RENZI HA DETTO CENTO VOLTE NIENTE

Il fenomeno Matteo Renzi è interessante per ragioni che trascendono largamente la sua persona.  Fino ad oggi la sinistra non ha mostrato di volere andare “da qualche parte” ma solo “contro Berlusconi”: e questo tradisce un vuoto politico. Viceversa il sindaco di Firenze sembra aver capito che un partito si qualifica agli occhi degli elettori per ciò che propone. Dunque la cosa più importante sono i programmi. Bisogna dimenticare l’insulsa diatriba fra giovani e vecchi e il folklore delle macchine da rottamare e di quelle a chilometri zero: l’essenziale è il documento che contiene le famose cento proposte (www.leopolda2011.it). Purtroppo, se uno lo legge, rimane tramortito. Tanto da essere costretto ad affrontare il problema da un’altra prospettiva.
Nel 1973 Israele fu sorpresa dall’attacco egiziano in modo così totale che rischiò di perdere la guerra. In molti si meravigliarono. Dato che al servizio segreto di quel piccolo Paese si attribuivano capacità fra il miracoloso e il diabolico tutti si chiedevano: come mai l’attacco non è stato previsto? Come mai non c’è stata una soffiata? Un esercito che sferra un’offensiva non è un fenomeno imprevedibile come una rissa di cortile.
Qualcosa di analogo si è verificato circa trent’anni dopo con l’attentato alle Torri Gemelle. Ma come? I film americani ci rintronano con le glorie dei loro agenti segreti, la Cia è ricca ed elefantiaca, e quattro scalzacani riescono a provocare un simile disastro? Come mai nessuno ha avvertito, come mai nessuno l’ha previsto?
La realtà è che il risultato è lo stesso se le fonti sono mute o se comunicano tante di quelle cose, magari contraddittorie, che alla fine non si sa che cosa sia vero. Per ogni grande servizio segreto il problema non è l’assenza di informazioni, è la loro fluviale ridondanza. Come distinguere la rivelazione che permetterebbe di evitare una catastrofe dalla fantasia di un mitomane?
Renzi ha attuato qualcosa di simile. Se il programma di Berlusconi è stato chiamato “libro dei sogni”, il suo è una “Enciclopedia dei sogni” scritta con la preziosa consulenza di Münchhausen. Se fosse realizzato, l’Italia ne uscirebbe rigenerata e sfavillante: ma è come sperare che Rita Levi Montalcini vinca la maratona di New York.
Il documento allinea molti provvedimenti a lungo caldamente vagheggiati dal centro-destra. Ciò fa capire perché tanti tendano a chiamare Matteo traditore e altro ancora. Magari è sul libro paga di Berlusconi, chissà. Ma è importante notare che proprio quei provvedimenti il governo di centro-destra  non è riuscito a realizzarli. Il problema infatti non è quello di identificarli come opportuni: è quello di trovare un Parlamento che li voti. E se non ce l’ha fatta Silvio Berlusconi – dopo che è stato al governo per due legislature, lui che molti vedono come il padrone in senso patrimoniale del più grande partito del Parlamento italiano – che cosa fa pensare a qualcun altro che potrebbe riuscire là dove il Cavaliere ha fallito? I nuovi governanti credono di non incontrare gli ostacoli che ha incontrato lui? E ancora: se molti provvedimenti sanno di liberismo lontano un miglio e non li ha attuati un governo di centro-destra, quante probabilità ci sono che ci riesca un governo di centro-sinistra? Col sostengo di Vendola e Diliberto? Perché sappiamo benissimo che l’Italia le riforme le vuole eccome, a condizione che riguardino “gli altri”.
Così si arriva al punto. Con le sue cento proposte Renzi non ha detto molto di più del nulla che dice Pierluigi Bersani. Sarebbe stato diverso se egli avesse proposto non cento ma UNA riforma importante. Per esempio quella sulla giustizia, specificando tutti i particolari: perché una simile rivoluzione richiede studi approfonditi e particolareggiati, non quattro righe fra altre novantanove. Ma forse il giovane Matteo ha pensato che in questo caso il mondo politico avrebbe lasciato perdere la discussione sui rottamatori e sui conservatori, sui giovani e sui vecchi, e avrebbe parlato di un “attacco inaudito alla magistratura”. Meglio non rischiare. Meglio dire un sacco di cose superficiali e mitologiche che non fanno correre rischi: perché proporre cento riforme corrisponde a non proporne nessuna. Ne è prova il fatto che nessuno ne discute.
Il nostro Paese somiglia a un treno con un solo macchinista e cento frenatori. Chiunque riuscisse a varare non cento riforme, e neppure dieci, ma almeno un paio, meriterebbe un monumento in piazza.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it
1 novembre 2011
 

RENZI HA DETTO CENTO VOLTE NIENTEultima modifica: 2011-11-01T11:07:18+01:00da gianni.pardo
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