KISSINGER, FINI, BERLUSCONI, IL CERVO E L’ASINO

Tanti anni fa, qualcuno chiese lumi a Henry Kissinger sulla politica italiana. Pare abbia risposto, più o meno: “Ho capito molte cose, del mondo, ma non mi reputo sufficientemente intelligente e sufficientemente informato per rispondere a questa domanda”.
Il comportamento di Gianfranco Fini supera le nostre capacità di comprensione. E questa non sarebbe una notizia. Ma siamo convinti supererebbe anche quelle di Kissinger.
I fatti recenti sono noti: sostanzialmente Fini critica Silvio Berlusconi e ne chiede le dimissioni con toni che lo rendono indistinguibile dai più accesi oppositori del governo. Giustizialisti ed ipocriti inclusi. Basta leggere le cronache del Corriere (1), della “Stampa” (2) e della “Repubblica” (3).
Naturalmente, molti si chiederanno come mai il Primo Ministro sopporti accanto a sé, nella maggioranza, un oppositore così acido: e si può tentare una spiegazione.
Per cominciare, non bisogna mai sottovalutare l’avversario. Dal momento che in linea di principio Gianfranco Fini non è né pazzo né cretino c’è da pensare che, se si comporta in un dato modo, ha un suo interesse per farlo. È troppo navigato per ignorare che chi spara a palle incatenate contro il proprio partito e la sua dirigenza, chi minaccia di affondare la propria maggioranza, induce il partito ad espellerlo e la maggioranza a considerarlo un nemico. Dunque, se si comporta così, è probabile che desideri proprio questo: essere espulso. Essere dichiarato nemico. Nemico da un lato e alleato oggettivo della minoranza dall’altro.
Per Berlusconi si impongono alcune considerazioni preliminari. Una delle ragioni per cui sembra che egli si faccia dei nemici, all’interno del suo partito, è il fatto che in definitiva comanda lui. L’ha detto, da ultimo, anche quel galantuomo di Alfredo Biondi. L’accusa è: o obbedisci o sei fuori. Come potrebbe dunque spiegarsi il suo insistito silenzio, malgrado tutte le provocazioni di Fini, da mesi a questa parte? Il Cavaliere affetta una costante bonomia, offre un’alluvione di sorrisi, ma la mitezza di carattere dovrebbe essere esclusa.
La partita dunque sarebbe: da un lato Fini vuol fare in modo che cada il governo e si possa dare la colpa a Berlusconi, dall’altro, secondo un’indiscrezione giornalistica, pare questi abbia detto: “Fini cerca di farmi saltare i nervi, ma non gli darò questa soddisfazione”.
Il Cavaliere dunque pensa: “Fini ha fatto male i suoi conti. Lascerò che dica ciò che vuole. Bisogna che la gente veda chi è contro il centro-destra e se ne ricordi alle elezioni. E se Fini facesse veramente cadere il governo saremmo a cavallo. Dopo un simile comportamento gli elettori in collera che gliela faranno pagare saranno legioni”.
Ecco perché il livello della provocazione ha raggiunto punte inverosimili. Fini accusa Berlusconi d’immoralità (e gli propone le dimissioni) per un fatto che secondo le parole di Edmondo Bruti Liberati, Procuratore di Milano, non costituisce nessun reato – tanto che Berlusconi non è neanche iscritto nel registro degli indagati – mentre Fini attualmente è “indagato” (come si dice) per truffa aggravata. Il procedimento infatti non è ancora stato archiviato. Ed anzi è certificato, da quegli stessi pm che richiedono l’archiviazione,  che egli ha pressoché regalato al quasi cognato (che firma per la società acquirente, come scritto dai pm), una casa a Montecarlo per un prezzo che è meno di un terzo del suo valore. Con corrispondente danno di circa un milione di euro per Alleanza Nazionale. Ciò malgrado, il Presidente della Camera rimane al suo posto, e questo dopo avere promesso che, accertata la proprietà del cognato, si sarebbe dimesso. Ora questa proprietà è accertata, oltre che dal Ministro della Giustizia dell’isola di Santa Lucia, dai pm di Roma, ma lui non mantiene la parola. Che difficoltà potrebbe avere Berlusconi a rinfacciargli pubblicamente tutto questo, parlando non del bue che dà del cornuto all’asino, ma del cervo che dà del cornuto all’asino.
Se un uomo che viene descritto come autoritario, pienamente cosciente del proprio valore ed anzi della propria eccezionalità, non solo non si avvale di questi argomenti, ma sopporta in silenzio ogni sorta di provocazione, è segno che ha deciso a freddo questo comportamento. Il braccio di ferro lo vince chi è più forte e a volte semplicemente quello che resiste di più.
Noi stiamo dunque assistendo ad un duello. O Berlusconi perde la pazienza, e sarà indicato come colui che ha prodotto la crisi del governo e dell’Italia, oppure resiste, e Gianfranco sarà universalmente considerato un oppositore del centro-destra. Con le conseguenze del caso: o, per non far cadere il governo, Fini voterà tutte le leggi che vorrà Berlusconi, e sarà squalificato a sinistra; oppure farà cadere il governo e dovrà vedersela con gli elettori.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
1 novembre 2010
Le contestazioni argomentate sono gradite e riceveranno risposta.
(1)http://www.corriere.it/politica/10_novembre_01/garibaldi-fini-parla-passo-indietro-berlusconi_4d30b774-e58f-11df-b5c0-00144f02aabc.shtml
(2)http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201010articoli/60018girata.asp
(3)http://www.repubblica.it/politica/2010/11/01/news/premier_dimissioni-8626419/

KISSINGER, FINI, BERLUSCONI, IL CERVO E L’ASINOultima modifica: 2010-11-01T14:35:18+01:00da gianni.pardo
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