LA GRECIA: ACCANIMENTO TERAPEUTICO?

Se il conducente guida male, chiunque abbia la patente e sia in auto, sa in che diverso modo condurrebbe il veicolo. Non è lo stesso se si è a bordo di un elicottero. Non solo la guida di quell’aeromobile è molto, molto più complessa, ma è raro che si abbia il brevetto da pilota per quel tipo di velivolo. Dunque mentre in automobile diremmo del guidatore “dovrebbe mettere una marcia più bassa, in questa salita”, in elicottero parleremmo dei risultati, non del modo di ottenerli. Diremmo: “Costui dovrebbe avere una guida meno allarmante, spero di uscirne vivo”. E soprattutto non saremmo certo in grado di dire se la “cattiva” guida dipenda dall’incompetenza dell’uomo ai comandi o da altri fenomeni – meccanici o meteorologici – di cui non siamo a conoscenza.

Quando si tratta di grandi crisi economiche e di interi Paesi, persino il competente si trova nelle condizioni del passeggero dell’elicottero. Può benissimo pensare che chi guida l’economia stia sbagliando, ma non può esserne sicuro. Al limite potrebbe anche darsi che i governanti stiano facendo miracoli e che altri, al loro posto, ci avrebbero già fatto rompere l’osso del collo. Chissà. La macroeconomia è un problema con troppe variabili.

Queste considerazioni vengono in mente nel momento in cui il governo greco va a pezzi. Il Paese, paralizzato da scioperi e proteste, sprofonda nel caos e lo spettro del default è sempre più incombente. Di chi la colpa? Inutile stare a rivangare il passato. Inutile ricordare che la Grecia non si troverebbe nelle condizioni attuali se in passato i suoi governanti – e il suo popolo – non si fossero comportati da folli. Quando il malato arriva in ospedale lo si cura, non ci si chiede se la malattia sia anche colpa sua. Il problema qui è che non si sa se la cura sia quella giusta.

Certo, potrebbe dire qualcuno, se non si fosse provato ad aiutarlo, il paziente ora sarebbe morto. In altre parole, senza l’intervento dell’Europa la Grecia sarebbe già in default e fuori dall’euro. Ma, appunto, è giusto questo accanimento terapeutico? È sempre opportuno tentare di salvare la nave? Se la situazione è disperata, non è meglio che i passeggeri la abbandonino? Ecco il problema: ha senso intestardirsi ad aiutare la Grecia? E ancora: la si sta aiutando, attualmente, o la si sta inutilmente spingendo alla disperazione? Come si può pensare che provocando una feroce recessione si guarisca dal deficit e si risani il debito pubblico?

È inutile che si dica, come si sente da ogni parte, che il collasso della Grecia avrebbe conseguenze gravissime su tutta l’Europa. Nessuno sostiene che sarebbe una scampagnata. Il problema è: si può evitare? E come? E se non si può evitare, a che scopo bruciare ancora denaro, e tenere quel Paese sulla graticola, con l’illusione di essere vittima dell’Europa, se la conclusione è già scritta? Con un totale reset, un azzeramento della situazione, almeno i greci saprebbero che devono cavarsela da soli, che nessuno li aiuta ma nessuno li maltratta. E che nessuno, all’estero, è colpevole dei loro guai.

Ci rendiamo conto che i Paesi che detengono titoli di Stato greci, per somme ben più cospicue di quelle spese fino ad ora per sostenere quel governo, siano spaventati. Alcune loro banche rischiano di seguire la Grecia nel default ma, ancora una volta, non si sa per quanto tempo si potrà evitare di calare le carte e vedere il gioco di tutti. E dal momento che il crollo della Grecia potrebbe innescare una tempesta finanziaria, sarebbe forse opportuno vedere in anticipo quali Paesi salvare, costi quel che costi, e quali Paesi abbandonare, costi quel che costi. Si potrebbero lasciare al loro destino, per dire, Grecia e Portogallo, e salvare ad ogni costo Spagna e Italia. Forse l’Europa riuscirebbe a sopportare le conseguenze dell’abbandono di quei due piccoli Paesi, certo non resisterebbe al crollo dell’Italia e non parliamo del crollo di Italia e Spagna insieme. Perché non avere un piano B?

Dinanzi a questo disastro si sarebbe felici di poter dire: “Io farei così”. Sarebbe una consolazione velleitaria, ma comunque una consolazione. Invece il buon senso impone di non trattare da cretini i governi che su questo problema si scervellano da mesi. Accettiamo dunque, umilmente, che essi abbiano fatto e facciano il meglio che sia possibile. Ma rimarrà il diritto di dire che questo “meglio” non è per ciò stesso “buono”. E ci riserviamo il dubbio che questo meglio possa non salvarci da una realtà inevitabile, che finirà comunque col trionfare. 

Che si sappia, nessuno mai ha vinto contro i mercati.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it, www.DailyBlog.it

11 febbraio 2012

 
LA GRECIA: ACCANIMENTO TERAPEUTICO?ultima modifica: 2012-02-11T09:01:57+01:00da gianni.pardo
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