ALFANO COMPRI UN CORNO ROSSO

 

La superstizione è assurda, ma con Berlusconi funziona

 

Victor Hugo affermava che la leggenda è più storia della storia, nel senso che riassume in modo colorito ciò che gli accademici direbbero scrivendo libri interi. Del resto, alcune leggende hanno anche un fondo di verità. Qualcosa di analogo si deve dire per la superstizione. Se è assurdo occuparsi di gatti neri o di astrologia, non è assurdo considerare di malaugurio la rottura di una bottiglia di olio d’oliva. Con quel che costa. E non è consigliabile passare sotto una scala: ci possono essere carichi sospesi.

Prima di fare spallucce, di fronte ad un imperativo apotropaico, bisogna chiedersi se non sia la forma plebea di un buon consiglio. In questo senso, se qualcuno dicesse che “andare contro Berlusconi porta sfortuna”, bisognerebbe chiedersi se per caso non ci sia qualche parte di verità.

Indubbiamente, la lista di coloro che hanno cercato di sbarrare politicamente la strada al Cavaliere sembra l’elenco delle vittime di un naufragio. Si comincia da Occhetto e si prosegue, nominandoli alla rinfusa, con Rutelli, D’Alema, Monti e tanti altri. Alcuni, entrati nella grande politica dopo di lui, come Romano Prodi, ne sono usciti prima. E non parliamo di quelli che, magari favoriti dall’essere stati accolti fra i suoi alleati, gli si sono poi rivoltati contro, come Follini, Casini, Tabacci, Bocchino, e tanti altri, ormai nel cono d’ombra. Emblematico fino alla crudeltà il caso di Gianfranco Fini: dal momento in cui si è erto contro il Cavaliere Nero è stato inseguito dalle Furie fino alla morte civile.

A tutto ciò si ripensa nel momento in cui  Angelino Alfano, dopo essere stato portato al governo da Berlusconi, non solo lo ha “tradito”, con gli amici suoi, quando il partito di provenienza ha deciso di far cadere il governo, ma oggi spara a zero su Forza Italia, di cui denuncia la “violenza”, e definisce gli amici di Berlusconi addirittura “inutili idioti”. Ed ecco scatta la superstizione: il Nuovo Centro Destra sta sfidando la sorte? Non c’è per caso il rischio che fra qualche anno la gente chieda, “Alfano chi?”, come oggi chiede “Fini chi?”

Questa superstizione merita una spiegazione razionale, partendo dai tempi della Democrazia Cristiana. In Italia c’è da sempre una grandissima parte dell’elettorato che un tempo era anticomunista e oggi è genericamente contro la sinistra delle tasse. Achille Occhetto, a suo tempo, non lo capì. Avendo distrutto la Dc, pensava di avere distrutto anche il suo elettorato. E per questo sbatté duro contro Berlusconi. Gli italiani non stanno a distinguere in che senso un Casini è contro la sinistra in modo diverso da Alfano: sanno soltanto che con Casini c’è il rischio che egli si allei col nemico (come faceva la Dc, del resto), mentre con Berlusconi questo rischio non c’è. Dunque non c’è spazio per i sottili distinguo: o contro “i comunisti”, o loro succubi.

È questo semplice schema che ha procurato tante delusioni ai successori del Pci e che spiega perché la lunga lista degli “oppositori interni” di Berlusconi è una lista di perdenti. Non si tratta di speciali meriti del Cavaliere (salvo la sua capacità di raccogliere voti) quando della mancanza di campo politico al di fuori del suo partito. Fini ha tentato l’impossibile. Per lui non ci sarebbe mai stata collocazione a sinistra, e a destra tutto lo spazio era occupato da Berlusconi e dai suoi alleati. Perfino Monti e Casini, prima delle ultime elezioni, si sono fatti delle illusioni. E si sono rotti il naso, tanto che oggi, realisticamente, Pierferdinando ammette che se c’è una salvezza è sotto l’ala del Grande Cattivo.

Il caso di Alfano e dei suoi amici è anche più tragico. Già sarebbe stato da suicidi cercare di creare un partito di destra, ma loro si sono perfino intruppati col Pd, essendo squalificati dall’ineliminabile sospetto di averlo fatto per non rinunciare alle loro poltrone. Sicché si trovano dinanzi a un dilemma: o mantengono l’orgoglio di un partito che non può andare risolutamente a sinistra (ma per questo andranno a casa alla prima occasione), oppure chinano la testa e, in nome di un paio di nomine a ministro, rinviano la loro inevitabile scomparsa alle prossime elezioni.

Se il loro calcolo, nell’ottobre del 2013, è stato quello di rimanere al potere per anni al seguito di Enrico Letta, devono riconoscere che è stato un errore. Sia pure imprevedibilmente, sia pure per caso, ma così stanno le cose. Al giorno d’oggi, non gli resta che raccogliere i cocci e magari chiedersi che mestiere facevano prima di darsi alla politica. Del resto, gli insulti di Alfano fanno pensare alla reazione della volpe secondo la quale l’uva non era matura. Anzi, faceva schifo.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

16 febbraio 2014

 

 

ALFANO COMPRI UN CORNO ROSSOultima modifica: 2014-02-16T15:31:51+01:00da gianni.pardo
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