IL PD: UN PROBLEMA INSOLUBILE


La prima impressione è che Pierluigi Bersani non sia uno stupido. Dario Franceschini, ogni volta che doveva aprir bocca, sembrava chiedersi: “Quale frase farà più effetto?” Bersani invece sembra chiedersi: “Che cosa devo dire?” Insomma pensa. Che poi pensi bene o male è un altro conto.
Dalle scarne indicazioni che abbiamo fino ad ora, si direbbe che Bersani voglia ribaltare il progetto veltroniano: non più un partito di sinistra a vocazione maggioritaria, ma un partito che costituisca il nocciolo intorno al quale coagulare tutta la sinistra. Una nuova coalizione. Anzi, la vecchia coalizione, l’Ulivo: e sarebbe una buona idea?
Per Walter Veltroni non ci sono dubbi: sarebbe un suicidio. A suo tempo si fondò il Pd perché l’esperienza del governo Prodi si era rivelata negativa e l’unica speranza era quella di uscire risolutamente dallo schema dell’ammucchiata antiberlusconiana. Magari perdendo le prime elezioni – cosa comunque inevitabile – ma preparando almeno il terreno per le successive. Purtroppo, inspiegabilmente (e sottolineiamo inspiegabilmente), lo stesso Walter ha fatto fallire il proprio progetto quando ha accettato l’alleanza con Antonio Di Pietro. Ha permesso infatti che avesse voce, in Parlamento e nel Paese, un’opposizione ancor più irragionevole e gridata di quella di Bertinotti  o Diliberto.
L’errore è stupefacente. Il principio costante della sinistra è pas d’ennemi à gauche: non si deve considerare nemico nessuno che stia alla nostra sinistra oppure bisogna eliminarlo. Far sì che non esista: e con la fondazione del Pd e il rifiuto delle alleanze si era appunto scelta la seconda via. Proprio quella dell’eliminazione. Purtroppo, con l’Idv ci si è messo in casa un concorrente estremista, inaffidabile, irragionevole, e si ha dunque l’ennemi à gauche che non si può rinnegare. Si è così lasciata mano libera a Di Pietro. Gli si è permesso di aumentare i propri consensi con la più becera demagogia e lo si è implicitamente legittimato non contestandolo. E ora come disinnescare questa bomba?
Bersani non ha torto quando considera l’attuale Pd un fallimento, ma dovrebbe chiedersi se il fallimento dipenda da un errore della formula originaria o piuttosto dal modo in cui è stata attuata. Dunque bisognerebbe risuscitare il vero progetto veltroniano o bisognerebbe tornare all’Ulivo, come lui sembra credere?
Attualmente, il Pd guidato dal nuovo Segretario sembra voglia di nuovo allearsi con Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani ed altri comunisti sparsi. L’ex-Margherita sembra molto poco contenta di condividere il possibile disastro di questo progetto e si parla perfino di scissione. Rutelli intanto fugge via: non sa dove andare ma certo sa dove non vuol rimanere.
Come si può essere ragionevolmente sicuri che gli italiani abbiano dimenticato l’esperienza Prodi?
A differenza di Franceschini, Bersani ha delle ide, ma non è detto che siano quelle giuste. Il Partito Democratico di Veltroni rappresentava una tenue speranza, il suo imbocca un vicolo cieco, in direzione del passato.
Probabilmente, per buttar giù Berlusconi, la sinistra conta sulla magistratura: ma anche questo potrebbe essere un calcolo sbagliato. Molti sperano che, se i giudici riusciranno a condannarlo quanto meno in primo grado, prima che scatti la prescrizione, Silvio si dimetta. Ma si dimentica che, appunto, potrebbe non esserci tempo neppure per il primo grado. Poi che Berlusconi, a termini di Costituzione, potrebbe sempre dire che nessuno è colpevole fino a condanna definitiva (in questo caso impossibile). Infine pare abbia detto che non si dimetterà neanche in caso di condanna. Il discredito di quella pronuncia sarebbe infatti più che compensato dal sostegno di un popolo che oggi ha perso ogni fiducia nella magistratura. Infine, se Berlusconi si dimettesse, potrebbe ancora mettere al proprio posto un fede-lissimo come Gianni Letta, rimanendo lo stesso il padrone del Pdl, del governo e dell’Italia intera. Che speranze ha, la sinistra?
Forse solo che a Berlusconi venga un colpo apoplettico. Un accidente che lo faccia uscire di scena: ma neanche questa soluzione dà sicure garanzie. Come dimenticare che la morte di Luigi Berlinguer provocò un’ondata di simpatia, e di voti, per il Pci?
Decisamente, l’idea giusta era quella del Pd senza Di Pietro. La sinistra se l’è inspiegabilmente giocata e ora cerca la soluzione di un problema che non ha soluzione.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
31 ottobre 2009

IL PD: UN PROBLEMA INSOLUBILEultima modifica: 2009-10-31T15:10:46+01:00da gianni.pardo
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