LE LENTICCHIE DI ALFANO

L’esperienza non ci rende più intelligenti ma se siamo saggi ci impedisce di commettere due volte lo stesso errore. A questo aureo principio ci si è richiamati a proposito del Nuovo Centro Destra: “Stavolta non dobbiamo commettere l’errore di scervellarci per capire il senso della ribellione a Berlusconi, come a suo tempo abbiamo fatto per Gianfranco Fini”.

Qui bisogna mettere le mani avanti. Non è che Silvio Berlusconi sia infallibile e che l’idea di ribellarsi a lui sia una bestemmia. In politica, cercare di fare lo sgambetto al capo per prenderne il posto è quasi una regola accettata. Meno normale è darsi la zappa sui piedi. Se facendo lo sgambetto al capo si danneggia soltanto sé stessi, la cosa è peggio che immorale: è un errore. E nessuno ne è pregiudizialmente immune.

Quando un politico di successo come Fini, universalmente stimato intelligente, fa una mossa incomprensibile, non bisogna partire dal pregiudizio genovese per cui, “se è morto, deve avere avuto la sua bella convenienza”. Non bisogna soprattutto tralasciare l’ipotesi terra terra che abbia commesso un’enorme sciocchezza. Sarà pure il “rasoio di Occam de noantri”, ma in un caso del genere potrebbe essere sufficiente.

Oggi la domanda è: qual è stato il motivo per il quale Alfano, Lupi e gli altri si sono dissociati da Berlusconi, fino a fondare un nuovo partito? Molta gente ha pensato che non essi non hanno voluto

lasciare la poltrona: chi di ministro, chi di senatore, chi di semplice deputato. È un’ipotesi poco onorifica ma umanamente comprensibile e non va trascurata. La spiegazione fornita dagli interessati è stata invece che essi hanno voluto evitare il grave danno che la caduta del governo avrebbe provocato al Paese.  Anche se, a giudicare dai parametri economici, non è neppure detto che questo governo stia facendo il bene della nazione. Ma la cosa non è in discussione in questa sede. Ciò che importa è che comunque ambedue le ipotesi, quella ignobile – delle poltrone – e quella nobile – della salvezza della Patria – sono valide soltanto se si dà per certo che i “governativi”, ribellandosi al Cavaliere, abbiano salvato poltrona e governo per l’intera legislatura. Ma così non è.

Si può ragionevolmente prevedere che un governo durerà per tutti gli anni previsti quando la situazione economico-politica è calma e la maggioranza  è solidissima in ambedue i rami del Parlamento. In realtà – si tende a dimenticarlo – il nostro debito pubblico continua a crescere ed è evidente che una volta o l’altra qualcuno – toh! – si accorgerà che esso non sarà mai rimborsato. E il governo potrebbe cadere da un momento all’altro per una grave ed improvvisa crisi borsistica internazionale. Poi non si deve dimenticare che una grande percentuale dei cittadini – quelli che hanno votato per Grillo e quelli che hanno votato per Berlusconi, per non parlare della Lega e di altri – sono contro questo governo: e questo pesa. Infine la legislatura potrebbe finire semplicemente perché Matteo Renzi vuole andare a nuove elezioni per prendere il posto di Enrico Letta. Né avrebbe la minima importanza che così farebbe le scarpe ad un compagno di partito: se Angelino Alfano è stato disposto a tradire Berlusconi, un uomo cui deve tutto, figurarsi Renzi che a Letta non deve nulla. E il “figlio” del Cavaliere potrebbe aver svenduto la primogenitura per poi vedersi togliere da sotto il naso il piatto di lenticchie.

Il sostegno che i “governativi” dell’NCD dànno al governo non è della stessa qualità di quello che offriva il Pdl. Prima il governo ha potuto temere che questo grande partito passasse all’opposizione e gli togliesse la fiducia, ora la minaccia dell’NCD ha le polveri bagnate. Se infatti questo partitino facesse cadere il governo, i suoi rappresentanti (più ministri che parlamentari, ha ironizzato qualcuno) andrebbero tutti a casa; magari per non fare più ritorno. Prima hanno rifiutato di obbedire al quasi amico Berlusconi, ora dovranno obbedire ai quasi nemici del Pd. Renzi li tratta già come portaacqua vagamente spregevoli e comunque insignificanti.

Strano che a tutto ciò i transfughi non abbiano pensato in tempo. Sia il Pd sia Forza Italia, in caso di caduta dal trapezio, cadrebbero sulla rete, mentre loro non hanno soluzioni di ricambio. Letta rimarrà un maggiorente del Pd, Renzi rimarrà l’astro nascente, Berlusconi o la persona da lui indicata sarà quanto meno il capo dell’opposizione; loro dovrebbero piatire di essere accolti nella coalizione non con uno status simile a quello dei Fratelli d’Italia o d’altri alleati di vecchia data, ma come alleati minori e sospetti. Postulanti che la pietà vuole non si lascino ad intirizzirsi all’aperto, nel freddo della notte.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

16 dicembre 2013

 

LE LENTICCHIE DI ALFANOultima modifica: 2013-12-16T15:11:29+01:00da gianni.pardo
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