LA SCOMMESSA (FORSE) VINCENTE DI RENZI

 

Quando un argomento è di moda, è come se lettori e spettatori non se ne saziassero mai: si pensi all’interesse, tanto spasmodico quanto stupido, manifestato a suo tempo per l’omicidio di Cogne. E quando c’è un personaggio colorito, dalla cui azione si teme o si spera molto, l’attenzione dei giornali arriva ad una sorta di volenteroso servilismo. Tutto ciò che lo riguarda, per quanto insignificante, è notizia. Ci hanno perfino informato che Silvio Berlusconi s’è preso un cane.  Ed ecco nome, foto e a momenti biografia.

Il nuovo personaggio colorito di cui si occupano i giornali è da qualche mese Matteo Renzi. I quotidiani ci riferiscono i suoi minimi sospiri, e anche se la cosa è fastidiosa, l’interesse è in parte giustificato: si tratta di un giovanotto  che, in una società tendenzialmente gerontocratica, è riuscito a divenire segretario del Pd non con l’approvazione del tradizionale sinedrio del partito ma contro di esso. Ha promesso molte novità e una grande ramazzata, ed è in nome di queste speranze che un elettorato esasperato lo ha issato a furor di popolo a quella carica. Purtroppo, nel momento in cui il sindaco di Firenze sta finalmente per passare sul piano concreto, la sua azione lascia perplessi.

Mentre fino ad ora si era tenuto sul vago, improvvisamente le sue parole sono divenute pesanti: infatti si è risolutamente dichiarato a favore di due riforme, quello dello ius soli e del matrimonio degli omosessuali, che non avrebbero alcuna importanza se non si sapesse che il Nuovo Centro Destra considera questi provvedimenti discriminanti. Tanto che se il governo insistesse ad adottarli lo farebbe cadere.

Probabilmente Renzi non ha nessun serio interesse né all’una né all’altra riforma. Se afferma di volerle è per sfidare gli alleati di governo. Il suo atteggiamento intima: “O mi obbedite e riconoscete di essere gregari, disposti a squalificarvi, a rimangiarvi principi e minacce pur di rimanere attaccati alle poltrone, oppure fate cadere il governo, se ne avete il coraggio. E voi stessi sparirete dalla scena”.

Un simile atteggiamento implica che in tutti i casi per Renzi il risultato dell’alternativa sia vantaggioso. Se il NCD si rassegna a reggergli la coda, lui sarà il dominus della politica italiana: prima avrà intimidito Letta e tutto il Pd, poi avrà dimostrato di non temere le minacce di nessuno. Chissà, se cade il governo magari egli diverrà Presidente del Consiglio dei Ministri prima dei quarant’anni.

Purtroppo, come si sa, fra i progetti e i risultati può esserci una grande distanza. È vero, gli alfaniani potrebbero chinare la testa fino a toccare il suolo con la fronte, ma potrebbero anche giocare le loro carte e far effettivamente finire la legislatura per poi proclamare: “Noi abbiamo sostenuto il governo nell’interesse del Paese, a costo di spaccare il nostro partito; ma se qualcun altro vuol proprio farlo cadere, noi non possiamo farci nulla. In ogni caso non rinnegheremo i nostri principi fondamentali. Che il Pd governi da solo, se ce la fa. O che si vada a nuove elezioni”.

E questo sarebbe il secondo dei risultati graditi a Renzi. Ma c’è un particolare: se cade il governo, non si potrà votare una nuova legge elettorale. Dunque si andrà alle elezioni con la proporzionale pura, ottenendo il massimo della frammentazione. E a anche ad ammettere che il Pd abbia un buon risultato, poi dovrà scendere a patti con uno o più partiti. Magari meno docili del NCD. A questo punto Renzi capirebbe l’attuale prudenza di Enrico Letta: non si può trattare a pesci in faccia l’universo mondo.

Il NCD potrà invece tornare nel seno di Forza Italia (o almeno allearsi con essa) sventolando il merito di aver fatto cadere il governo e di aver messo nei guai il Pd. Male che vada, otterrà di essere alleato di Berlusconi non diversamente da come lo furono a suo tempo i partiti di Fini e di Casini. Sarebbe un bel risultato, tutto ciò, per Renzi? Ecco perché le sue rodomontate lasciano perplessi. Ha perso il senso della misura?

Non vorremmo che la caratteristica della parabola storica di Renzi come politico di prima grandezza fosse in definitiva quello di avere deluso prima dei quaranta invece che dopo i cinquanta.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

15 gennaio 2014

LA SCOMMESSA (FORSE) VINCENTE DI RENZIultima modifica: 2014-01-16T10:00:27+01:00da gianni.pardo
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