SI PUO’ ROVESCIARE QUESTO GOVERNO?

SI PUÒ ROVESCIARE QUESTO GOVERNO?
Gli incompetenti mancano di senso critico e di cultura e per questo provano a realizzare imprese impossibili: tuttavia a volte beneficiano di un magnifico colpo di fortuna e riescono. Avere il coraggio di osare è cosa lodevole. Tuttavia non è opportuno tentare tutte le imprese che ci fanno sognare: l’errore si pagherebbe con l’insuccesso e la frustrazione. Tutto considerato, meglio mancare la grande scoperta che si fa una volta su un milione, che andare a sbattere un milione di volte meno una. Amleto diceva che la coscienza ci rende tutti vili, ma se ci rende prudenti, è bene averla.
A queste considerazioni si può giungere guardando la situazione politica attuale italiana. Qui c’è una fazione – politica e giornalistica – che vorrebbe far cadere il governo e non ne ha i mezzi. Questo non le impedisce di provarci lo stesso e per questo bisogna applaudirla. Chi non tenta non ha nessuna possibilità di riuscita. Ma stavolta sembra che si stiano scambiando i propri sogni per realtà. Si stanno prendendo le proprie parole per cannonate, dimenticando che è dal tempo di Gerico che i suoni non fanno crollare i muri. L’impresa, al di fuori di ogni atteggiamento favorevole o sfavorevole all’attuale maggioranza, appare tecnicamente disperata.
Un governo non rimane in carica perché fa il bene del Paese: se il regime è una dittatura feroce, lo tiene in piedi la paura della vendetta del tiranno; se è moderato, rimane in carica semplicemente perché – fra coloro che potrebbero farlo cadere – gli interessati al suo sostegno sono più numerosi degli interessati al suo crollo.
Le spinte fondamentali di chi fa politica sono l’amore per il potere, (“comandare è meglio che…”); l’ambizione, perfino quella inconsueta di fare il bene della nazione e infine il denaro. Questi tre interessi sono riusciti a tenere in piedi un governo sgangherato come quello Prodi.  Quella maggioranza sapeva che con una crisi avrebbe perso il potere e perfino, per i neoeletti, la pensione di parlamentare. Questo ha tenuto insieme una coalizione che nient’altro legava e che era comunque abbastanza fragile da essere abbattuta dal primo malumore di Mastella.
Qual è la situazione di oggi? La maggioranza attuale, ampia e solidissima, non può essere disarcionata da un piccolo attentato. Tutti, deputati, senatori e uomini di governo, hanno l’interesse a restare dove sono. La scena è dominata da un unico partito, stretto intorno ad un leader indiscusso: e chi volesse attaccare questo nocciolo finirebbe con l’autoemarginarsi. Prima di pensare ad una coorte di ferventi innamorati di Berlusconi, bisogna pensare ad una ciurma di possibili traditori che si comportano da fedeli alleati perché l’agguato, in tempi prevedibili, non offre alcuna possibilità. Un buon esempio dei rischi che si corrono è Follini, che ha cercato in ogni modo di sabotare la maggioranza cui apparteneva ed è passato da Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri con Berlusconi a signor nessuno perduto nel Partito Democratico. Non è una bella prospettiva. Lo stesso Casini, che ha a lungo fatto il difficile e a lungo ha ricattato l’esecutivo, si è ritrovato a capo di un partitino di mera testimonianza.
La realtà è facile da descrivere: se gli “amici” di Berlusconi non hanno nessuna possibilità di farlo cadere, figurarsi i suoi nemici. Fino alle prossime elezioni costoro non hanno speranza e la caciara attuale è solo caciara. “Repubblica” ha l’aria di credere che, dando del delinquente e dell’immorale a Berlusconi, questi dovrebbe arrossire e sparire. Oppure che i suoi soci dovrebbero abbandonarlo. Forse dimentica che in realtà ci sono mille parlamentari che non vogliono tornare a casa, per non parlare dei ministri, dei sottosegretari, dei portaborse e delle molte migliaia di beneficiari del sottobosco politico. Questa coalizione d’interessi non può essere demolita dall’accusa, rivolta al Primo Ministro, di essere uno che ama le donne. Non solo in Italia questa non è una colpa (anzi per un uomo dell’età del Cavaliere sarebbe piuttosto un’impresa ai limiti della fisiologia) ma nessuno rinuncerebbe ai vantaggi conseguiti per bacchettarlo e metterlo in castigo.
Qualcuno ha detto che in politica non esistono amicizie stabili, esistono interessi stabili. La voglia di essere maggioranza è un interesse stabile.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
23 giugno 2009

SI PUO’ ROVESCIARE QUESTO GOVERNO?ultima modifica: 2009-06-23T12:39:39+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “SI PUO’ ROVESCIARE QUESTO GOVERNO?

  1. Ci sono possibilità che questo governo venga rovesciato tante quante io possa capottare con la mia automobile.
    Possibilità sì, ma ben poche probabilità : undici su un miliardo!
    Silvio è stato furbo nel fare il partito unico così anche Fini è stato assorbito e non può più fare il cane sciolto.
    Casini ha tradito appena in tempo e il suo futuro è un’alleanza col PD, un pò come fece Mastella a suo tempo.
    La Lega ha tolto voti alla sinistra e se questo è un bene è pure un male che essa sia l’ago della bilancia nella politica italiana.
    Finchè Silvio fa contento Bossi tutto è okay ma al primo no lo sgambetto è dietro l’angolo, per cui un minimo di rischio esiste anche se può essere gestibile.

  2. Per dubitare della possibilità di rovesciare il governo Berlusconi ci sono poi le “solite” ragioni, solite ma non meno solide. Dietro alla capacità di calunniare con lodevole perseveranza, gli avversari non riescono a mostrare nulla di appetitoso per gli elettori e nemmeno per i “poteri forti”. Gli elettori hanno fatto il pieno di delusioni troppo di recente con la sinistra, hanno capito che con i “vittoriosi pareggi” si finisce per pagare prezzi salati. I grandi poteri, con la crisi in atto, hanno trovato nel governo tutto ciò che con la sinistra avrebbero dovuto piatire e spartire con i sindacati. Chi glielo fa fare di buttare via la mucca che non si è mai lasciata mungere tanto generosamente? Ci sono infine due ulteriori ragioni, nuove e molto preoccupanti. La prima è che il PD deve il suo mezzo salvataggio ad un gruppo editoriale. Il conto non tarderà. Togliatti o Berlinguer mai e poi mai si sarebbero fatti imbeccare da l’Unità come Franceschini si è fatto imporre l’agenda elettorale e post dal gruppo Repubblica-l’Espresso. La seconda è che la magistratura rossa ha mollato il PD a favore del suo più vocato nuovo braccio politico, l’IDV. Ha pensato che è meglio avre in parlamento i propri uomini piuttosto che teleguidare un partito che qualche volta “potrebbe ragionare”. E’ così che si spiegano gli attacchi giudiziari dello scorso anno alla sinistra della Campania e dell’Abruzzo. Sapevano di pagare un pesante prezzo a favore del centro-destra ma lo hanno fatto in vista di ribaltare i rapporti IDV-PD. Bella strategia.

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