LE IPOTESI IN CAMPO PER IL 14 DICEMBRE


Quando si progetta un congegno, oltre ad ipotizzarne il funzionamento normale, bisogna chiedersi che cosa avverrà, in caso di incidenti. Per esempio: se invece di essere spento normalmente manca la corrente, si guasta? Se un giorno la temperatura arriva a 45 gradi, smetterà di operare correttamente? Soprattutto quando si rischia molto bisogna fare tutte le ipotesi. Anche le meno probabili.
Il sistema può essere utile in politica, per esempio riguardo al voto del prossimo quattordici dicembre. Le ipotesi sono: ampia sfiducia; maggioranza risicata per la sfiducia; maggioranza risicata per la fiducia; ampia maggioranza per la fiducia.
In caso di ampia sfiducia, cadrebbe il governo. Il fronte dell’opposizione avrebbe però il gravissimo problema dell’uso della vittoria. Il voto indicherebbe che, sulla carta, esiste la facile possibilità di un governo alternativo formato dai partiti che hanno detto no a Berlusconi ma il diavolo si nasconde nei particolari. Come mettere insieme coloro che dovrebbero partecipare a questo governo?
Mentre non è squalificante che Fini e Di Pietro votino insieme contro Berlusconi – anzi è proprio ciò che ci si aspetta – potrebbe essere squalificante, per loro, allearsi dopo. I loro elettori sarebbero delusi oltre ogni dire e potrebbero punirli alle prossime elezioni. Queste, se non sono per domani, sono comunque per dopodomani.
E Casini, per parte sua, potrebbe allearsi con gli ex-comunisti del Pd, per non parlare dell’Idv? E come stare con gli ex-democristiani della Margherita, se è scindendosi da loro che è nato il suo partito? E i suoi elettori gliela perdonerebbero?
Certo, se questa coalizione fosse poi in grado di governare in modo talmente positivo da presentarsi alle elezioni coperta di gloria, gli elettori potrebbero dimenticare i vari tradimenti: ma qual è, quale potrebbe essere, questo mirabolante programma? Non solo i tempi sono difficili – e la congiuntura internazionale addirittura drammatica – ma la diversa origine ideale delle varie componenti non consente un amalgama facile. In particolare se si volesse realizzare non un qualche compromesso, ma qualcosa di straordinario.
La prova di questa differenza di opinioni si è avuta negli scorsi mesi. Da ogni parte si è insistito a morte sulla nuova legge elettorale non tanto perché fosse effettivamente importante, quanto perché era l’unica cosa su cui tutti erano d’accordo. E per giunta non in positivo (dicendo cioè quale dovrebbe essere la nuova legge) ma solo in negativo: “Via questa brutta legge attuale”. Un po’ come: “Via questo brutto Berlusconi”.
E se dopo ripetuti tentativi non si riuscisse a varare un nuovo governo, se si andasse alle elezioni anticipate dopo avere dato spettacolo di contrasti e baruffe, quante speranze ci sarebbero di convincere gli italiani che una maggioranza di sinistra vittoriosa sarebbe poi capace di varare un governo capace di governare? Soprattutto pensando che non ne è stata capace prima, quando già, avendo abbattuto Berlusconi, disponeva di una maggioranza in Parlamento? Nell’opposizione una sfiducia con largo margine può provocare disastri.
Viceversa una sfiducia risicata metterebbe i partiti in condizione di giocare ciascuno le proprie carte. Gli ottimisti potrebbero tentare di costruire un governo senza Berlusconi, magari attirando dalla propria parte la Lega, i finiani, i casiniani e, chissà? il Pd. Insalata difficile da condire. Il governo, dal suo lato, potrebbe cercare di ripescare qualche parlamentare per giocare ancora la propria partita, ribaltando la sfiducia e presentando in Parlamento un Berlusconi bis. Oppure potrebbe dimettersi per lanciare la palla nel campo avversario e denunciarne le divisioni. Ma per Berlusconi è chiaro che le soluzioni migliori sono prima quella di una (improbabile?) ampia maggioranza senza i finiani,  poi le elezioni anticipate.
Il caso peggiore è invece la maggioranza risicata. In questo caso, se Berlusconi cercasse ancora di governare, sarebbe continuamente sotto ricatto. Praticamente paralizzato. E per giunta, se si dimettesse per andare alle elezioni, sarebbe accusato di avere aggravato l’instabilità del Paese in un momento difficile. Perciò, se sapesse per ipotesi di avere una maggioranza di tre seggi, gli converrebbe pregare alcuni fedelissimi di ammalarsi, il giorno del voto. Per evitare di perdere non il governo, ma la possibilità di vincere le elezioni. Infatti avrebbe offerto al nemico una possente arma propagandistica.
Per tutte queste ragioni Berlusconi si mostra tranquillo ed ottimista. Tutto quello che deve fare è evitare di vincere di misura. E infatti, come ha testualmente detto, non punta “ad una maggioranza di due o tre voti”: perché quella maggioranza sarebbe la fine della sua carriera politica.
Gianni Pardo
giannipardo@libero.it
23 novembre 2010

LE IPOTESI IN CAMPO PER IL 14 DICEMBREultima modifica: 2010-11-24T10:55:46+01:00da gianni.pardo
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