LA SPADA DI BRENNO A GERUSALEMME


I Galli avevano ridotto Roma alla fame e si era arrivati ad un negoziato: i barbari avrebbero interrotto l’assedio se adeguatamente compensati in oro. Al momento della pesatura i romani protestarono perché le bilance erano truccate e Brenno, il capo dei Galli, gettò fra i pesi la sua spada gridando: “Vae victis!”, (guai ai vinti!). Intervenne allora Quinto Furio Camillo il quale a sua volta gridò una frase rimasta famosa: “Col ferro, non con l’oro si riscatta Roma!”
L’episodio si presta a discutere il problema palestinese.
In guerra la vittoria dà diritto di vita e di morte sui vinti. Nell’antichità questi potevano considerarsi fortunati se erano venduti come schiavi: l’alternativa poteva infatti essere peggiore. Come spiega con grande buon senso Tucidide, i vincitori spesso si mostravano molto più moderati per impedire che in altre occasioni i difensori preferissero la morte alla sconfitta, rendendo la vittoria molto più difficile. Rimane comunque vero che la moderazione era il risultato non di qualche diritto dei vinti, ma di qualche calcolo dei vincitori. Brenno aveva ragione, dal punto di vista bellico, quando gettava la sua spada fra i pesi della bilancia: affermava infatti il proprio diritto a barare ed eventualmente a prendere non solo l’oro pattuito ma tutto l’oro di Roma.
La situazione conflittuale fra israeliani e palestinesi non è arrivata ad una conclusione pacifica, oltre quarant’anni dopo il 1967, perché si è un po’ smarrito il senso della realtà. Partiamo dunque dalla mentalità antica e allineiamo delle ipotesi.
Gli israeliani vincitori avrebbero potuto uccidere tutti i palestinesi e appropriarsi l’intera Palestina. L’ipotesi è orribile ma è certamente ciò che Hitler avrebbe fatto se ci fosse stata una piccola nazione interamente popolata da ebrei.
Gli israeliani avrebbero potuto annettersi l’intera Palestina, dando agli autoctoni la scelta fra la fuga e il rischio di essere depredati o uccisi. Anche questa ipotesi è orribile, ma è ciò che si è avuto con la successione delle invasioni barbariche.
Gli israeliani avrebbero potuto annettersi l’intera Palestina ed offrire ai palestinesi uno status di iloti. È quello che è sostanzialmente avvenuto col colonialismo. Probabilmente, dal punto di vista economico, i palestinesi avrebbero fatto un affare, ma dal punto di vista politico sarebbe stata una soluzione insostenibile.
In realtà gli israeliani hanno occupato la Cisgiordania esclusivamente per fini di difesa militare. Hanno voluto e vogliono impedire che da quei territori partano nuovi attacchi verso il loro Paese. Per il resto, vorrebbero avere accanto un Paese pacifico – che si chiami Giordania o Palestina – limitato da stringenti regole di neutralità.
Essi hanno ripetutamente offerto ai palestinesi il ritiro delle proprie truppe (del resto già effettuato a Gaza) e il riconoscimento di uno Stato palestinese neutrale. Hanno offerto pace e chiesto pace. I palestinesi, viceversa, richiedono: concessioni territoriali; Gerusalemme come loro capitale; il ritorno dei profughi (volontari, e che fossero volontari lo provano i molti palestinesi rimasti) non nel territorio del nuovo Stato palestinese, ma nella stessa Israele. E forse altro ancora.
Brenno e Camillo sarebbero profondamente stupiti. Chi potrebbe gettare la spada sulla bilancia sono gli israeliani e chi invece fa richieste esose è il vinto. I  palestinesi non hanno un Furio Camillo capace di battere gli israeliani in guerra e tuttavia sono altezzosi come Brenno.
L’assurdità di tutto questo non appare però agli occhi di tutti. Infatti l’amministrazione Obama è ai ferri corti con il governo di Netanyahu perché è stata decisa la costruzione di 1.600 alloggi in uno dei dintorni di Gerusalemme, Ramat Shlomo, che fa parte del territorio annesso dal 1967. I palestinesi sognano debba fare parte della loro capitale e gli americani sostengono il punto di vista del vinto che vuole imporre al vincitore regole riguardo all’uso di una parte del suo territorio. Non solo Brenno deve pesare l’oro con bilance perfette, ma deve anche regalare al vinto quella parte che costui preferisce. Per chi ricorda un po’ di storia c’è di che rimanere stupiti.
Se poi qualcuno pensa che queste lezioni tratte dall’antichità non si adattino alla realtà contemporanea, perché saremmo più civili e più buoni, è bene ricordare che in tutta l’antichità non si è avuto uno sterminio comparabile, per metodicità e numero di vittime, alla Shoah. Francamente, noi moderni non siamo in grado di dare lezioni.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
18 marzo 2010

LA SPADA DI BRENNO A GERUSALEMMEultima modifica: 2010-03-18T14:55:20+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “LA SPADA DI BRENNO A GERUSALEMME

  1. Tra l’altro i lavori di edificazione a Ramat Shlomo daranno una nuova casa a 20.000 ebrei e arabi in sostituzione di case vecchie e fatiscenti, molte delle quali abusive. Una cosa scandalosa per i palestinesi che sono più che altro dediti a distruggere (vedi quanto hanno fatto nella striscia dopo l’evacuazione dei coloni). E la cosa irrita l’amministrazione Obama che prò non ha fatto una cpiega quando nel mese scorso Abu Mazen (un moderato?) ha presenziato alla cerimonia per intitolare una piazza di Ramallah alla terrorista che uccise 38 israeliani nell’attentato del 1978 contro un autobus di linea.
    Gli onori e le celebrazioni per gli assassini sono ok, costruire nuove case è scandaloso.

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