NAPOLITANO E GHEDDAFI, DUE CASI MOLTO DUBBI

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha tenuto un discorso di cui bisogna essergli grati. Ha detto che i suoi “richiami sono accolti con ipocrisia istituzionale”. “Sembra quasi talvolta, ha aggiunto, che l’accogliere oppure no, il far propri sinceramente o no quei miei richiami, sia una questione di galateo istituzionale o un esercizio di ipocrisia istituzionale”.
Il tono è quello di un’autorità che vede disattesi i suoi ordini. E il Presidente ha ragione. Se egli non avesse l’autorità per formulare quei “richiami”, spesso molto severi, le diverse formazioni politiche, sindacali o civili di volta in volta prese di mira potrebbero rispondergli che egli non ha il potere di richiamare nessuno. Al massimo – secondo la Costituzione – può inviare messaggi scritti alle Camere. Dunque, non che lamentarsi lui di essere inascoltato, potrebbero le forze politiche lamentarsi del fatto che lui parla molto e si permette di “richiamarle”. Ma le forze politiche e sindacali questa reazione non l’hanno affatto. Dunque il Presidente esercita un suo diritto ed è giustamente irritato quando parla di “ipocrisia”, di un vano “galateo istituzionale” e ancora di un “esercizio di ipocrisia istituzionale”.
Se così stanno le cose, bisogna vedere quale sanzione preveda la Costituzione per questa inosservanza degli ordini del Presidente della Repubblica. Lasciando da parte gli articoli tecnici, ecco che cosa prescrive l’art.87 sui poteri del Pdr:
“Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.
Può inviare messaggi alle Camere.
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione.
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo.
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti.
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione.
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato.
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l’autorizzazione delle Camere.
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.
Presiede il Consiglio superiore della magistratura.
Può concedere grazia e commutare le pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica”.
Inoltre il successivo art.89 precisa: “Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità”.
Con sorpresa vediamo che non solo nella lista la maggior parte dei “poteri” riguardano formalità, ma non vi sono affatto compresi i “richiami” e, a fortiori, le sanzioni che discendono dalla loro inosservanza. E tuttavia, queste norme devono esistere. Non si immagina che il Presidente della Repubblica, nella persona di un indiscusso galantuomo come Giorgio Napolitano, si arroghi diritti e poteri che non ha, e neppure che le forze politiche consentano a chi non ne ha il potere di avere l’aria di dare loro ordini. Sarebbe dunque bello avere da parte degli organi politici un chiarimento ufficiale di questo apparente mistero costituzionale.
Ma oggi è evidentemente una giornata sfortunata. Infatti c’è un secondo dubbio. La Nato ha bombardato intenzionalmente un’abitazione privata (si pensava e si sperava che ci fosse personalmente Gheddafi) uccidendo un civile, il figlio del rais, e tre bambini, che osiamo sperare innocenti. Come si sa, chi cerca di uccidere dei civili in casa loro è un terrorista; e se questa regola vale per tutti, vale anche per la Nato. Come mai nei media europei, ed italiani in particolare, non si alzano grida di sdegno? O forse i figli degli insorti uccisi per sbaglio sono civili innocenti e non sono civili innocenti i nipotini di Gheddafi, uccisi intenzionalmente? Ché, certo, la loro abitazione non era un obiettivo militare.
Da notare che la Nato non ha confermato l’avvenimento. O per ipocrisia politico-militare o perché il fatto non è vero. E non è quello che importa. Importa il mancato scandalo in Europa: che quelle morti siano vere o no, non potrà essere negata l’indegna parzialità dei moralisti e la callosa insensibilità etica dell’Occidente.
In questo modo si obbedisce alla Risoluzione 1973 dell’Onu che invita a proteggere i civili libici? Quel testo parla soprattutto di zona di interdizione aerea, e come mai non lo si applica agli aeroplani della Nato, per impedire che compiano azioni assassine?
Interessanti, infine, le scene di giubilo a Bengazi ed altre città sotto il controllo dei ribelli. Questi dimostranti rappresentano il futuro democratico e civile della Libia?
Le discussioni giuridico-morali in guerra contano poco. Però se Gheddafi manderà dei terroristi ad uccidere i nostri figli non potremo chiamarlo criminale o mostro. Dovremo chiamarlo “plagiario di tecniche di guerra”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, pardonuovo.myblog.it
1 maggio 2011

NAPOLITANO E GHEDDAFI, DUE CASI MOLTO DUBBIultima modifica: 2011-05-01T15:02:40+02:00da gianni.pardo
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