essere più giovane ma “i vecchi sono gli altri. I sessantenni. Forse i settantenni”. Avviene per l’età ciò che avviene per la ricchezza: “Io non sono ricco, ricco è chi ha più di me”. Quand’anche si fosse miliardari.

Stabilito che si è pressoché inevitabilmente inseriti nel gruppo dei “noi”, contrapposto al gruppo dei “loro”, ci si sente obbligati a dimostrare che noi siamo migliori di loro. Ma chi è oggettivamente migliore? John Ford avrebbe avuto la risposta pronta, la realtà no.

Ci sono certo dati incontestabili: i giovani sono più vigorosi dei vecchi ma i vecchi hanno più esperienza dei giovani. I giovani sono più audaci e più inventivi, ma questo non sempre è una qualità; i vecchi sono più prudenti e conservatori, ma anche questo non sempre è una qualità. La conclusione è semplice: è migliore chi è migliore, non chi è giovane o vecchio. Non si può   preferire l’uno o l’altro a scatola chiusa. Al massimo, se in un campo si richiede molta esperienza, è meglio rivolgersi a qualcuno che questa esperienza l’ha. E dunque è anziano. Se al contrario si richiede vigoria fisica è meglio lasciar da parte i vecchi. Ma a parte questo, contano solo le qualità di cui si è in possesso, persino nel campo dell’esperienza: può avvenire che un giovane di trent’anni, il quale ha passato tutta la vita sui libri, sia uno storico migliore di quello che ne ha settanta e in settant’anni non ha capito molto.

Ecco perché la diatriba sull’età tra Matteo Renzi e la dirigenza del Pd è stupida da ambedue i lati. La discussione non dovrebbe vertere su rottamazioni e altre bagattelle. Il problema non è, come disse un grande filosofo, “Con questi dirigenti non vinceremo mai”: il problema è: “Con queste idee non vinceremo mai”. E, ancor peggio, con queste idee, quand’anche vincessimo, non sapremmo che cosa fare al governo.

Renzi è attaccato da ogni parte, inclusa la piazza di Firenze, perché sostiene che il problema non è Berlusconi ma il programma. E tutti gli danno addosso perché, in questo modo, sembra arrivare a patti con l’arcinemico, mentre a nostro parere Renzi si sta mostrando capace di guardare più lontano. Il Cavaliere non è eterno: non solo può darsi che il governo cada da un momento all’altro, non solo può darsi che perda le prossime elezioni, ma comunque bisogna pensare alla realtà italiana senza di lui. Il vero problema è quale politica intenda attuare la sinistra e che cosa farebbe in questo momento per salvare l’economia italiana. Ché se poi la conclusione fosse che farebbe tutto o parte di quello che sta facendo l’attuale governo, invece di combatterlo sempre e comunque, tanto varrebbe sostenerlo per ciò che vuol fare di giusto e combatterlo per ciò che vuol fare di sbagliato. L’antiberlusconismo è una scatola vuota.

Renzi è veramente un innovatore, nella sinistra: e cioè, a dirla tutta, non sembra uno scemo.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

 
RENZI, I GIOVANI, I VECCHIultima modifica: 2011-10-30T12:38:00+01:00da gianni.pardo
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